la rana nel pozzo
(Li Cunxin L’ultimo ballerino di Mao)

14 dicembre 2010
Scritto da: Roberta Diliddo

L’ultimo ballerino di Mao, di Li Cunxin (Cairo Editore, pagg. 457, € 18,50). Eccomi qui a raccontarvi un altro viaggio. Questa volta la meta è la Cina di Mao. Quello che mi incuriosiva di questo libro era sapere, da chi aveva vissuto lì, in quel momento storico, cosa volesse dire. Che non sia stato un periodo facile per la Cina lo sapevo, ma la quotidiana durezza, il rigoroso e asfissiante controllo della vita e delle emozioni si capisce meglio se a raccontartelo è un bambino. Il protagonista si chiama Li Cunxin, nasce il 16 gennaio 1961 in una comune nelle campagne vicino a Qingdao. Lui e i suoi sei fratelli vivono praticamente con nulla. Tutto appartiene a tutti ma alla fine non c’è nulla per nessuno. La propaganda comunista sotto Mao è quotidiana e incessante. Ogni cosa è propaganda, ogni cosa viene controllata, non ci sono scelte, solo decisioni già prese, percorsi già decisi. Le classi sociali sono solo tre: soldati, operai e contadini. Gli unici a godere dei benefici sono Mao e i suoi quattro ministri. La paura è tale e così radicata che quasi non la percepiscono neanche. È semplicemente normale e giusto che sia così. Tutti adorano l’Imperatore e nessuno osa mettere in discussione la sua politica.
Un giorno il papà di Li Cunxin gli racconta una storia.
C’era una volta una rana, che viveva in un piccolo pozzo profondo. Il pozzo e il cielo che poteva vedere sopra di sé erano tutto il suo universo. Un giorno arrivò una rana che viveva fuori.
“Perché non vieni qua giù a giocare con me? È bello qui.” Le chiese la rana dal fondo del pozzo.
“Che c’è lì?” chiese l’altra.
“Qui c’è tutto. Qualsiasi cosa ti venga in mente.”
La rana su in alto sospirò. “Amica mia, vivi in un posto ristretto. Non hai visto nulla di quello che c’è qui nel grande mondo”.
Da quel giorno la rana nel pozzo cercò disperatamente di uscire, ma le pareti erano troppo alte e non ci riuscì mai. Cercare di uscire era un’impresa senza speranza e meglio sarebbe stato per la piccola rana non sapere che fuori da li c’era qualcosa in più.
Quella storia valeva per tutti i cinesi chiusi in quella realtà. Per questo la propaganda continuava a raccontare di paesi disgraziati dove si soffriva molto come in America o in Europa. Nessuno poteva uscire e niente poteva entrare.
Qualcosa però cambiò il corso della vita di Li Cunxin, quando a 11 anni venne scelto come allievo nella scuola di danza di Pechino voluta e diretta dalla moglie di Mao. È da questa selezione che arriva la possibilità di saltare fuori dal pozzo e di conoscere finalmente il bene più prezioso: la libertà.

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(Li Cunxin L’ultimo ballerino di Mao)”


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