Juliet Gael Romancing Miss Brontë

16 agosto 2012
Scritto da: Sara

Quando l’estate si avvicina mi capita di pensare, mentre curioso tra gli scaffali delle librerie, a quali letture mi dedicherò durante il periodo di riposo dal lavoro e così, se vedo dei libri che mi interessano, li compro e li metto da parte, con il preciso intento di leggerli proprio nei giorni di vacanza. Spesso sono libri un po’ più corposi, oppure dei classici a cui bisogna dedicare particolare attenzione perché la lettura è resa più difficile da un linguaggio non contemporaneo; alcune volte, invece, sono libri che mi colpiscono e, anche solo dal titolo o dalla copertina, so già che leggerò una bella e trascinante storia. Romancing Miss Brontë di Juliet Gael (Teadue, € 14,00, pp. 425) è il libro che ha “inaugurato” le mie letture vacanziere e devo ammettere di esserne rimasta proprio soddisfatta. Grazie a questo romanzo sono rientrata nella vita di tre scrittrici che ho molto ammirato da adolescente, ovvero le sorelle Brontë, Emily, Charlotte e Anne. L’autrice, in un abile e (a mio parere) riuscito intreccio tra realtà storica e finzione narrativa, ricostruisce la vita di queste straordinarie giovani, permettendo ai lettori di conoscerle più da vicino attraverso la lettura di un romanzo, anziché con lo studio di saggi o biografie. E’ stato molto interessante poter entrare nei loro pensieri e immaginarsi lo stato di agitazione e di eccitazione alla vigilia della pubblicazione delle loro opere prime: Agnes Grey, scritto da Anne Brontë e pubblicato sotto lo pseudonimo maschile di Acton Bell; Cime tempestose, celebre e unico romanzo di Emily Brontë, inizialmente stampato con lo pseudonimo di Ellis Bell; e Jane Eyre, secondo romanzo di Charlotte Brontë (ma primo in ordine di pubblicazione), reso noto sotto pseudonimo Currer Bell. Per riuscire a fare della scrittura la loro vita, le tre sorelle decisero, infatti, di pubblicare i loro romanzi utilizzando dei nomi maschili: ciò le tutelò, almeno inizialmente, dai pregiudizi che critici ed editori dell’Ottocento avevano nei confronti delle donne scrittrici, e permise loro anche di non esporsi direttamente, nel caso il pubblico non avesse gradito le letture. Uno dei più grandi ostacoli contro cui combatterono, poi, fu il padre: il reverendo Patrick Brontë, pastore anglicano, era un uomo molto severo e poco incline a certe “libertà”, ma la sua progressiva cecità e la particolare attenzione delle figlie ad agire sempre con discrezione si rivelarono un prezioso punto a favore delle sorelle. La figura del padre, così ampiamente descritta in questo romanzo, compare poco, a dire la verità, nei cenni bibliografici che riguardano la vita delle sorelle Brontë, facilmente reperibili da chi vuole approfondire. Quindi rimane da scoprire se, effettivamente, fu un uomo davvero così duro oppure se si tratti di una libertà che l’autrice si è presa nella redazione di questo romanzo.
Il libro, nella seconda parte, si concentra principalmente sulla figura di Charlotte, unica dei “tre fratelli Bell” a sopravvivere alla tubercolosi, dedicando anche ampio spazio al suo fidanzamento ed alla vita matrimoniale con Arthur Bell Nicholls, curato del padre. Alla soglia dei quarant’anni, Charlotte è una moglie devota e sollecita, una donna completamente diversa dall’autrice di successo che, fiera di se stessa, intratteneva timide conversazioni nei salotti londinesi in compagnia di altri autori acclamati. Il suo cambiamento è così radicale che io, da lettrice, per un attimo ho stentato a crederci, divisa tra la conoscenza reale che ho di Charlotte Brontë, attraverso la sue opere, e la lettura di questo romanzo, che rappresenta lo sconfinamento della Storia nella fantasia. Con una punta di orgoglio femminile l’avevo sempre immaginata come una donna la cui priorità assoluta fosse la scrittura, attraverso la quale parlare delle donne con modernità. Forse,
però, come è brillantemente romanzato in questo libro, Charlotte Brontë scriveva solo di sensazioni e stati d’animo assolutamente sinceri e veritieri: la realtà, per lei, non poteva essere modificata a piacimento per scrivere una storia, né tantomeno ciò poteva avvenire con i sentimenti. Voglio immaginarla, quindi, pienamente felice ed appagata dalla nuova vita matrimoniale, con la serenità e la frenesia nel cuore che solo l’amore vero può dare.

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