Federico Baccomo La gente che sta bene

25 agosto 2011

Scritto da: Elvia

Federico Baccomo La gente che sta bene (Marsilio, € 17,50). Il protagonista: Giuseppe Sobrenoni, cinico, maschilista, egocentrico, narciso, vuoto. Un uomo che ce l’ha fatta. È avvocato di punta della Flacker Grunthurst and Kropper, uno dei più importanti studi internazionali.  Guadagna soldi a palate, lavora spesso anche la domenica ma lo fa per libera scelta. Se gli venisse lo sghiribizzo, potrebbe andare a sciare anche di martedì e questo fa la differenza. Naturalmente non succede mai, ma non è importante, l’opzione lo rende un uomo libero, padrone del suo tempo, sicuro di essersi conquistato un posto al sole, nel mondo. Quanti Giuseppe conosciamo? Personaggi odiosi, per i loro sorrisini di sufficienza, l’aria da superuomini, o semidei. Sempre in vetta, al comando, tesi solo a collezionare allori. Un pericoloso senso di onnipotenza li contraddistingue. Sono sempre in pole position, l’occhio vigile, i sensi tesi alla competizione, pronti allo scarto. Le vittorie sembrano infinite, fino a quando anche il loro motore si surriscalda, comincia a perdere colpi, s’inceppa. Cosa trasforma un vincente in un perdente? Il confine è più labile di quanto si pensi. Denaro o felicità? Successo o sentimenti? Essere o avere? Fino a ieri non si era mai posto il dubbio, solo i pusillanimi credono che una cosa escluda l’altra, si accontentano. Lui si sentiva al di sopra delle cose, protetto da un’aurea di superiorità.  E’ bastato poco, invece, a piegare quel fastello di certezze. Il grande studio legale, di cui è anche riuscito a diventare socio, lo ha messo alla porta e lui non ha più riferimenti, motivi d’orgoglio. Lasciarsi andare è solo una breve tentazione. In realtà sa che proprio adesso deve giocarsi tutto, è l’unico modo, questo gli hanno insegnato a fare: pigiare sull’acceleratore, anche se la curva successiva è a gomito.

Una storia raccontata con leggerezza, che fa sorridere ma mette a nudo un intero sistema.

La gente che sta bene, che ha ricevuto molto, ha però troppo da perdere. Questo è il punto.

Federico Baccomo mi aveva già colpita con il suo Studio illegale, certe sue frasi erano da riscrivere, tra virgolette, sul Moleskine. Anche in questo secondo libro gli spunti sono tanti, si ride a denti stretti e si pensa. Giuseppe ti fa prima rabbia, poi pena. “Per chi? Per cosa?” Ti chiedi e dalla sua vita passi alla tua. Fai un bilancio del tuo tempo, rivedi gli incastri perfetti delle ore, dei minuti, dei giorni spesi. Mille cose da fare, per la realizzazione di sé. Cogliere il senso, passa in secondo piano. Il tempo per leggere il libro, 270 pagine, l’hai trovato e adesso ne risenti l’eco. Meglio fermarsi. D’improvviso ti è chiaro.

Una storia raccontata con leggerezza, che fa sorridere ma mette a nudo un intero sistema.

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