l’amore che non si può
(Inoue Yasushi Il fucile da caccia)
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Capita spesso che le amiche mi consiglino libri, e che io sia presa da altro. Ma quando è uno che “lo devi proprio leggere”, lo vedo dal tono, dallo sguardo, da una fermezza diversa dal solito. In quei momenti, anche se a malincuore, abbandono i miei percorsi da cane da caccia – la traiettoria delle mie letture somiglia allo zigzagare di un bracco rapito da un odore. Mi è successo sabato: Adele mi ha messo in mano un piccolo Adelphi rosa, Il fucile da caccia di Inoue Yasushi (2004, € 7,50), e per convincermi a distogliere il naso dalla mia pista ha detto dai, è breve. Sono tornata a casa e per un’ora e mezza – tanto c’è voluto – non ho smesso di esserle grata. Questo è il romanzo con cui Inoue Yasushi debuttava come scrittore nel 1949, a 42 anni. È costruito in cinque parti con una geometria estetica che ricorda gli arredi di una stanza tatami. Un poeta riflette sul nesso tra un fucile da caccia e la solitudine umana e pubblica una poesia sulla rivista dell’associazione venatoria giapponese in cui descrive un cacciatore lungo un sentiero, con il cane e il fucile Churchill sulle spalle. Un cacciatore, Josuke Misugi, scrive al poeta; dice di essersi riconosciuto nell’uomo col fucile in spalla protagonista dalla poesia; e gli spedisce a seguire tre lettere molto personali che, lette una dopo l’altra, traducono in una storia reale il nesso, evocato dal poeta, tra un fucile da caccia e la solitudine umana. Le tre lettere che seguono sono di tre donne, Shoko, Midori e Saiko, che scrivono a Josuke per lasciarlo. Ognuna ha un motivo intrecciato con quello delle altre, ma non voglio svelarvelo, vorrei che leggeste questo libro: perché al centro di questa perfetta composizione narrativa c’è il tema dell’amore e delle sue declinazioni, coniugale, clandestino, lecito, illecito. Alla fine ti fai una domanda, e forse se la fa anche lo scrittore: l’amore più puro è quello che non si può tradurre nella realtà, o è l’impossibilità del reale che sprigiona l’essenza più pura dell’amore?
Infine: Inoue Yasushi racconta quello che si usa definire un “amore impossibile”. Considero questa definizione un assurdo logico. L’amore capita, arriva, succede, si manifesta, nasce, esiste. La sua stessa natura ci nega di definirlo impossibile. Può essere “non traducibile” nella realtà, in base a regole umane. Ma impossibile no.
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Tags: Adelphi, amore, Giappone, Il fucile da caccia, Inoue Yasushi
Che mi dite Dell albero Dell attesa di Enzo Cardente il bes t seller del web? Io l ho letto in tre gg, la mia amica me lo ha prestato..
l ho letto questa estate direi carino..
Anch’io l’ho letto ma non lo ritengo al livello di altri libri dello stesso genere… Magari solo per il fatto che è scritto in un modo molto sgrammaticato.
[…] tre donne – la moglie, una ex fidanzata e un’amante – parlano di lui), mi è venuto in mente Il fucile da caccia di Inoue Yasushi (Adelphi), in cui la moglie, l’amante e una nipote, scrivono allo stesso uomo […]
E’ vero, l’ho chiesto al diretto interessato e mi ha detto che la casa editrice che lo pubblicò non si curò per nulla della correzione… ora lo sta rielaborando e uscirà con una casa piu famosa!