Luciano Funetta Dalle rovine

4 febbraio 2017
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scritto da: Angelo Di Liberto

Luciano Funetta, Dalle rovine (Tunué, pp. 128, € 9,90). È la storia di un cambio di direzione, o sarebbe meglio dire di una discesa negli inferi repentina e necessaria. Luciano Funetta, autore del testo, sembra avere assimilato i miti tragici rielaborando le vicende di Orfeo che compie il suo viaggio nelle profondità dell’Ade. Il suo protagonista, Rivera, è un uomo che ha perso tutto: il lavoro, la moglie, il figlio. Vive nell’immaginaria città di Fortezza e si sottrae a qualsiasi forma di comunicazione col mondo esterno che non sia necessaria alla sopravvivenza dei suoi amati serpenti, allevati in casa in numerosissime teche. È a partire dalle doti di sciamano incantatore che inizia il suo viaggio oscuro dell’anima. Le creature striscianti sono simbolo dell’eros che inebria e crea un cerchio infinito. Ma mentre nel mito un serpente uccise Euridice che cercava di sfuggire Aristeo, uno dei tanti figli del dio Apollo, qui i rettili compiono con Rivera un’alchimia ad alto potenziale erotico, conducendo il protagonista nel mondo della pornografia d’arte e degli snuff movie. Da quel momento, l’uomo, capace d’incantare il male, si mescolerà con una moltitudine di destini conturbanti, andando incontro al fato. Eros e Tanathos, Amore e Morte, i confini entro cui si muove la scrittura minacciosamente nitida di Luciano Funetta che fa del suo protagonista l’unica via possibile alla maledizione del vivere. “Il mondo è una guerra tra ciechi e abbagliati” perché “gli uomini guardano una cosa sola fino alla morte. Poi se ne vanno credendo di aver guardato tutto, ma in realtà, in tutta la loro vita, hanno guardato in una sola direzione”. E quella direzione è la Caduta.

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