un giallo tira l’altro
(Recami La casa di ringhiera
Regina Al civico 6)
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Sarà che in fondo non si inventa mai niente, sarà il caso, sarà che leggo troppi libri: mi è capitato di imbattermi in un romanzo che mi ha fatto pensare a un altro affine per atmosfera, ambientazione, trama. Non si tratta di plagio e non è stato spiacevole, ognuno di questi libri ha il suo perché. Ed è senza alcuna critica che ho deciso di recensirli entrambi, accostandoli per inevitabile attrazione, ma anche perché a volte, “orfani” di un libro che ci è piaciuto, andiamo in cerca di uno che ci restituisca quel sapore e quell’emozione.
Francesco Recami, La casa di ringhiera (Sellerio, 2011, € 13,00, pp. 208). Le prime 80 pagine fotografano una casa di ringhiera alla periferia Est di Milano, appartamento per appartamento, inquilini inclusi. C’è Amedeo Consonni, tappezziere in pensione che si divide fra il nipotino e la mania per i casi di cronaca insoluti, di cui colleziona ritagli di giornale e indizi raccolti di persona; c’è la famiglia con due bambini e papà alcolizzato; la coppia del Sud, moglie procace, marito manesco; la prof dal passato misterioso; l’ottantenne maniaco della sua Opel Vectra per la quale, unico nel condominio, ha il permesso di parcheggio in cortile. Quando inizi a chiederti il senso di questi ritratti in interno – e forse anche a stancarti un po’ – il romanzo prende il volo: il papà alcolizzato sparisce, la coppia del Sud ha una lite violenta, Consonni si improvvisa detective e finisce rinchiuso in uno sgabuzzino, l’ottantenne auto-maniaco buca le gomme di chi gli ha usurpato il posto in cortile e i bambini decidono di aiutare il papà. Il racconto diventa veloce, non riesci a smettere, il caso intreccia le storie degli inquilini, le ingarbuglia, suggerisce false piste e finte verità, e quando arriva la polizia ognuno pensa che sia lì per lui. Ecco, questa forse è la cosa più bella: perché nessuno è mai del tutto innocente, e niente è in grado di ricordarcelo quanto la vita in condominio. Il finale è sensato e credibile ma riesce ad aggiungereu n piccolo elemento da favola per il povero Consonni, che davvero se lo merita – quasi a dire che se sei un nonno tenero, un pensionato onesto e appassionato (sia pure della cronaca nera), qualche piccola gratificazione te la meriti. Ma forse la cosa che mi è piaciuta di più sono i due bambini, Giammarco e Margherita, che hanno il coraggio di fare quello che i grandi non fanno più: volere bene nel senso di volere il bene di qualcuno, costi quel che costi. E non hanno ancora perso la speranza di poter cambiare ciò che li fa soffrire.
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Regina Al civico 6 (Todaro Edizioni, 2010, € 15,50, pp. 185). Milano, altra casa di ringhiera, altri inquilini, altro giallo: qui i personaggi sono tanti ma si impara subito a riconoscerli dalle loro piccole manie e dalla parlata (con tocchi esilaranti di dialetto milanese!). Succedono cose strane: una bici spostata, una maglietta volata via, una sveglia rotta, uno zerbino sporco… Piccolezze da vita di condominio che però a Regina, vecchia curiosa, sembrano tutt’altro che trascurabili, soprattutto perché ognuno di quegli oggetti ha, per il suo proprietario, un significato affettivo molto forte. Regina inizia a raccogliere indizi e tasselli e quando, a pagina 151, una donna cade dal balcone non è la sua morte l’aspetto più inquietante sul quale indagare. Il fatto è che in questo condominio di ringhiera tutto sembra essere cambiato da quando è arrivata una nuova portinaia e con lei alcuni nuovi inquilini. Come sempre accade in questi microcosmi, il modificarsi degli equilibri passa attraverso forti squilibri e i primi indiziati sono sempre gli ultimi arrivati. In questo caso un po’ di verità c’è, ma non posso dirvi altro anche se – lo confesso – ho sempre una voglia matta di raccontare i libri fino in fondo e tenere segreto il finale, come è d’obbligo, mi costa parecchio. Mi permetto però di dire che ci sono molte sorprese (e, secondo me, una sbavatura sul movente…). Ma vi sorprenderà anche sapere che il libro è opera di 5 amici che si sono conosciuti a un corso di scrittura: ognuno di loro ha un mestiere che non ha niente a che fare con la scrittura, non hanno aspirazioni letterarie, solo il desiderio di divertirsi insieme, mi ha raccontato Francesca Bogani, una di loro. Forse proprio per questo il giallo è riuscito bene, con una trama tutt’altro che scontata e una scrittura originale; mi sento di consigliarvelo e se faticate a trovarlo in libreria (purtroppo con le piccole case editrici a volte capita) ordinatelo su Ibs, non vi pentirete. Anzi, vi lancio una sfida: riuscirete a scoprire entro pagina 100 di chi è la voce narrante?
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Scritto da: Francesca Magni
[…] Gli scheletri nell’armadio (Sellerio € 13,00, pp. 219). Ho scoperto Recami l’anno scorso con La casa di ringhiera, (ve lo consiglio, da leggere primoa di questo), e non volevo perdermi Gli scheletri […]