quel buco che risucchia tutto il resto
(a Torino appuntamento con
Antonella Lattanzi autrice di Devozione)

8 novembre 2010
Tempo di lettura: 3 minuti

Sabato prossimo, 13 novembre, se siete a Torino o potete arrivarci, c’è una cosa da non perdere: il reading di Devozione, il romanzo di esordio di Antonella Lattanzi (di cui fra poco vi dirò), con musiche di una band strumentale fuori dal comune a cominciare dal nome, Gatto Ciliegia contro il grande freddo. Dove e quando: alle 17 alla libreria La Gang del Pensiero, corso Telesio 99, Torino; e poi alle 22 al circolo Arci Casseta Popular, via Tripoli 56, Grugliasco. Perché: perché Antonella Lattanzi è una persona che vale la pena conoscere e Devozione (Einaudi, 2010, € 18,50) è un libro che tutti dovrebbero leggere. È la storia di Nikita e Pablo, due 26enni che vivono a Roma per studiare ma si fanno di eroina. Non cocaina, non ecstasy: eroina, la droga di cui nessuno più parla, ma che i ragazzi continuano a consumare, in genere sniffandola, per contrastare gli effetti eccitanti delle sostanze di moda oggi. Nikita e Pablo vivono le giornate col solo obiettivo di farsi una pera, in alternativa vanno al sert a prendere il metadone, spacciato legalmente in teoria solo a chi entra in un programma di recupero. Pensiero fisso sono i soldi. Per quelli sono disposti a tutto, anche a sequestrare Annette, una ricca francese di passaggio a Roma, e questo incasina le cose perché quando sei un tossico non fai piani sensati, non sai dominare le emozioni né reagire a ciò che accade nella realtà, sei solo dipendente dalla tua dipendenza, col terrore della “rota”, si chiama così l’astinenza perché sembra la tortura medievale della ruota, che strappa gambe e braccia. Dilania. È questo che si prova, e Antonella Lattanzi lo descrive così bene che te lo senti addosso, ti sembra di essere tu il tossico e ti chiedi se lei non lo sia mai stata. «No, mai», mi ha detto quando le ho parlato: volevo che mi raccontasse come è nato Devozione che è un romanzo bellissimo, ed è anche molto di più di un romanzo. Antonella ha trascorso cinque anni in mezzo ai tossici, fingendosi una di loro, seguendoli ai sert, imparando le loro parole, la spada non siringa, un pezzo di roba non eroina. È salita con loro sull’autobus della morte, l’R5, a Napoli per Secondigliano, e mentre me lo raccontava pensavo che dovessero saperlo tutti come lavora una scrittrice “con le palle”, una che è nata nel 1979, è cresciuta a Bari, ha il dono della scrittura e l’intelligenza di applicarlo a storie come questa. Le ho chiesto di scrivere un pezzo per Donna Moderna, lo ha fatto, bellissimo, e vorrei leggeste almeno l’ultima parte: racconta di quando, con una ragazza tossica incontrata a San Lorenzo, è partita per Napoli, Secondigliano, a vedere com’è la quotidiana “caccia” di chi vive nella devozione all’eroina. «Abbiamo aspettato per ore. Lo vedevo che per la ragazza era da impazzire. Quando il pusher è arrivato è stato un attimo. Mi sono fatta fregare come niente: lei si è presa quasi tutta la roba, a me ha lasciato poche briciole. Le ho guardate: volevo tenerle, per ricordo. Ho avuto paura, le ho buttate. Di nascosto. La ragazza è scomparsa. Via, verso le spade. E io, col tempo, ho imparato a capire cosa succede nella testa di una persona che aspetta l’eroina: c’è solo il buco. E, se sei eroinomane, aspetti sempre l’eroina. E io, col tempo, mi sono accorta con terrore che capivo così bene cosa c’è nella testa di un eroinomane perché anche a me, a noi, spesso succede: che nella nostra testa ci sia solo una cosa, quella cosa, che risucchia tutto il resto. Il nostro buco».

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Antonella Lattanzi autrice di Devozione)”


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