Antonio Pennacchi Canale Mussolini

Scritto da: Alessandra D’Ottone

«Per la fame. Siamo venuti giù per la fame. E perché se no? Se non era per la fame restavamo là. Quello era il paese nostro. Perché dovevamo venire qui? Lì eravamo sempre stati e lì stavano tutti i nostri parenti. Conoscevamo ogni ruga del posto e ogni pensiero dei vicini. Ogni pianta. Ogni canale. Chi ce lo faceva fare a venire fino qua? Ci hanno cacciato, ecco il perché. Con il manico della scopa. Il conte Zorzi Vila. Ci ha spogliato di tutto… Fu un esodo. Trentamila persone nello spazio di tre anni – diecimila all’anno – venimmo portati quaggiù dal Nord. Dal Veneto, dal Friuli, dal Ferrarese. Portati alla ventura in mezzo a gente straniera che parlava un’altra lingua. Ci chiamavano “polentoni” o peggio ancora “cispadani”. Ci guardavano storto. E pregavano Dio che ci facesse fuori la malaria». Con il suo ultimo romanzo, Canale Mussolini (Mondadori, € 20,00), Antonio Pennacchi (già noto al pubblico con successi editoriali quali  MammutPalude. Storia d’amore, di spettri e trapianti, Una nuvola rossa e Il fasciocomunista, poi riproposto in versione cinematografica con il film Mio fratello è figlio unico), si è aggiudicato l’ambito  Premio Strega 2010. Continua a leggere »