quando leggevo Signorinette nascosta in solaio
Ripubblico un post del 2010. Perché oggi, gradita sorpresa, è arrivato il racconto nientemeno che del nipote di Wanda Bontà, l’autrice di libri per signorine degli anni Quaranta. Lo trovate nell’ultimo commento qui sotto, ed è un magnifico viaggio all’indietro, in un’Italia che fu… Grazie a lacustremigrato (è il nickname con cui mi ha scritto) per questo regalo d’agosto!
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[post del 6 novembre 2014]
Sono tornata dal lavoro con 9 chili di libri, vorrei poterli bere come bicchieri d’acqua, ho sempre sete. Sul comodino ne ho una pila da 60 centimetri, altri 80 centimetri per terra, una libreria a colonna da due metri poco più in là e qualche volume sparso sotto il letto. Mia figlia, in piena fase emulativa, ha aggiunto un chilo di Topolini, deve pensare che i libri si leggono a pigne, gira per casa portandoseli in blocco e brandendo una matita.
Da piccola mi rimproveravano perché leggevo troppo, ti rovinerai gli occhi, smettila e vai a giocare, che mania! L’estate dei 12 anni scopro da mia nonna due volumetti di carta ingiallita con la data dell’anno fascista: Wanda Bontà, Signorinette e Signorinette nella vita. Mia nonna butta un occhio e sentenzia non è adatto alla tua età, mi do alla latitanza prima che li requisisca.
Nel solaio disabitato, su una vecchia poltrona anni Cinquanta, bevo quelle due storie per educande dell’anteguerra: una delle letture più deliziose che ricordi, e l’aggettivo, proprio perché sdolcinato, è quello giusto. Paola, Renata e Iris sono tre amiche diciottenni esemplari per l’epoca: Paola grassottella e complessata ma di buon cuore, Renata la bella e sfrontata che si innamora di un dentista e sogna la ricchezza, Iris dolce e cagionevole con la mamma malata e la responsabilità del bilancio familiare.
Avventure edificanti e ingenue, risate da giorni di scuola, buoni sentimenti, qualche stereotipo innocente. Storie perfette per la dodicenne che ero, maliziosa quanto mia nonna a diciotto e quanto oggi mia figlia a sette.
La sera a letto le raccontavo a mia sorella più piccola sotto forma di indovinelli: chi parte per una vacanza in montagna, Paola Renata o Iris? Chi ha la mamma pellicciaia, Paola Renata o Iris? E lei ancora, ancora!
Signorinette è finito nell’incendio di quella mansarda ma l’ho trovato riedito da Mursia all’inizio degli anni Novanta: ora sta nel ripiano basso della libreria dei miei figli, aspetto che lo scoprano. Vorrei avessero un solaio in cui nascondersi a leggere. E un’infanzia che non li costringa a leggere per nascondersi.
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Tags: bambini, figli, Mursia, nonna, Signorinette, Wanda Bontà
Ma è come Piccole Donne per me! Non avevo bisogno di nascondermi per leggerlo, ma siccome anche io venivo arringata sulle qualità dell’aria pura e del movimento mentre avevo solo voglia di rintanarmi tra le pagine, mi giocavo la carta stitichezza (cosa non si fa per leggere… e pensa che poi è completamente passata dopo quegli anni, chissà come mai!) e lo leggevo in bagno, un’edizione di mia mamma bambina, illustrata, bellissima!
Stavo seduta sul vaso fino alla fine del libro e fino a lasciarmi dei segni imbarazzanti sul didetro, per interi pomeriggi.
Comunque Lunedì lo cerco e lo sfoglio perché sono troppo troppo curiosa.
Non ci posso credere, quante altre cose scopriremo di avere simili, sotto pelle?! Voglio vedere l’edizione di tua mamma…!
Per me e mia cugina invece il libro da leggere di nascosto era “Gli anni in fiore della signorina Brodie” che ho poi scoperto essere di Muriel Spark, scrittrice che ho conosciuto ed imparato ad apprezzare molto, molto più tardi nella mia vita.
Non so cosa avesse di non adatto a noi – ricordo vagamente una relazione clandestina della signorina Brodie – ma mi rammento perfettamente di come mia cugina ed io ci consigliassimo di nascosto le pagine più “piccanti”!
Non l’ho mai più riletto ma credo che lo farò, prima o poi. Giusto per ridere un po’ della mia ingenuità!
Mi hai fatto venire in mente che potremmo lanciare una specie di sondaggio: Che libro leggevi di nascosto? Ora lo faccio, e quando hai riletto “Gli anni in fiore” della signorina Brodie me lo dovrai raccontare con gli occhi di oggi…
Sai, Francesca, io di “Signorinette” e “Signorinette nella vita” ricordo quasi a memoria interi pezzi! Ricordi quando le tre amiche Iris, Renata e Ermelinda (già, c’era anche Ermenlinda!) partono per andare in montagna a fare un corso per l’insegnamento della ginnastica? E’ lì che arriva Claudio a trovare Iris…
Che bello, scoprire che altre hanno amato, e amano, questi libri, per certi versi attuali ancor oggi. E che bello scoprire che altre, come me, venivano rimproverate, da ragazzine, perchè leggevano troppo e dovevano nascondersi per farlo! Ciao a tutte
… ecco, dopo aver letto questo post, la prima cosa che mi viene in mente è “in quale libreria sono finiti questi due libri?”. Nelle vacanze di Natale mi metto proprio alla ricerca… mi hai fatto ricordare di quando leggevo “Signorinette” nella poltrona di vimini della cucina…
Che ricordi… andavo alle elementari e Signorinette (il seguito non sapevo che esistesse) l’avevo trovato in casa di mia nonna: era di mia mamma… quanto l’ho amato… ricordo un pianto dirotto quando l’ho finito e non ricordo nemmeno come finisce, ma il pianto era più che altro proprio perché il libro era finito e mi sembrava di dover lasciare delle care amiche… ora ho 29 anni, ma quasi quasi me lo rileggo, tanto per tornare bambina per un po’
[…] A.: Che ricordi… andavo alle elementari e Signorinet… […]
ragazze… non so come mai questa mattina mi sono venuti in mente questi due libri…. vedo che comunque di nostalgiche ce ne sono molte!!!!
io mi ricordo che me lo regalò mia sorella maggiore forse per la prima comunione…e appena arrivavo alla fine ricominciavo!!!!
non so quante volte l’ho letto e riletto… il seguito me lo regalarono ma non l’ho amato così!!!!!!
“Signorinette” l’avevo trovato tra i libri di mia mamma in una di quelle influenze che una volta si trascorrevano tutte rigorosamente a letto e dieta “in bianco”. Già un pò vecchio ed ingiallito, edizione tascabile e illustrazioni come schizzate a china. Per fortuna a casa mia leggere era un merito quindi non l’ho mai dovuto fare di nascosto (a parte Lolita!). L’ho riletto così tante volte da arrivare a vederlo sfaldarsi tra le mani. Poi un giorno sparisce, la mamma vedendo quel mucchietto di fogli staccati ha pensato bene di buttarlo. Che dolore! Da voi apprendo che è stato ristampato, cercherò di trovarne una copia perchè mi piacerebbe davvero risentire il sapore di quelle emozioni.
l’ho letto anch’io di nascosto, una vecchissima edizione di mia mamma… avevo appena incominciato a leggere, non più di otto, nove anni… è finito in fogli sparsi e volanti nel corso di un trasloco, e mia mamma c’ha pianto dietro più ancora di me…
Che meraviglia sapere che è possibile trovare un’edizione recente!
C’è un altro libro di quegli stessi anni su cui ho versato tutte le lacrime della mia infanzia, del quale non ricordo assolutamente l’autore: “la bambina muta e altre storie”…
qualcuno ne sa qualcosa?
Che bello! Pensavo di essere l’unica a ricordarmi di Signorinette… Me lo regalò, edizione originale del 1941 e già consunta, la mamma di un mio amico più di 30 anni fa… L’ho letto e riletto, lo so a memoria… 20 anni fa circa ho trovato il seguito, Signorinette nella vita… Amo le protagoniste come degli esseri reali, e non mi vergogno a dire che oggi, a 45 anni d’età, ogni tanto li riprendo e li rileggo!!!!
Che bello quando ritrovate e commentate libri che ho postato tempo fa!
“Signorinette” è nella libreria dei miei figli (Anche “Signorinette nella vita”!) e vorrei provare a proporglielo, vediamo che effetto fa a due bambini degli anni Duemila… A rileggerlo oggi, sullo sfondo si intravede un piccolo mondo antico che però è la nostra storia. Poi penso a Iris con la mamma pellicciaia che fatica ad arrivare a fine mese. Non è storia così lontana, in fondo. E sono temi di cui è giusto parlare ai nostri bambini.
Che bello scoprire, a distanza di tanti anni, che non ero la sola ad amare le “Signorinette nella vita”! La mia copia, già vecchia e consumata quando l’ho letta per la prima volta, chissà dove è andata a finire dopo tanti traslochi…Ho scoperto che è ancora disponibile qualche riedizione più recente: cercherò di comprare entrambi i volumi, visto che ancora non ho letto il primo, le “Signorinette”, e sono convinta che, in qualche modo, sarà come tornare adolescente!
Ricordo che i libri erano il regalo più atteso. Adesso mi devo frenare perché posso comprare, quasi, tutti quelli che voglio ma lo spazio in casa non me lo permette.
Non c’era l’offerta attuale di libri per bambini, c’erano questi libri ambientati in anni lontani ed in contesti abbastanza borghesi, molto diversi dalla periferia romana degli anni settanta in cui crescevo.
Ricordo anche i libri di Giana Anguissola. Li avevo regalati man mano che crescevo per poi ricomprarli, intorno ai trent’anni.
Signorinette l’ho ritrovato nella biblioteca della scuola in cui insegnavo anni fa.
Nonostante sia un libro datato, forse sdolcinato è profondamente reale perché le ragazze, con altre abitudini, vestiti, linguaggi, erano e sono vere.
Ho letto Signorinette e Signorinette nella vita a undici anni. Non ho dovuto nascondermi nel solaio; a casa mia leggevamo tutti dalla mattina alla sera. Io e mio cugino Gianni avevamo l’abitudine di trafficare nella libreria della nonna, amante anche lei della lettura e di sottrarle i libri custoditi da lei gelosamente. Glieli restituivamo in tempi rapidissimi e ne richiedevamo altri, come ad esempio gli introvabili volumi di Elisabeth Werner, scrittice tedesca da noi amatissima. Tuttavia, i libri della Bontà sono deliziosi, ne ho sempre ricordato la trama e desidererei rileggerli. Apprendo che sono stati ristampati in tempi relativamente recenti. Li cercherò! Scrissi a tredici anni aWanda Bontà, mi rispose con garbo che dovevo studiare e studiare per diventare scrittrice. Ho fatto altro nella vita, purtroppo!
Be’ lei era del 1902 e io sono del’ 42. La conobbi quindi in età da elementari che lei aveva già 45 anni e più forse. E da lì partono i miei ricordi fino a quando se n’andò dopo aver detto che insomma, si capiva che non aveva più voglia di insistere con la vita.
Stava a Milano in Corso Sempione 76, e quando s’andava con mamma a trovarla dal lago era una festa: corriera, poi treno e quindi il tram verde N°1. E quel bell’appartamento con la ghiacciaia e la fantesca marchigiana e l’uomo del ghiaccio che arrivava con quei lastroni sopra il sacco di juta…
Nnoi al paese del frigorifero non avevamo ancora sentito parlare, ma nemmeno a Milano almeno non da lei.
Era la ‘zia’ di Milano-sorella di mia madre da parte di mamma (la famiglia di nascita era incasinata, e ci furono passaggi vissuti con dolore di tutte e tre le sorelle con una quarta arrivata in seguito, due padri, una mamma e una matrigna…)- zia ‘Ebe’, era la primogenita e stava in via Cerva 18, in un appartamento enorme e con un televisore altrettanto enorme -Philco o Phonola se ben ricordo- un ‘cardensun’ per usare un termine abbastanza noto da quelle parti, ma insomma lei aveva già la tv… e ‘Lascia o Raddoppia’ se lo vedeva in poltrona e non dal ‘Pio’ al paese che vendeva le tv, sperando che poi qualcuno gliele comprasse.
Piccolina, sorridente, zia Wanda soffriva d’insonnia e non era un vezzo, e si raccontava che sotto i bombardamenti se la cavò per miracolo: tutti via all’allarme per i rifugi e lei a dormire col solito sonnifero sotto quella coperta rosa che poi mi lasciò in eredità e che tengo nell’appartamentino al mare, insieme alla sua scrivania e due poltroncine minuscole -per lei l’ideale, vista la figura minuta.
Negli anni della ‘colonia’ a Riccione -Bertazzoni si chiamava- di solito il mese di Agosto, mi riforniva per posta di Intrepido e Monello ed era una festa in camerata, tutti lì ad aspettare il ‘pacco’, giovani assistenti incluse dietro quelle tende bianche oltre le quali già si buttava l’occhio noi più svegli, e che loro li leggevano per prime mentre a noi dicevano che il pacco non era ancora arrivato -e mi ricordo stanchi di questo fatto di un blitz a tre di grande successo -avevamo anche il palo certo, mica eravamo principianti, per recuperarli e festa consegunete il giorno stesso, e loro zitte còlte sul fatto.
Ci veniva anche a trovare ogni tanto sul lago, la zia di Milano, accompagnata da un signore carino che mi portava sempre dei regali… che a parte questo nessuno si sognava anche di chiedergli se fosse il marito o meno: era Alberto e basta – quello della macchinina rossa che a pila faceva anche la retromarcia e che averla adesso altro che vintage di lusso e che una volta con la giardinetta Fiat 500 C mi porto lui in persona aRiccione, e io che speravo fino alla fine che non mi prendessero, così continuavo il viaggio giù la capote,- ricordi magnifici , anche se poi ero in elenco sebbene in ritardo cosicché io rimasi a Riccione mentre loro proseguirono.
I ricordi arrivano e vanno, più intensi quelli della fancilullezza ovvio, ma poi in gioventù ebbi anche modo di intrattenermi con lei per problemi d’…amore, e di lavoro, che si discutevano in tranquillità lei che una volta ‘Cuordiviola’ per qualche posta del cuore aveva una certa esperienza a parte la sua non semplice nella vita; e ci furono momenti interessanti in quei colloqui, e qualche dritta che mi servì.
Ovviamente non lessi mai i suoi libri, ma mi era simpatica lo stesso – era la ‘zia Wanda di Milano’ e da piccolo mi prodigai anche nella vendita del suo “I cagnolini di Perlarosa” andando di porta in porta e sebbene a quei tempi io fossi più preso da “Il grande Black”, “Capitan Miki” e “Il piccolo sceriffo”, oltre naturalmente dal “Rolande Eagle” comandante de “L’Aquila dei Sette Mari” de L’intrepido (il “Monello” meno, non mi attraeva).
E anche quel film, “Signorinette”, di cui ogni tanto in famiglia si parlava, non avevo visto, e pure se lei mi raccontava che “Luciana” (Peverelli) aveva attecchito di più sul pubblico perché più ‘avanti’, e che mi piacerebbe vederlo ora invece, ma se ne sono perse le tracce pare, un peccato.
Passo spesso da Corso Sempione, e mi rivedo davanti a quella ghiacciaia, ché poi la ‘festa’ del viaggio in città quando lei si trasferì in Via de’ Carracci che dalla Stazione ci si andava in metrò per Piazza Amenola o Lotto, non era più quella.
Non c’è di che, ho trovato il Suo blog per caso, e m’è venuto ..l’aire come si dice qui in Toscana; e mi scuso per i refusi -si va veloci nei ricordi, si torna anche indietro a riguardare, ma poi qualcosa sfugge…anche perché la nota sacra regola di rileggere i testi all’indietro così non scappa nulla è troppo faticosa alla lunga.
Segnalo anche per chi volesse dare uno sguardo più approfondito a quei tempi, un interessante libro sull’argomento: Le carte rosa (Storia del romanzo e della narrativa popolare), di Ermanno Detti, La Nuova Italia 1990, dove Grand Hotel la fa da padrone come emblema della saga del ‘fotoromanzo’ che ha fatto sognare stuoli di signorine e signore maritate e mamme e nonne per molti di quegl’ anni.
L’interessante, a proposito della ‘zia di Milano’ (mia mamma tra l’altro dette il nome Wanda a mia sorella, cosa che avrebbe voluto fare prima del 1946 data di nascita della suddetta, ma essendo io maschio che sarebbe stato azzardato chiamare Wando dovette aspettare quattro anni per fare questo ‘omaggio’ alla congiunta), l’interessante dicevo, è che lei dispensasse annotazioni talora conservatrici sul matrimonio sebbene spesso -per esempio nei miei confronti-anche sorprendentemente aperte, quando poi lei all’altare non ci arrivò mai per una ragione o per l’altra (né io le chiesi nulla in proprosito se ben ricordo).
Ps Conservo un ritaglio del Corriere della Sera del 12 Dicembre 1990, a firma Renato Olivieri, nel quale si tratteggia perfettamente sebbene in sintesi la ‘storia’ di Grand Hotel e altro, e con riferimenti tra l’altro alla letteratura affatto ‘popolare': se interessa posso inviarglielo via email o fax.
Sììì, che bello, sarei molto felice di leggere quel ritaglio del Corriere! Può mandarmelo via email a francescamagni11@gmail.com. E grazie ancora per questa piacevole testimonianza e per aver condiviso con noi ricordi così belli
Anche io scoprii (grazie a mia madre), dopo Piccole donne, Signorinette e Signorinette nella vita. Furono i miei primi libri e fu la scoperta di un mondo…
Stasera mi è venuto in mente ql periodo della adolescenza durante il quale ho letto “signorinette e signorinette nella vita”.ricordo come se fosse ora tutta la storia.rivedo nella mia mente,con la fantasia,i volti delle ragazze,gli ambienti.ricordo ancora qualche dialogo.sono contenta di sapere che faccio parte di una nutrita schiera di adolescenti cresciute a pane e libri.preferirei che ai ragazzi di oggi si regalassero più libri.ma libri veri,di quelli con il profumo di carta stampata,qui quali scrivere a margine qlk commento.
bè, io ero in collegio e lo trovai da qualche parte, mi nascosi in cantina a leggerlo. c’erano tutti e due e mi ricordo i pomeriggi estivi al fresco senza l’occhiuta presenza delle suore Tavelli..poi mi beccarono, mi chiedo perchè li proibissero questi librini, erano di un moralismo esasperante…
Lo trovai a casa della nonna.. ma delle zie,
regalato
da un fidanzato…
11 anni io
letto riletto letto riletto
quasi consumate le pagine
adesso sono piena di saggi
fedele solo a..Wanda Bontà.