Judith Lennox Tutte le mie sorelle

24 settembre 2012
Scritto da: Eugenia

Judith Lennox, Tutte le mie sorelle (Corbaccio, 2006, € 19,60, pp. 511). L’ho letto in quattro giorni, questo romanzo di 500 pagine. Divorato. E pensare che all’inizio non mi piaceva particolarmente: mi ricordava Piccole donne, mi pareva scontato, un po’ inutile, con personaggi già incontrati centinaia di volte, un po’ da “ombrellone”. E quando sei ancora all’inizio, è davvero un po’ così, ma poi ti affezioni a queste sorelle, perché la storia, ambientata in Inghilterra, tra la fine dell’800 e gli anni della Grande guerra, ti sembra tanto vera e le ragazze ti pare di averle incontrate il giorno prima o di conoscerle da sempre. C’è Eva, una brunetta un po’ ribelle e anticonformista, che frequenta l’ambiente delle suffragette e degli artisti e compie scelte pericolose. Poi c’è Iris, convinta che bellezza e capelli biondi siano una specie di assicurazione o comunque una garanzia di successo: scoprirà amaramente che non è così e, solo dopo aver lavorato negli ospedali, a contatto con i malati e i feriti di guerr
a, attraverso la fatica e il dolore, capirà quali sono i valori della vita. Marianne è apparentemente la più fortunata. Sposa il grande amore della sua vita, conosciuto per caso, bello, ricco e che le permette di vivere nel lusso tra balli e divertimenti. E poi… il colpo di scena, inaspettato e fulmineo cambia tutto e lei si trova, inorridita e sconvolta, catapultata letteralmente… in un altro mondo. Infine, c’è Clemency, la più sfortunata delle quattro, che si mura viva in casa per assistere la mamma un po’ dispotica e molto malata (immaginaria), rinunciando ai suoi interessi, ma trovando nella devozione alla famiglia una ragione di vita, fino a quando arriverà anche per lei il momento del riscatto e una sorta di compensazione a tante rinunce. E poi ci sono i personaggi maschili, con le loro vicende: i fratelli, un padre industriale un po’ padrone, orgoglioso e sicuro ma, contemporaneamente, anche fragile e umano e, intrecciate alle storie personali, sullo sfondo, la Storia, con la Grande guerra, i movimenti sociali e gli scioperi di inizio secolo. Il tutto raccontato con un linguaggio semplice e sicuro, che diventa mezzo per una ricerca psicologica delicatissima, così sottile che, senza che tu te ne accorga, i personaggi saltano fuori dalle pagine, definiti, con i loro aspetti fisici e i caratteri, così diversi e così veri, con le astuzie e le presunzioni della prima giovinezza, e soprattutto i sogni, le crisi, le incertezze,quel non sapere più chi sei e che cosa vuoi, che, a un certo punto della vita, sorprende tutti, giovani e non, le speranze, i dolori che ti tolgono il fiato, la ricerca dell’amore, il trovarlo e il perderlo, il trionfo di aver raggiunto un obiettivo. Questo libro mi è piaciuto e mi ha insegnato tanto, anche perché, attraverso le vicende delle quattro sorelle, ho trovato conferma a ciò che sospettavo, e cioè che nella vita, in tutti i settori possibili e immaginabili “la certezza è un lusso”, come sostiene un personaggio del romanzo, non ci sono garanzie per nessuno: ciò che ti sembra definito e impostato per sempre (nel bene e nel male, per fortuna o purtroppo) in breve può cambiare e capovolgersi ad una velocità sorprendente. E quindi, alla fine, chi è felice è bene che si goda fino in fondo questo stato di grazia, e chi sta male si faccia coraggio, perché…” non può piovere per sempre ”.

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