se la Feltrinelli perde la testa… per amore
(Nicolas Barreau Gli ingredienti segreti dell’amore)
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Questo libro esce oggi. A me è arrivato in redazione qualche settimana fa. Scatola di cartone con nastro a scacchi rossi e, dentro, un pacchetto di carta velina: contiene il libro, una molletta che regge una minuscola lavagna tipo quelle che si appendono in cucina per segnare la spesa, e due posate di legno. La storia ha per protagonista una giovane cuoca che ha ereditato dal padre un ristorantino a Parigi; in fondo al libro, le ricette del “menu d’amour” di Aurélie, la protagonista. Il menu d’amour è quello con cui suo padre aveva fatto innamorare sua madre. L’ho letto e ho deciso di recensirlo su Donna Moderna perché penso possa incontrare il gusto di parte delle nostre lettrici. Qui c’è la recensione per il giornale. Ma anche qualche domanda. C’era proprio bisogno che la Feltrinelli perdesse la testa… per amore? Un lettore abituato a comprare libri Feltrinelli sarà contento di trovarsi a sorpresa dei polpettoni amorosi, segnalati al massimo da una illustrazione romantica in copertina ma non raccolti in una collana “dichiarata”? L’abituale lettrice di romanzi di questo genere li andrà a cercare tra le edizioni Feltrinelli? E sarà disposta a spendere 15 euro per una storia che altre case editrici da tempo adepte del genere rosa le offrono a prezzi più bassi?
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Nicolas Barreau Gli ingredienti segreti dell’amore (Feltrinelli, 2011, traduzione di Monica Pesetti, € 15,00, pp. 239). Se fossi una regista, di questo libro farei un film. L’atmosfera è quella delle commedie americane con lieto fine il giorno di Natale, sotto la neve. E c’è già tutto: i dialoghi frizzanti, l’ambientazione romantica (Parigi e un ristorante con tovaglie a scacchi rossi), i costumi (un abito verde, un cappotto rosso, un ciondolo), i personaggi lievi come zucchero a velo. Aurélie, aiuto cuoca mollata dal fidanzato, si imbatte in un romanzo ambientato proprio nel suo ristorante. Lei stessa è descritta, con l’abito preferito, mentre serve ai tavoli. Come è possibile? Vuole assolutamente conoscere l’autore, che però sembra irraggiungibile. In compenso c’è André, l’editor della casa editrice, che conosce lo scrittore ma non dice tutta la verità… Il giovane Nicolas Barreau (è nato nel 1980) non lascia molto all’immaginazione: sembra davvero di vedere un film (infatti l’idea qualcuno l’ha avuta e lo stanno già girando), ogni tanto puoi schiacciare il fast forward e andare avanti veloce senza rischio di perdere qualcosa, perché a pagina 40 sai già cosa succederà, e non ti sbagli. E questi, secondo me, sono i difetti. Ma sono anche i pregi: la trama romantica e la scrittura leggera regalano qualche ora di puro relax.
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Scritto da: Francesca Magni
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…confesso che se mi capitasse tra le mani nel momento giusto (magari a Dicembre, ultimi giorni di lavoro prima delle ferie, stress, anticipi, stanchezza e voglia di fuggire) lo leggerei. Ma condivido, da alcuni editori mi aspetto una sorta di eleganza e autorevolezza. Forse i tempi sono cambiati, nessuno pretende più polverosa sobrietà. Sembra quasi un malaugurio! E allora che la festa cominci!
Peccato ho sempre subito il fascino delle persone (e degli editori) eleganti e sobri, ma come canta qualcuno… non è tempo per noi.
Io non credo che siano i temi il discrimine: Feltrinelli ha toccato il tema dell’amore anche con i due romanzi di Glattauer che ho apprezzato molto, non è questo che mi scandalizza. È il tono: la commediola è rilassante, quando sei a casa con l’influenza e ti butti sul divano con un tè caldo è la lettura (o la visione) più indicata. Però… io credo che ci siano missioni (la qualità) che non si possono tradire. Non si devono tradire. Nemmeno in tempi di crisi. Nemmeno per fare cassa – che è l’ovvio obiettivo della svolta editoriale alla Feltrinelli. Non per snobismo ma per fedeltà a una storia, a un nome, a un pensiero, a un’idea di letteratura. Per fedeltà ai lettori che conoscono apprezzano e seguono la casa editrice che ha permesso loro di leggere grandi scrittori. Non abili scrittori di commediole già pronte per girarci un film.
bè…devo dire che la presentazione del libro, così come l’hai descritta, la scatola di cartone, il fiocco, la carta velina, la lavagna…è piuttosto “invitante”!
Ammetto di aver letto la recensione di questo libro su una rivista (ebbene si..ho tradito Donna Moderna….ma sono fedele e torno….) e leggendo leggendo ho pensato che questa Aurélie mi ricordava una certa Amélie e per associazione di idee ho pensato anche a Chocolat…
La sensazione che ho avuto di questo libro, senza averne letto neppure uno stralcio …è stata di dejavu per restare in ambito francese….
La storia a lieto fine, il romanzo d’amore infarcito di dessert, gateaux, pain au chocolat…credo che non potrei reggere (e con me la mia glicemia, la cellutite, i cuscinetti…..)
Se non avessi letto il libro, dopo le sue parole penserei che Feltrinelli si fosse messa a fare concorrenza ai romanzi Harmony.
Ma non è così.
E’ vero: c’è una storia d’amore e c’è Parigi. C’è persino il lieto fino, prevedibile.
Ma nel mezzo c’è molto, molto altro.
C’è una scrittura piacevole, intelligente, leggera e densa allo stesso tempo.
Ci sono personaggi ai quali ci si affezione; ci sono pagine da copiare nel proprio archivio delle parole e pensieri da collezionare, come quelli che Aurelie appende alla parete della sua stanza. Ci sono citazioni dichiarate e non di opere cinematografiche e letterarie recenti.
C’è un velo di Amelie (condivido) e qualcosa di Chocolat.
E’ buona letteratura, insomma: degna di essere letta, degna di essere stampata dalla Feltrinelli.
Quando la gente cominciò a leggere i libri di Harry Potter, in alcuni paesi si crearono edizioni dalla sottocopertina anonima per permettere ai seriosi impiegati e a discrete donne in carriera di leggere serenamente le avventure del maghetto anche in metro, senza incorrere nel biasimo della folla giudicante.
Non mi vergogno di leggere Harry Potter e non lo considero letteratura minore da giorni con il raffreddore: è denso e ricco molto più di tanti supposti libroni imprescindibili. Stessa cosa per Aurelie e il suo menù d’amore.
Grazie, Manola, per questa risposta. Aspettavo che qualcuno commentasse avendo letto il libro. Sono certa che “Gli ingredienti segreti dell’amore” possa incontrare il gusto di alcuni (molti?) lettori proprio perché è un prodotto “professionale”, ben scritto. Lasciatemi dire: molto furbo. Per me, però, un libro non può mancare di almeno una qualità: deve sorprendere. Che non significa avere una trama pirotecnica, intendiamoci! Significa lasciare a chi legge uno spazio ove espandere l’immaginazione, e possibilmente spingere a esercitarla in terreni e confini nuovi. Barreau utilizza l’intero immaginario della commedia sdolcinata e lo rende così “visibile” da non permettere deroghe; il set è apparecchiato con minuzia, qui più che leggere si guarda. Un filmetto, appunto. I personaggi sono così scontati che non ti lasciano scampo: hanno le facce di due bellocci di Holywood, lui mascella quadrata, lei molto bionda; offrono ben poco di interessante, come persone. La storia è così risaputa che ti senti anche preso un po’ in giro (io mi sono sentita così!).
Penso invece a Glattauer, di cui ho ampiamente parlato su questo blog: sempre Feltrinelli, sempre storia d’amore. Però nuova, costruita interamente su uno scambio di email. Un romanzo (anzi due, perché c’è il seguito) che esplora un genere di legame estremamente moderno, generato dalla posta elettronica e dal nuovo mondo virtuale con il quale ci confrontiamo oggi, una specie di quarta dimensione del vivere e del relazionarsi. Se non l’ha letto, glielo consiglio (prima “Le ho mai raccontato del vento del nord”, poi “La settimma onda”) e se lo legge mi interessa un suo commento – o possiamo darci del tu?
Infine: amo moltissimo Harry Potter! Li ho letto tutti via via che uscivano e poi li ho riletti ai miei figli.
Grazie e a presto!
Anch’io li ho letti, anzi bevuti, entrambi. mi sono molto piaciuti e li ho posti tra quelli da rileggere .
ciao a tutti.
Maria Grazia
Leggerò e le saprò dire!
Sono un’insegnante di lettere e uso Harry Potter da anni e anni per indurre le mie testoline di legno ad avvicinarsi alla lettura. Miracolo: funziona!
Quando a “Gli ingredienti segreti dell’amore”, è vero molto di quello che dice, ma non tutto, almeno così la vedo io.
A me Aurelie appare scialbetta e solo molto determinata, piacevole ma non bellissima: mi è molto più simpatica l’amica Bernadette. E Andrè è un bel ragazzo, sì, ma non di quelli che fanno girare la testa. Sarà che per qualche strana deformazione i bellocci non mi attirano. Chi scrive bene, a mio avviso, non può più di tanto creare a tavolino: le mani partono da sole, fanno a gara con il cervello e a volte non si capisce bene chi comanda, chi va più veloce. Ha presente le ultime pagine, quando Andrè descrive il suo stato di prostrazione, durante la stesura del manoscritto che gli ha chiesto il suo capo? Temo che solo chi è passato per la splendida esperienza di dover partorire un libro possa descrivere il tutto così bene. Così credo che puù che aver programmato diabolicamente un prodottino da ragazzine romantiche o da zietellone con bisogno di tenerezza… il nostro autore si sia limitato a voler scrivere (bene) una bella favola d’amore.
Non sono romantica, detesto le sdolcinatezze e la retorica mi fa venire il mal di stomaco; non leggevo storie d’amore da una vita e sono caduta in tentazione solo perché reduce da uno splendido viaggio a Parigi. Tuttavia devo molto a film (il libro una volta tanto non è all’altezza) come “Chocolat” o “Amelie”. Di tanto in tanto si ha bisogno di favole, di immagini da tenere dentro, di luoghi che ci viene voglia di visitare. Larsson mi ha portato a Stoccolma. Amelie a Parigi, qualche anno fa.
E’ mai stata al “Deux moulins”? E – anche se non esiste – non le è mai venuta voglia di visitare Lansquenet-sous-Tannes?
Quando diventerò ricca farò un giro in Inghilterra, non fosse altro per vedere i binari 9 e 10 della stazione di Londra e controllare un certo muro.
Nel frattempo, metto un punto a questo commento logorroico e ricomincio a sciabolare di penna rossa sui compiti dei miei poveri studenti.
Questo pomeriggio andrà a La Fletrinelli e farò acquisti; siccome faccio la pendolare avvalendomi dei mezzi pubblici di Roma, il tempo pro lettura a mia disposizione è molto limitato, ma mi sbrigherò. Grazie dei consigli!
Manola
Cara Manola, è così che funziona: c’è un margine di gusto e di incontro del tutto individuale fra una persona e un romanzo ed è piacevole condividere le impressioni della lettura anche solo nell’accezione del metterle in comune, se quella del provarle in uguale modo non è possibile.
Quanto a Harry Potter, un amico mi ha appena passato un libretto di una psicologa di Roma, Rita Ricci, che si intitola “Harry Potter, l’avventura di crescere”… Non ho ancora avuto tempo di aprirlo, ma se ne varrà la pena ne parlerò qui. A Harry Potter sono grata perché mi ha aiutata a parlare di molte cose importanti con i miei figli.
A presto!
la lettura dei vostri commenti mi ha portato a pensare che in fondo esite un libro per ogni momento ed un momento per ogni libro.
Personalmente appartengo alla categoria delle persone che non ha mai letto neppure una frase di Harry Potter nè di Twilight
Entrando in libreria, tendo a scansare i libri che fanno bella mostra di sè, con le fascette attorno alla copertina con su scritto “Caso editoriale…” oppure “Stampato in milioni di copie e tradotto in diecimila lingue”.
Tendo a scansare anche quei libri che diventano subito film campione di incassi…Eppure ci sono stati fim che mi sono piaciuti moltissimo e che mi hanno portata a leggere il libro per scoprire se il libro(come spesso accade..) era anche meglio. Penso a “L’amore ritrovato” con Stefano Accorsi, trasposizione cinematografica di “Una relazione” di Cassola, ad esempio.
Preferisco scovare tra gli scaffali, magari laddove si trovano i libri editi dalle case editrici che preferisco, dei titoli che mi colpiscono, o l’immagine in copertina o la trama che mi attrae, o un autore che mi è particolarmente piaciuto e che voglio approfondire.
Insomma, le logiche per cui ognuno di noi sceglie una lettura, sono personalissime e diverse caso per caso.
C’è chi ama i romanzi, chi le biografie, chi i gialli, chi i romanzi storici, chi i saggi.
Personalmente ho letto e colleziono tutti i romanzi di Camilleri con le avventure del Commissario Montalabano….per dire….più cinematografico di Montalbano!!!
Ecco. Penso ci siano momenti in cui abbiamo bisogno di evasione, di letture leggere, positive, romantiche con il lieto fine e momenti in cui abbiamo voglia di letture più impegnative, che inducono alla riflessione, che spingono all’introspezione.
Penso che…per maturare una cultura, e se di cultura non è corretto parlare,almeno una conoscenza adeguata, sia giusto leggere un po’ di tutto e scegliere, in base ai propri gusti…senza giudicare (come faccio io ad esempio….) un libro o un autore, senza prima averlo conosciuto attraverso la lettura….
Tempo fa una persona mi ha accusata di non avere personalità (parlando di lettura…) perchè leggevo di tutto un po’ senza scegliere in base ad un criterio specifico….
Non so se leggere di tutto un po’ significhi avere poca personalità…so che comunque mi aiuta ad ampliare i miei orrizzonti e a considerare altri punti di vista…..Libertà è anche questo no?
Io sono una grande sostenitrice della democrazia e libertà della lettura, del suo valore intrinseco di “piacere” e non di “dovere”: trovo che ognuno debba leggere perché gli va e ne prova piacere, e non sotto la costrizione della necessità di farsi una cultura e imparare qualcosa. Ognuno dalla lettura deve trarre quello che vuole. E ci sono libri per diversi momenti e con diversi intenti, da cui richiedo appunto differenti cose. Quindi nessuna condanna sul libro un po’ scontato ma che intrattiene. Quello che mi rende perplessa però è il fatto che, nonostante non si ami un libro, e certi del fatto che, essendo marchiato Feltrinelli ed essendo oltretutto rivolto al grande pubblico, riceverà ampio spazio nei giornali e ampio sostegno pubblicitario, lo si recensisca lo stesso. Non mi fraintenda Francesca, capisco che deve pensare anche al pubblico a cui rivolge il suo consiglio di lettura, però non ci sarebbero per caso stati altri libri da proporre loro, magari uno di quelli che non verrà recensito anche dalle altre riviste?