un giallo tira l’altro
(Recami La casa di ringhiera
Regina Al civico 6)

18 agosto 2011

Sarà che in fondo non si inventa mai niente, sarà il caso, sarà che leggo troppi libri: mi è capitato di imbattermi in un romanzo che mi ha fatto pensare a un altro affine per atmosfera, ambientazione, trama. Non si tratta di plagio e non è stato spiacevole, ognuno di questi libri ha il suo perché. Ed è senza alcuna critica che ho deciso di recensirli entrambi, accostandoli per inevitabile attrazione, ma anche perché a volte, “orfani” di un libro che ci è piaciuto, andiamo in cerca di uno che ci restituisca quel sapore e quell’emozione. 

Francesco Recami, La casa di ringhiera (Sellerio, 2011, € 13,00, pp. 208). Le prime 80 pagine fotografano una casa di ringhiera alla periferia Est di Milano, appartamento per appartamento, inquilini inclusi. C’è Amedeo Consonni, tappezziere in pensione che si divide fra il nipotino e la mania per i casi di cronaca insoluti, di cui colleziona ritagli di giornale e indizi raccolti di persona; c’è la famiglia con due bambini e papà alcolizzato; la coppia del Sud, moglie procace, marito manesco; la prof dal passato misterioso; l’ottantenne maniaco della sua Opel Vectra per la quale, unico nel condominio, ha il permesso di parcheggio in cortile. Quando inizi a chiederti il senso di questi ritratti in interno – e forse anche a stancarti un po’ – il romanzo prende il volo: il papà alcolizzato sparisce, la coppia del Sud ha una lite violenta, Consonni si improvvisa detective e finisce rinchiuso in uno sgabuzzino, l’ottantenne auto-maniaco buca le gomme di chi gli ha usurpato il posto in cortile e i bambini decidono di aiutare il papà. Il racconto diventa veloce, non riesci a smettere, il caso intreccia le storie degli inquilini, le ingarbuglia, suggerisce false piste e finte verità, e quando arriva la polizia ognuno pensa che sia lì per lui. Ecco, questa forse è la cosa più bella: perché nessuno è mai del tutto innocente, e niente è in grado di ricordarcelo quanto la vita in condominio. Il finale è sensato e credibile ma riesce ad aggiungereu n piccolo elemento da favola per il povero Consonni, che davvero se lo merita – quasi a dire che se sei un nonno tenero, un pensionato onesto e appassionato (sia pure della cronaca nera), qualche piccola gratificazione te la meriti. Ma forse la cosa che mi è piaciuta di più sono i due bambini, Giammarco e Margherita, che hanno il coraggio di fare quello che i grandi non fanno più: volere bene nel senso di volere il bene di qualcuno, costi quel che costi. E non hanno ancora perso la speranza di poter cambiare ciò che li fa soffrire.

Regina Al civico 6 (Todaro Edizioni, 2010, € 15,50, pp. 185). Milano, altra casa di ringhiera, altri inquilini, altro giallo: qui i personaggi sono tanti ma si impara subito a riconoscerli dalle loro piccole manie e dalla parlata (con tocchi esilaranti di dialetto milanese!). Succedono cose strane: una bici spostata, una maglietta volata via, una sveglia rotta, uno zerbino sporco… Piccolezze da vita di condominio che però a Regina, vecchia curiosa, sembrano tutt’altro che trascurabili, soprattutto perché ognuno di quegli oggetti ha, per il suo proprietario, un significato affettivo molto forte. Regina inizia a raccogliere indizi e tasselli e quando, a pagina 151, una donna cade dal balcone non è la sua morte l’aspetto più inquietante sul quale indagare. Il fatto è che in questo condominio di ringhiera tutto sembra essere cambiato da quando è arrivata una nuova portinaia e con lei alcuni nuovi inquilini. Come sempre accade in questi microcosmi, il modificarsi degli equilibri passa attraverso forti squilibri e i primi indiziati sono sempre gli ultimi arrivati. In questo caso un po’ di verità c’è, ma non posso dirvi altro anche se – lo confesso – ho sempre una voglia matta di raccontare i libri fino in fondo e tenere segreto il finale, come è d’obbligo, mi costa parecchio. Mi permetto però di dire che ci sono molte sorprese (e, secondo me, una sbavatura sul movente…). Ma vi sorprenderà anche sapere che il libro è opera di 5 amici che si sono conosciuti a un corso di scrittura: ognuno di loro ha un mestiere che non ha niente a che fare con la scrittura, non hanno aspirazioni letterarie, solo il desiderio di divertirsi insieme, mi ha raccontato Francesca Bogani, una di loro. Forse proprio per questo il giallo è riuscito bene, con una trama tutt’altro che scontata e una scrittura originale; mi sento di consigliarvelo e se faticate a trovarlo in libreria (purtroppo con le piccole case editrici a volte capita) ordinatelo su Ibs, non vi pentirete. Anzi, vi lancio una sfida: riuscirete a  scoprire entro pagina 100 di chi è la voce narrante?

Scritto da: Francesca Magni

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(Recami La casa di ringhiera
Regina Al civico 6)”


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