la crisi (anche interiore) in un racconto di sapore “neorealista”
(Marco Di Porto Nessuna notte è infinita)
Marco Di Porto, Nessuna notte è infinita (Lantana, € 15,00, pp. 140). Questo libro mi ha fatto pensare a una nuova forma di neorealismo. Racconta una realtà attuale e cruciale. Glauco, Karen e la piccola Lina sono una famiglia che fino a poco fa avremmo definito “ceto medio”, ausiliario del traffico lui, diplomata e impiegata in un’impresa di pulizie lei. Lo sfratto li raggiunge insieme alla crisi, i prezzi che lievitano, il mutuo inaccessibile, anche un affitto non agevolato non potrebbero permetterselo. Sono i nuovi poveri, famiglie come noi che si ritrovano dall’altra parte della crepa nel terreno sociale, la crepa che ci sta dividendo, come un sisma, fra salvati e nuovi poveri.
Glauco e Karen hanno lo sfratto. Sanno che un mattino arriverà l’ufficiale giudiziario a buttarli fuori. E infatti arriva. Marco Di Porto sa di cosa parla: a dieci anni, figlio di genitori separati, ha vissuto lo stesso calvario, il pellegrinaggio sui divani in casa di amici e parenti, prima di ritrovare un affitto popolare.
Ma questo libro, fresco e davvero nuovo, racconta anche un’altra crisi. Quella personale di Glauco, vittima di un padre aggressivo e depresso, di una famiglia come tante incapace di elaborare le relazioni, rimasta insieme contro ogni logica, facendo pagare il prezzo più alto proprio al figlio. Glauco è diventato adulto senza gli strumenti per analizzare la propria sofferenza, si è ridotto a viverci dentro annaspando, psicofarmaci, rapporti difficili con i colleghi, solitudine, ostilità verso Lina, che pure gli è dedita oltre misura.
La storia precipita in un climax discendente fino alla frattura più dolorosa, che apre alla rinascita. La catastrofe del presente offre nuovi indizi per interpretare il passato personale e, come accade in molte vite, la chiave di lettura che illumina la propria storia è, insieme, un tramonto e un’alba. Come dice il bellissimo titolo, nessuna notte è infinita.
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Scritto da: Francesca Magni
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Tags: Lantana Editore, Marco Di Porto, Nessuna notte è infinita
Letto cara Francesca, in parte condivido la visione di romanzo neorealista moderno. La quotidianità, l’acredine verso chi ha anche solo un pochino più degli altri, la fatica di barcamenarsi in una vita che diventa ogni giorno più difficile è perfettamente descritta, anzi difficile da leggere e da digerire per quanto risulta reale.
Se devo muovere una critica a questo libro, forse, è proprio riguardo al finale. Che mostra sì che “Nessuna notte è infinita” ma a mio parere si dilunga troppo. Mi è parso quasi di vedere uno di quei film americani dove, dopo il lieto fine, compare il cartello “1 mese dopo” e si vedono i personaggi nella loro nuova vita, cambiati, sereni. Ecco, proprio questa chiusa mal si accosta con il neorealismo.
Cara Adele, capisco la tua critica, forse si poteva chiudere prima. Ti do ragione. Credo sia un tipico difetto da romanzo di esordio. Personalmente però non l’ho trovato fastidioso, anche perché dopo il climax discendente una chiusura troppo rapida avrebbe lasciato con l’amaro in bocca. Non è un romanzo senza difetti (per esempio, all’inizio avevo l’impressione che le capacità introspettive di Glauco fossero un po’ sovradimensionate in rapporto alla sua estrazione culturale e ai tratti del suo carattere), ma nel complesso ho trovato una forza e una freschezza che mi hanno conquistata.
Allora, per farmene un’idea più chiara, aspetto Di Porto alla prossima prova!