un romanzo epistolare… a senso unico
(Massimo Vitali L’amore non si dice)

14 ottobre 2011

Scritto da: Susy

A incuriosirmi di questo libro è stato proprio il titolo L’amore non si dice di Massimo Vitali (Fernandel, 2011, € ) e la curiosa copertina: un buffo omino che si tuffa in un mare di lettere e francobolli. Ed il libro alla fine è proprio questo. Un mare di lettere che Edoardo scrive a Teresa, donna della quale si è innamorato dopo che lei lo ha salvato da sicuro annegamento. Una specie di romanzo epistolare… a senso unico però.
Edoardo, dopo essere stato ripescato in piscina da Teresa che gli salva la vita, inizia a scriverle lettere.
Lettere d’amore e raccomandate per giunta!
Teresa, stanca di questa corrispondenza, gli intima di smettere. Non vuole ricevere più lettere d’amore né , tantomeno, raccomandate.
Edoardo inizia allora a scriverle delle lettere su argomenti i più disparati, senza mai parlare d’amore.
Le racconta quello che gli succede ogni giorno; le parla del suo lavoro, della sua famiglia, del suo barbiere, i vicini di casa, la vita di tutti i giorni.
Cose curiose, buffe, divertenti.
La maggior parte delle lettere che Edoardo invia a Teresa termina con una domanda. Perché una domanda presuppone una risposta. Chiedere è lecito, rispondere cortesia.
Più che una corrispondenza “non-amorosa”,  le lettere che Edoardo scrive a Teresa  sembrano le pagine di un diario.
Come se Teresa fosse una persona immaginaria alla quale Edoardo si racconta, con disincanto, ironia, un po’ anche con l’ingenuità di un adolescente che scrive una lettera con trepidazione ed il cuore in gola al pensiero di lei che l’aprirà, la leggerà e magari ne riderà, oppure la stapperà e getterà dentro al cestino senza conservare nel cuore una sola parola….o magari la conserverà, tra le pagine di un libro, dentro una vecchia scatola in cartone.
Alla fine il senso del libro sta proprio nel titolo: l’amore non si dice.  Forse perché non serve parlarne di continuo, sbandierarlo ai quattro venti, infarcirlo di parole romantiche e sdolcinate…
Mi è piaciuto molto un brano nel libro in cui Edoardo descrive il motivo per cui invia così tante lettere a Teresa. Eccolo: “Cara Teresa, non oso immaginare la nivea espressione del tuo viso quando al mattino ti desti e ancora intorpidita ma curiosa, nella tua eleganza del mattino, ciabatti ad occhi chiusi verso la buchetta delle lettere per vedere se ti ho scritto.
E nemmeno oso immaginare l’esplosione di letizia che avvampa nei tuoi occhi quando scopri che la mia lettera c’è, è lì, e non è neanche raccomandata.
Ecco allora alcuni consigli prettamente tecnici su come godere appieno di queste mie parole, senza affaticarti gli occhi o stancare la mente.
Dicono che il modo migliore di leggere sia attraverso una luce abbastanza forte ma non troppo, possibilmente con lampadina azzurrata, il foglio tenuto in verticale davanti al viso, reggendosi a qualcosa per non stancare le braccia come ad esempio un leggio.
Tutte balle. Io penso che il modo migliore per leggere specialmente le mie lettere sia quello di leggerle d i giorno, con la luce naturale del sole, magari seduta all’aria aperta nella panchina del parco dietro casa tua: gli uccellini cinguettano e le farfalle si posano sui tuoi capelli e ti fanno aria svolazzando con le ali minute.
Tu scopri il capo distrattamente e di tanto in tanto sorridi, pensando a quanto è scemo questo qui, poi una volta finito di leggere baci la lettera proprio al centro e la ripieghi scivolando con le dita lungo le stesse pieghe che ho voluto dare io. Rinfilandola nella busta stai quasi per alzarti quando lieve s’insinua in te un capriccio, e ti accorgi che prima di andare via vuoi rileggere quell’ultimo verso che ti aveva particolarmente colpita.
Allora riapri la lettera sospirando sia a quel verso sia a tutti gli altri che nel frattempo sei tornata a rileggere perché non ne hai potuto fare a meno, e prima di impararla a memoria a malincuore la ripieghi e la riponi al sicuro dentro la borsetta.
Capisci ora come una e-mail rischierebbe di deluderti”
Non è questo il bello di ricevere una lettera in fondo?
Il piacere di scoprire chi è il mittente, l’ansia di conoscerne il contenuto?
Una cara, ormai obsoleta lettera, con la busta, il francobollo, l’indirizzo scritto a mano, poi i fogli all’interno pieni di una fitta calligrafia….
E non abbiamo, almeno una volta, tutti, letto e riletto il contenuto di una lettera fino ad impararla a memoria???

Post letto 670 volte
Tags: , ,

2 commenti a “un romanzo epistolare… a senso unico
(Massimo Vitali L’amore non si dice)”


Scrivi un commento



*




Segui questo link per ricevere nuovi post dal blog!