il silenzio delle innocenti
(Monica Triglia L’altra faccia della Terra)

11 ottobre 2011

Monica Triglia, L’altra faccia della Terra (Mondadori Strade Blu, 2011, € 17,50). Ogni volta che un collega torna da un viaggio, divento come un bambino davanti a un film 3D: il racconto di un luogo che non conosco mi ipnotizza. Se poi il viaggiatore di turno si è infilato una qualche piega dell’umanità infelice e ne riporta un racconto vivo e vero, lo considero un regalo. Quando Monica Triglia tornò dal Guatemala, ricordo lo shock che riuscì a trasmettere. La storia che raccontava non è nota come dovrebbe. Donne, ragazze, bambine anche piccolissime sequestrate per ore su enormi macchine dai vetri scuri, stuprate e ributtate sul marciapiede come cosa usata; abusi che non vengono denunciati per evitare rischi peggiori, abusi che diventano routine, madre e figlia accomunate dalla stessa sorte di vittima indifesa e di tacito complice degli aguzzini: vedi il macchinone dai vetri fumé, sai, e taci perché non hai scelta.

A Città del Guatemala Medici senza Frontiere cerca di ridare una vita normale a queste donne. È quello che fa in molti paesi tragici del mondo, e al loro seguito Monica ne ha visitati diversi: da Haiti al Malawi, dall’Ucraina a Lampedusa, colonia della disperazione, fino al Pakistan. Dopo Peshawar raccontava con sconcerto la vita dei tanti (soprattutto le moltissime donne) che lavorano per Msf – psicologhe, medici, infermiere, ingegneri, architetti, addette alla logistica – costretti a spostarsi per la città tenendo costante contatto via radio, evitando le strade dove le bombe esplodono più spesso, arrendendosi all’impossibilità di fare tutto quello che sarebbe necessario.

Questo libro è il frutto dei viaggi di Monica, collega a Donna Moderna. Ci sono i racconti che ho avuto il privilegio di ascoltare dal vivo ogni volta che tornava. C’è la storia quotidiana di Msf, un esercito di persone normali che decidono di incrociare il loro cammino privilegiato con percorsi interrotti dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia: «non sono esaltate, né pazze, né animate da un particolare credo religioso. Ma persone come tante che vogliono fare qualcosa che abbia un senso», spiega Monica. Il senso prezioso dei suoi reportage, del lavoro di Msf e di questo libro lo riassume uno dei medici che l’autrice ha incontrato: «Essere donna tra gli ultimi della Terra significa essere l’ultima tra gli ultimi. Curare una donna, restituirle la salute, significa irrobustire tutta la sua famiglia, significa dare una chance in più ai suoi figli, significa irrobustire la sua comunità».

Qui tre immagini scattate da Monica Triglia ad Haiti, in Pakistan e in Malawi. La prima è Marie, che dopo aver perso la figlia  nell’epidemia di colera seguita al terremoto haitiano,  insegna alle altre donne, in una scuola di Msf, come difendersi dall’infezione. La sua è una delle tante storie raccontate in questo libro.

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(Monica Triglia L’altra faccia della Terra)”


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