Denis Avey Auschwitz. Ero il numero 220543
Scritto da: Elisa
Denis Avey con Rob Broomby, Auschwitz. Ero il numero 220543 (Newton Compton, 2011, € 9,90). Nonostante in realtà il libro non sia proprio quello che ci si aspetta leggendo il titolo, è comunque una storia dal valore inestimabile. Probabilmente il sottotitolo Sono entrato ad Auschwitz di mia volontà, è più che altro una trovata pubblicitaria. Ci si aspetta che il protagonista abbia scambiato la sua divisa di soldato con quella di un prigioniero ebreo e abbia poi vissuto nel campo fino alla salvezza, invece il signor Avey ha trascorso solo due notti ad Auschwitz, senza viverci nel vero senso della parola.
Detto questo, a parte le prime 100 pagine, che descrivono la vita di soldato precedente alla deportazione in Germania, e che ho trovato piuttosto noiose per gusto personale, il libro non nega al lettore emozioni e colpi di scena, e non delude. La storia di Denis Avey è amara ma preziosissima, ed è una fortuna che dopo più di sessant’anni abbia avuto la forza di raccontarla.
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Tags: Auschwitz. Ero il numero 220543, Denis Avey, ebrei, lager, Newton Compton, olocausto, shoah
Il titolo del libro mi aveva davvero incuriosita. Quando lo avevo visto in libreria anche io avevo pensato la stessa cosa, cioè che il sig. Avey avrebbe salvato un ebreo prendendo volontariamente il suo posto ad Auschwtiz, idea che si rafforzò quando, all’ inizio del libro, ho letto che aveva ricevuto una medaglia “Per i servigi resi all’umanità” dal premier Brown e che era stato incluso tra i 27 inglesi ” eroi dell’Olocausto”. Perciò la delusione è stata enorme quando, man mano che leggevo, mi imbattevo nella vita del sig.Avey prima della guerra, nelle sue vanterie, nelle sue “enormi” capacità che, ahinoi, non vennero capite nemmeno dai suoi superiori, i quali gli bloccarono una “splendida” carriera militare. Paragonato a ciò che il sig. Avey sarebbe stato capace di fare le gesta di Rambo sono roba da dilettanti!! Non poteva mancare la sua presenza davanti al Gen. Bergonzoli; com’è commovente poi il “riconoscimento” che gli italiani non erano tutti fifoni ( chissà cosa ne pensano i reduci del nord Africa). Ma il top è raggiunto da lui che disegna la mappa della Grecia e dell’Italia al contadino analfabeta greco, il quale avvampa quando riconosce il Paese usurpatore!! Capisco che a una certa età si ha voglia di vantarsi, soprattutto quando non sono ancora molti quelli che possono sbugiardarti, ma mi sembra un enorme offesa paragonare le gesta di un “bullo” ( così autodefinisce cosi egli stesso) con il sacrificio e il valore di chi mise davvero la propria vita in pericolo per salvare dalla morte atroce dei campi di sterminio anche un solo essere umano.
condivido in pieno tutto, titolo ingannevole, sull’intero libero la storia dello scambio dura due pagine, tra l’altro solo per dormirci (per carita non credo lo avrei mai fatto io…pero’) capitano tutte a lui, sembra un po’ il nonno Simpson, non dimenticarsi che è addirittura proprietario di un bar in Africa….mah!?!?! Storia interessante solo per un documentario BBC ma un libro mi sembra esagerato, ma la colpa non credo sia neanche di Avey che se ha tenuto la storia per se per decenni poteva continuare a farlo quanto lo scrittore lungimirante!
Il titolo sarà anche ingannevole, ma offre comunque una visione interessante e completa delle peripezie e sofferenze di un soldato prigioniero da un capo all’altro dell Europa occupata. La sua testimonianza è preziosa come quella di chiunque altro si sia trovato vivere in quel terribile periodo storico, quindi mi trovo senza dubbio a consigliare la lettura del libro, senza eccessivi voli di fantasia suggeriti dal titolo, anche se a ben pensarci una sola notte in quell’inferno senza la garanzia di tornare indietro forse è anche sufficente.
Una bella trovata commerciale Di un anziano guascone difficilmente smentibile e a scapito di migliaia di nostri caduti!da evitare solo sbruffonerie da pub,meglio rileggere e rimeditare su Primo Levi!
Ma miei cari Signori…ma che diavolo volevate?
Che il signor “Avey” abbia vissuto nel campo di concentramento fino alla fine rischiando la pelle e poi raccontarvelo a voi che di conseguenza esprimevate la soddisfazione di aver speso bene 9,90 €?
E poi mi domando ma che libro avete letto? E come lo avete letto?
Signori c’è una testimonianza storica (registrazione audiovisiva fornita dalla Shoah Foundation) di uno dei due ebrei citati da Avey,il signor Ernie Lobet,che ricordava con commozione un soldato inglese di nome “Ginger” (nome con cui Avey si faceva riconoscere nel campo di concentramento),che con sensibilità e generosità gli aveva donato un pò di speranza….Poi signora Ella perdoni il Signor Avey che ha giudicato non proprio positivamente alcuni nostri soldati italiani…si vada a leggere bene la storia…ovviamente i Greci non avrebbero potuto parlare con simpatia dei loro invasori…e poi il Signor Avey (se leggeva con attenzione il libro…lo avrebbe notato anche lei!) non risparmia nessuno ha espresso critiche verso eserciti di ogni nazionalità e più volte è stato autocritico e anche in modo feroce! E ha espresso stima,ammirazione e rispetto verso anche soldati nemici tra cui anche italiani….
Personalmente è stato un privilegio leggere la testimonianza del signor Avey, e permettimi di estendervi un invito: prima di dare vita a pregiudizi…leggete,cercate di capire e sopratutto chiudete gli occhi e provate ad immaginarvi anche solo in una situazione drammatica descritta dal bravo Denis.
Saluti
il signor denis avey non può infangare la memoria di tanti militari italiani che hanno combattuto nella guerra d’africa ed in grecia ,di cui moltissimi non hanno fatto ritorno a casa,solo perchè aveva sentito parlare di militari italiani cattivi militari per di più poco coraggiosi.
Ho appena letto questo libro, e senza aggiungere altro posso dire che sono pienamente d’accordo con ITALO
Io, sono completamente d’accordo con il signor Carlo Benedetto. E’ assolutamente un libro stupendo, ed Avey ha una capacità unica di farti immegere nella sua vita (tantochè alla fine del libro e cercando su youtube il video di ernie, ho pianto).
Poi, ovvio, siamo italiani, ma penso che se ci fossero superstiti italiani come Denis, anche loro avrebbero pensato a criticare l’esercito inglese, no?
Rimane una testimonianza incredibile (nonostante l’inganno del titolo, che condivido), e sono veramente contenta di esserne venuta a conoscenza. Spero di leggere molti altri libri di questo genere; è palese il mio consiglio di lettura.
salve, per quel che mi riguarda, e’ un bel libro e comunque una valida testimonianza dell’orrore (generale) di quel periodo!!! si e’ vero, il titolo potrebbe trarre in inganno, pero’ comunque va ammirato il coraggio di voler sapere del signor Avey, che anziche’ chiudere gli occhi e pensare solo a se stesso (come in quel contesto era facile e anche comprensibile fare) ha preteso invece di sapere di piu’, rischiando grosso, perche’ se solo li avessero scoperti sarebbe stata la loro fine!! Inoltre, mi pare abbia reso giustizia alle vittime dell’olocausto e mi pare che non sia stato con le mani in mano, ma anzi, anche rischiando, egli abbia cercato di aiutare altri quando ne ha avuto l’occasione( e la testimonianza di Erni Lobet e’ palese!!! )Quindi prima di giudicare, cosi’ sulla base di un titolo, provate a chiedervi se ci riuscite, cosa avreste fatto voi al suo posto!!! Inoltre mi pare ingiusto e cattivo pensare che il signor Avey abbia scritto il libro solo spinto da motivazioni economiche, ne’ tantomeno si puo’ dire che si sia inventato alcun che’, dato che cio’ che dice e’ suffragato da varie testimonianze storiche.
Perché essere scettici? Perché non voler credere? Vogliamo ripetere quello che per anni gli esseri umani hanno fatto dopo la fine della shoa? Cioè negare, negare, negare, per non voler vedere? Grazie signor Avey.
Sono completamente d’accordo con l’ultimo commento letto, quello di Cristina. Ho terminato oggi la lettura del libro del signor Avey- che ho visto con grande gioia risulta essere ancora in vita-e al di là di ogni opinione e considerazione personali sul libro ( anche per me i primi capitoli dedicati alla sua vicenda militare sono stati molto noiosi), ritengo sia assolutamente INDISPENSABILE, soprattutto ora, che testimonianze come quella del signor Avey continuino a circolare e ad essere ascoltate e meditate. Mai abbassare la guardia, mai! E poi non dimentichiamo che abbiamo ancora il privilegio di poter ascoltare i racconti degli ultimi testimoni diretti di quella tragedia epocale….accogliamoli con il dovuto rispetto, per favore. Grazie di cuore.