riprendiamoci i sogni, quelli veri
La biglietteria telematica dei treni è in tilt da settimane. Per prenotare un vagone letto Milano-Vasto e portare i bambini dalla nonna, mi rassegno a 75 minuti di coda allo sportello. In fila c’è ogni sfumatura di accento del Sud, centinaia di persone di cui immagino la storia, la ricerca di un lavoro, il sogno di una vita migliore, la quotidiana fatica. L’Italia semplice, vera. La maggior parte non potranno spendere 300 euro per il vagone letto (e non immaginatevi il grand hotel, ma un forno di latta in cui ci si può giusto sdraiare), raggiungeranno i parenti a Lecce, Bari, Taranto, Crotone, raggomitolati su un sedile. In fila siamo tutti ipnotizzati dai monitor che vomitano spot di vacanze esclusive, accessori esclusivi, auto esclusive. Sopra la mia testa un cartellone dice che “il lusso è un diritto”. Vorrei che i miei figli pensassero che l’unico diritto è avere delle possibilità, il diritto è un punto di partenza non è l’arrivo – quello sarà diverso per ognuno, secondo i talenti, l’impegno, il coraggio, anche la fortuna.
I pensieri rimbalzano, in coda allo sportello. Mi viene in mente una lettera giunta in redazione tempo fa, di una ragazza di 26 anni. Raccontava di avere appena iniziato a lavorare come maestra, parlava dei bambini della sua classe e si diceva felice perché era quello che desiderava da sempre. Poi, sul finale, aggiungeva che però gli amici le dicono che assomiglia moltissimo ad Alessia Marcuzzi, perciò ha pensato di chiedere a noi, allegando delle foto, se è vero, e chissà: magari anche lei potrebbe tentare la sorte in tivù. Siamo tutti vittime della fabbrica dei sogni sbagliati. Se non le avessero fatto credere che è molto più degno fare la showgirl che la maestra, il dubbio non le sarebbe mai venuto. Se non avessimo ridotto il mestiere più importante del mondo (quello di insegnare) a una specie di volontariato per supereroi disposti a stipendi da fame, a una vita precaria e al pubblico scherno, il dubbio non le sarebbe mai venuto; invece di pensare a un sogno di massa, velleitario e irraggiungibile ai più, quella ragazza avrebbe reclamato maggiori possibilità di realizzare il suo sogno.
La gente in coda si agita all’improvviso. Dopo ore di attesa i posti sono finiti. Volano urla di rabbia e di ragione, non ho diritto a un treno, in un Paese lungo duemila chilometri? Un’impiegata coraggiosa lascia lo sportello e viene a calmare la fila: non è colpa nostra, spiega, aggiungono linee veloci e tagliano le altre. Già, proprio ieri i giornali hanno annunciato che nel 2015 si andrà da Milano a Roma in due ore e 20, e mi viene in mente la regina Maria Antonietta, che prima di perdere la testa sotto la ghigliottina della rivoluzione francese, a chi le diceva che il popolo era senza pane aveva risposto: “Che mangino brioches”. Penso ai milioni di persone in difficoltà per la riduzione dei treni locali, penso a quelli che trarranno un reale vantaggio dal nuovo Milano-Roma e mi chiedo che percentuale saranno sul totale degli italiani che prendono il treno? Penso a quando è stata l’ultima volta che ho visto realizzare qualcosa di veramente utile per tanti, per la gente vera, come me, come gli altri in coda. E quando sarà la prossima. Penso al futuro della ragazza che assomiglia ad Alessia Marcuzzi e spero sceglierà di essere una maestra appassionata anziché una showgirl fallita. Penso ai sogni autentici, sorgivi, diversi per ognuno di noi, quelli che servono a spostare il confine più in là quel tanto che basta a darci il coraggio di osare per realizzarli. Stasera voglio raccontare ai miei figli la storia di Maria Antonietta, e del pane, che è un diritto. Non le brioches.
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Scritto da: Francesca Magni
(pubblicato su Donna Moderna n. 28, 2011)
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Tags: il lusso è un diritto, sogno
sono d’accordo…anche per me è un dolore vedere come poco conti la gente “normale” seria e capace…dobbiamo pretendere di più e chiedere un paese giusto….
“Penso ai sogni autentici, sorgivi, diversi per ognuno di noi, quelli che servono a spostare il confine più in là quel tanto che basta a darci il coraggio di osare per realizzarli.” Cara Francesca, non sai in questo momento della mia vita quanto le tue parole mi siano da pungolo!
Grazie, per questo bel post, per tutto il resto.
Condivido profondamente questo bisogno di giustizia. Sono stanca di dover spiegare che non sono gelosa di chi utilizza strade più semplici, ma vorrei vedere premiato chi sceglie la salita per il valore di una dignitosa conquista.
Vorrei dire una cosa in particolare a quella maestra che guarda come una possibile svolta il mondo dei riflettori. Vorrei dirle che il suo lavoro è molto importante, sotto pagato e sotto stimato, ma se questo Paese vuole ricominciare ad avere dignità è dai quei banchi che dovrà passare. il suo è un compito importante per i bimbi che con lei cresceranno. Mi scaldano il cuore le maestre di mio figlio di 5 anni, hanno un entusiasmo e una forza d’animo che io non potrei mai ripagare se non con un affetto e una stima infinita.
Approfitto di questa occasione per dire grazie a chi in questo momento ha il compito di insegnare alle nuove generazioni, ci saranno insegnanti bravi e meno, ma credo che sia ora di finirla con il considerare gli insegnanti dei perdigiorno. Credo sia ora di cominciare a dire semplicemente e rispettosamente grazie.
Da diversi anni faccio la fila (su internet, ma è lo stesso, viste le difficoltà) per ottenere un posto dignitoso sui treni che vanno, e tornano, dal sud in estate. Io lo faccio perché amo quei posti di vacanza, ma accanto a me quasi tutti si spostano per conservare, concimare, rinsaldare radici familiari di alberi che i frutti a forza hanno dovuto farli cadere lontano.
I sogni si pagano e con Trenitalia non basta nemmeno voler pagare. Posti non ce ne sono, anche in vagone letto.
A Vincent Cassel, che dal cartellone proclama il lusso come diritto, (campagna di questi tempi assai contestata) avrebbero dovuto mettere in braccio i suoi due figli. Avere una famiglia numerosa (una volta lo si diceva a partire almeno da 3…) e per di più con una donna matura: questo si, sarebbe un lusso a cui tutti coloro che lo desiderano dovrebbero poter aver diritto.
Ma questo non è un paese per…(ad lib)
Bellissimo il commento di Fancesca che ,partendo da una coda affannosa e sfibrante ,si é sviluppato a pensieri molto profondi e veri.
Anch’io,come voi,non riconosco ,a volte, quest’Italia cafona e da operetta che ci propinano attraverso improbabili pubblicità, assurdi programmi televisivi ,giornali scandalistici cuciti e concepiti per non far pensare. L’Italia vera é fatta di gente per bene che ogni giorno si alza,va a lavorare,si occupa della famiglia,dei figli e magari fa anche del volontariato.Gente che ha ancora dei sogni,degli obbiettivi apparentemente modesti ma veri. La maestra che ti ha scritto mi fa tanta tenerezza. Mai come adesso é stato propagandato che basta un bel viso o un bel corpo e si possono bruciare le tappe.Fare carriera ,prendendo facili scorciatoie. Ma non é così. I compromessi sono dietro l’angolo,la concorrenza é tanta e io penso che una ragazza intelligente, in poco tempo , capirebbe perfettamente che il prezzo da pagare é troppo alto. Certo,c’é pure chi non guarda tanto per il sottile e che sarebbe disposto a pagare quel prezzo. Ma questa é un’altra storia. Mi piace pensare che la maestra così bella e dolce non baratterà mai un momento di effimera notorietà col sorriso disarmante e pieno di promesse dei suoi piccoli alunni. Perché il suo é un mestiere importante, necessario, nobile. Perché, se insegnerà bene e con dedizione e passione ,i suoi bimbi non la dimenticheranno mai .
Treni che non ci sono, i soldi per la pubblica istruzione, che non si vogliono trovare, i tagli alla sanità, pensioni sempre più magre e chi più ne ha più ne metta. E che vogliamo dire ai nostri figli? che non possono sperare in un posto di lavoro, che vivranno sempre sotto la scure del precariato? Hai ragione Francesca, parole sante, l’unico diritto è avere delle possibilità e giocarsele al meglio. il problema è che anche queste adesso sono un grande punto interrogativo. Che fare allora ? Continuare a lamentarci, a combattere con la voglia di prendere un cerino e dar fuoco a tutto oppure mollare il colpo e volare in un’alta nazione, forse meglio un altro mondo?
No, anche le difficoltà (la storia di molti personaggi illustri lo dimostra), qualche volta possono servire da trampolino, se aiutano ad avere la determinazione per cambiare.
Non ho più l’età per credere nelle favole ma ho dei figli, per loro vale la pena lottare, credere e dire : possiamo cambiare le cose, se lo vogliamo e ci mettiamo d’impegno, tutti.
Brava Francesca, che affronti certi argomenti e sei così viva e combattiva … una bella persona
leggendo l’articolo e i vari commenti, la cosa che mi viene da pensare invece è che veramente tutto è relativo: a me piacerebbe tanto fare il lavoro “sottopagato” che fanno le maestre e potermi occupare dei miei figli quando tornano da scuola senza dover pagare doposcuola, scuola estiva, babysitter o ancor peggio delegare alle nonne o al marito tutti gli impegni che crescere dei ragazzi comporta… ma è proprio vero che gli insegnanti sono sottopagati? ma qual’è la loro paga oraria? e ancora io voglio insegnare ai miei figli che ogni lavoro è importante se fatto con impegno siano essi medici, insegnanti, elettricisti o operai! io lavoro a tempo pieno (sono 40 ore la settimana) ho 23gg di ferie all’anno, mi ritengo fortunata e sono convinta che gli insegnanti (che, per quanto mi risulta, ne lavorano 20) hanno uno stipendio sicuramente superiore alla metà del mio. sbaglio?
Scusa Elisabetta,
senza nessuna polemica. Non credo che il valore del lavoro di una persona si possa pesare in ore. Io non sono un’insegnante e purtroppo non ho avuto neanche la fortuna di poter fare il percorso scolastico che volevo. Ho dovuto cominciare a lavorare molto presto e forse per questo penso sia un privilegio in Italia poter studiare e soprattutto farlo bene. Perché studiare costa e perché molti pensano non sia un valore. Da qui credo nasca il pensiero molto diffuso che gli insegnanti siano mantenuti senza uno scopo. Ma lo scopo c’è eccome. I giovani che non hanno i mezzi per poter distinguere fanno comodo, perché saranno una futura generazione facilmente governabile. Ti dice niente Collodi? Visto che siamo in un blog di libri potremmo rileggere Pinocchio!
Scusami se sono stata un po’ troppo diretta, ma sono stanca di sentir dire queste cose. Se ci sono insegnati ormai arresi al degrado della scuola è perché non c’è un ritorno non solo economico ma neanche morale verso questa categoria. Smettiamola di attaccare gli insegnanti e anzi, come genitori, cerchiamo con loro una nuova costruttiva complicità. Perché solo insieme a loro potremo creare la generazione di domani.