Buoni insegnanti, cattivi insegnanti.
Cattive pratiche, buone pratiche
Scritto da: Francesca Magni
Mami, ho una notizia bella e una brutta.
Vai con quella brutta.
La nuova prof di latino.
È la sera del terzo giorno di scuola. Liceo classico, secondo anno.
Si lascia cadere sulla poltrona di velluto blu e fissa le punte dei piedi mentre sua sorella – liceo classico, primo anno – infila le scale ripetendo l’alfabeto greco a velocità da Guinness. Parlare veloce è la sua specialità, qualunque cosa dica.
Il greco è bellissimo, sentenzia salendo i gradini a due a due.E il mio prof è fantastico.
Canticchia qualcosa, poi la sentiamo chiudere la porta della camera e accendere la musica.
Allora, Filippo, che succede?
La prof di latino parla troppo in fretta, mi perdo.
E poi?
Dice che vorrà i paradigmi a memoria e che bisogna saperli correndo senza stare a pensarci. Che ci farà fare tutti gli esercizi del libro fino all’ultimo e ne aggiungerà altri, come ha già atto in un’altra classe. Che interrogherà due persone alla cattedra ma chiamerà sempre qualcuno anche dal posto. E ha raccontato che quando andava a scuola, aveva sempre paura.
Mmmh.
Secondo me tra le righe voleva dire che avremo paura anche noi.
E poi che altro ha detto?
Ci ha dato dei verbi da analizzare in pochissimo tempo. Erano 10, sono riuscito a farne 2.
Te li ha chiesti?
Sì. Mi ha detto di leggerli ad alta voce ma ero così agitato che non ci sono riuscito.
E poi?
Mi ha chiesto un verbo composto, laudatum iri. E io ho fatto una domanda un po’ assurda.
Quale?
Ho chiesto se era “laudatum iri” o “laudatumiri”.
Eh…
I miei compagni hanno riso. Lei mi ha lanciato uno sguardo terribile e ha detto Faccio finta di non aver sentito. Secondo me è che io stavo guardando il buco al posto della ciambella.
E lei ti ha umiliato.
Filippo tace, incassa il collo nelle spalle e contrae i muscoli del viso per non piangere.
È così, ti ha umiliato, e non avrebbe dovuto.
Magari domani le dico che sono dislessico e che non deve farmi leggere a voce alta.
È una buona idea, Filippo. Puoi dirle anche che per rendere meglio hai bisogno di non avere paura.
Ma ho paura anche a dirglielo.
Pensa a quando sei in pedana e devi combattere con uno grosso e magari mancino, che tiene la spada con la sinistra.
Giusto, penserò alla scherma. Grazie mami.
E la cosa bella?
Ah, sì, abbiamo una nuova prof di inglese, è bravissima. Aspetta, ti faccio vedere una cosa.
Vola in camera sua e torna trionfante con il quaderno degli appunti.
Guarda, non avevo mai capito la differenza tra “since” e “for” e lei ha fatto questo e finalmente ho capito.
Mi mostra uno schema con delle frecce, una indica un periodo che continua, l’altra un momento di inizio.
Ci pensi?, bastava così poco!
Ora sorride. I buoni insegnanti esistono. Li vinci, qualche volta, alla lotteria della scuola.
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Nella foto in alto: un passaggio di un intervento di Guido Dell’Acqua del Miur sul tema “La valutazione didattica dei ragazzi con DSA”. Qui una delle slide dedicate alle buone prassi nell’insegnamento
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Tags: dislessia, storia di una dislessia
lotteria della scuola………….quanto mi fa incazzare questo!!!!
ciao Francesca
Leggendo l’articolo ho ripercorso l’iter scolastico di mia nipote dislessica: il disagio, le frustrazioni, le sconfitte, qualche vittoria. Insegnanti impreparati (c’è una cura per la dislessia?), supponenti (la bambina ha un disagio psicologico) e alcuni collaborativi. Lotte impari tra mia figlia e i prof. La diagnosi del disturbo di apprendimento a 15 anni, l’etichetta di indisciplinata (scarabocchiava durante le lezioni per concentrarsi), di ritardata(leggi come una handicappata), di inadeguata (al massimo puoi scegliere un corso professionale). Ora la ragazza ha 25 anni, un diploma, qualche contratto di lavoro a termine alle spalle. E’ alla ricerca di un’occupazione. Non punta in alto, la “buona scuola” di anni fa le ha distrutto l’autostima. Auguri a Filippo.
Cara Luciana, che groppo in gola ogni volta che qualcuno mi racconta la sua storia! Diversa&simile alla nostra, a quella di Filippo, sempre intessuta di incomprensioni, ingiustizie, risorse, speranze. Io spero che tua nipote trovi, attraverso strade inattese, tutta se stessa e la misura dei suoi talenti e del suo valore. Le difficoltà che ha superato, alla lunga le mostreranno che è diventata più forte. Vedrai che non resteranno solo ferite. Un abbraccio!
Grazie!
Sono dislessico anche io, e ho fatto tanta fatica, ma sono comunque riuscito negli studi. Mi sono molto rivisto nei racconti di Filippo. Sin dalle elementari non riuscendo a leggere in maniera corretta e mi buttavo letteralmente, cercando di indovinare le possibili parole che non ero in grado di leggere. Tra un balbettio e una pausa riuscivo a guadagnare il tempo necessario per tentare di azzeccare la parola da inserire nel periodo letto. Ho odiato quei professori che mi chiedevano una rapida rievocazione delle informazioni. era come se mi dicessero, “Se non lo ripeti velocemente non lo sai”. Mi sono rivisto in Filippo soprattutto nelle fasi ansiose del recupero delle informazioni. Una tortura vera e proprio. A quei tempi solo alcuni sapevano cosa fosse la dislessia. Dover fare le cose in tempi più rapidi crea in noi dislessici uno stress inimmaginabile. io pero non ho mollato e non mollerò mai. Un augurio a Filippo.
Caro David, grazie per avere condiviso con noi la tua storia. È come dici: chi non è dislessico non capisce quale stress sia il recupero rapido delle informazioni per un dislessico. Io non lo sono, e ho tormentato mio figlio un sacco di volte, e ancora vorrei picchiarmi per averlo fatto. Oro quando gli chiedo qualcosa, specie se è legato alle nozioni scolastiche, mi metto in un atteggiamento di quieta attesa. Aspetto con lo stupore preventivo di chi sa che a un certo punto lui metterà insieme i pezzi er tirerà fuori la migliore delle risposte. La PAZIENZA è una parola magica con i dislessici. In reatà lo è sempre, con tutti e in tutte le circostanze della vita. Ma per impararlo a volte ci tocca passare attraverso errori e dolori… Un saluto affettuoso. Anche da Filippo