non esiste un vascello veloce come un libro (Emily Dickinson)
Scritto da: Sara
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Non esiste un vascello veloce come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che si impenna –
questa traversata
può farla anche il povero
senza oppressione di pedaggio
tanto è frugale
il carro dell’anima.
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Questa bellissima poesia è di Emily Dickinson e potete trovarla, con il testo inglese a fronte, in molte raccolte delle sue liriche, una delle quali, ad esempio, si intitola La stanza d’alabastro (Editore SE, € 14,00).
Emily Dickinson ha un modo molto particolare di scrivere e tutte le sue opere (in maggior parte poesie, ma ci sono anche tante lettere e alcuni brani in prosa) contengono dei messaggi “nascosti” che talvolta possono risultare difficili da carpire dopo una prima lettura. Tuttavia, rileggendo i versi delle sue poesie più volte, magari un verso alla volta, è possibile immedesimarsi completamente con il suo stato d’animo e, da quel momento, riconoscersi nelle sue parole.
Questa poesia è tra le mie preferite perché viene esaltato il viaggio dell’anima attraverso la lettura: anche non conoscendo la vita di Emily Dickinson, leggendo le sue parole si può intuire che è una donna molto sola, e la lettura rappresenta per lei un momento di evasione dalla realtà molto importante. La vita che visse in solitudine pressoché totale, frequentando pochissime persone, fu una scelta personale davvero importante: al giorno d’oggi sarebbe molto discutibile questa cosa e praticamente impossibile da realizzare, ma lei lo fece ed ebbe un grande coraggio. Decise di dedicare la propria vita alla meditazione, alla scrittura e alla lettura: visse intensamente e grazie alle sue riflessioni sull’esistenza umana, sull’amore, sulla morte, sulla religione e sulla natura, oggi possiamo imparare molto dalle sue opere. Penso che questa poesia sia stata dettata proprio dal suo isolamento fisico, che l’ha portata a capire quanto sia importante e fondamentale la lettura per evadere dalla realtà. Quando leggiamo un libro, infatti, compiamo un viaggio con la fantasia non meno reale di uno che possiamo intraprendere fisicamente; anzi, forse è più affascinante perché ci può portare in mondi lontani, immaginari, dove non esiste il dolore e dove possiamo costruirci una nostra realtà, distanti dai nostri problemi quotidiani oppure partecipi di una società perfetta, priva di tutte le brutture che siamo costretti a vedere ogni giorno. Allo stesso tempo, il viaggio che intraprendiamo quando leggiamo un libro è libero a tutti e non ha limiti di spazio e di tempo: in un attimo, con la fantasia, si può raggiungere la meta che desideriamo e vivere un’avventura bellissima e straordinaria!! Io sono convinta che dopo aver letto un libro si diventi più sensibili e la nostra anima si sia arricchita grazie alla storia che è entrata dentro di noi: penso sia un dei modi più belli in assoluto di vivere intensamente la vita!
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Tags: Emily Dickinson, La stanza d'alabastro, poesia
Meravigliosa poesia! Qui ne trovate un’altra http://www.lettofranoi.it/2011/01/ciao-nonna-alma
La solitudine è un esercizio raro e difficile. Il viaggio avventuroso e la lettura appassionata, sua variante domestica, ne sono forse gli unici veri tramiti. Solitamente, infatti, la solitudine è confusa con l’allontanamento, la fuga, l’autoesclusione; gesti diretti agli altri, e che pertanto mettono in scena una solitudine degradata, eludendo la vera solitudine. Si reclama attenzione, e dunque non la si presta davvero a noi stessi e al mondo che ci circonda. Si vive in allarme. Come tutti gli esercizi rari e difficili, la solitudine è inoltre un’esperienza limite, e come sempre accade in questi casi, apre lo spazio per i sentimenti panici, nei quali il senso della nostra vita ci appare tutt’uno con quello di ogni altra. E in quello stato di grazia, si possono scrivere cose così.
Una goccia cadde sul melo –
un’altra – sul tetto –
mezza dozzina baciarono le gronde –
e fecero ridere gli abbaini –
alcune uscirono ad aiutare il ruscello
che andò ad aiutare il mare –
io immaginai se fossero state perle –
che collane si potevano fare –
La polvere tornò al suo posto, su strade dissestate –
gli uccelli cantarono più giocosi –
il sole gettò via il cappello –
i cespugli – sparsero lustrini –
le brezze portarono liuti tristi –
e li bagnarono di allegria –
poi l’oriente alzò una sola bandiera,
segno che era finita la festa –
(Emily Dickinson)
Ho un paio di raccolte di poesie di Emily Dickinson ma in nessuna sono citate le poesie che avete citato su questi post e che trovo bellissime!
Chissà quante di altrettanto fantastiche mi sono persa….
Emily Dickinson scrisse “sarei più sola senza la mia solitudine”.
La maggior parte di noi teme la solitudine, probabilmente perchè non siamo capaci di stare bene, soli, con noi stessi, probabilmente perchè non ne siamo abituati bombordati come siamo continuamente da messaggi esterni.
Avete mai provato a chiudere fuori il mondo per qualche ora? A spegnere la tv, il cellulare, il pc, la porta di casa e non aprire se suonano alla porta, a non rispondere se squilla il tel? Impossibile! Come si fa? E chi lo trova il tempo? C’è l’ufficio poi casa, la spesa da fare, i compiti dei bambini, la biancheria da stirare, i letti da rifare, il bagno da pulire….
Eppure sarebbe un viaggio pieno di sorprese…imparare ad ascoltarsi in silenzio….
Emiliy Dickinsono non temeva la solitudine. Lei la scelse liberamente, dedicando il suo tempo a leggere, meditare e comporre poesie…..
A vederla così…..con i ritmi che tutti abbiamo oggi…..verrebbe da invidiarla!!! Tutto il tempo del mondo per leggere, scrivere, meditare…
Scrisse anche: “Se leggo un libro che mi gela tutta, così che nessun fuoco possa scaldarmi, so che è poesia. Se mi sento fisicamente come se mi scoperchiassero la testa, so che quella è poesia. E’ l’unico modo che ho di conoscerla. Ce ne sono altri?”
Si direbbe che abbia scelto la solitudine per immergersi meglio in quello che veramente la faceva vibrare: la poesia….
Che poi è ciò che fa vibrare noi oggi: leggere le sue poesie!
“Il sempre è fatto di attimi,
non è un tempo diverso-
se non per l’infinito
o per la latitudine di casa”
Emily Dickinson