Olanda in bicicletta, giorno 3:
trekkershutten

23 agosto 2013

Il giovedì a Middelburg è giorno di mercato. Ci alziamo con la pioggia e giriamo fra bancarelle di fiori (gran quantità di dalie e girasoli recisi), wafel morbidi e gonfi o sottili e ripieni di caramello e pesce essiccato di tutte le specie, dall’aringa all’anguilla. Curiosi i banchi che vendono scovolini per pulire bottiglie di ogni forma e dimensione. La città, che in epoca nazista diede il suo tributo alla shoah e fu devastata da raid aerei, è di rara bellezza. La chiesa tripartita, formata da tre chiese in sequenza, ha vetrate, organi e lampadari di quello splendore sobrio delle chiese protestanti; il carillon del campanile suona musiche fantasia, compreso il tema di Love story.
Dobbiamo partire per Veere, nord-ovest, in direzione della diga che chiude il braccio di mare fra Zeeland e Schouwen-Duiveland. Ci vestiamo da pioggia e un attacco di ridarella ci atterra per dieci minuti: sembriamo gli spermatozoi del film di Woody Allen in versione Mars attack. Tempo di bardarsi e la pioggia si ritira, copriscarpe e panta-vento tornano nelle borse e i muscoli ancora provati ci portano fino a Veere sotto un cielo grigio ma asciutto.
Il villaggio è da cartolina, le case risalgono al ‘500 e al ‘600, come raccontano le scritte sui portali. Un mulino a vento, che scopriremo essere abitato, qualche pecora, strade acciottolate curatissime (sempre con ciclabile), galli ornamentali nei giardini, case senza tende alle finestre e un singolare ufficio turistico che ti prenota un “bed & brood” solo se appartenente al suo circuito e per 7,50 euro. Spesa che ci risparmiamo, anche perché trovare una stanza è impossibile. Scoviamo però un campeggio con le trekkershutten, casette di legno spartane ma poetiche. Si chiama Het Veerse Gat e ha una scuola di vela. Arrivarci è impresa che costa deviazioni ed errori (finiamo in un surreale campeggio immerso nella boscaglia paludosa e privo di reception: il check in è fai-da-te, con una macchinetta elettronica). La nostra casetta, quando finalmente la raggiungiamo, è su un prato davanti al braccio di mare in cui si trova una scuola di vela. La fauna mescola amanti dell’acqua dolce (papere, cigni, oche) e salata (granchi, meduse luminescenti e gabbiani) e i bambini si danno alla pesca con un secchio.

Chiudiamo la giornata con una passeggiata notturna fino a Veere, dove si mangiano ottime cozze e ostriche. I chilometri percorsi sono solo 23. Le telefonate in cerca di alloggio circa il doppio.

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