cronaca di un incendio di mezza estate

22 luglio 2011

Non avrei mai immaginato di chiamare i Vigili del Fuoco e sentirmi dire: Ci dispiace, gli uomini sono tutti impegnati con altri incendi. 21 luglio 2011, Salento, provincia di Lecce, comune di Corsano, marina di Funnuvojere, Italia. La strada scende verso un mare “piscinale” sotto scogli lunari. Penultimo giorno di vacanza, tardo pomeriggio, piccolo dramma a lieto fine, se si tralascia un pezzo di collina che resterà nera per chissà quanto; piccolo dramma in senso teatrale – si potrebbe proprio rappresentarla, questa storia. Parla di Nord e Sud, Italia e America, di mariti e mogli, di ruoli nell’emergenza, pregiudizi, voglia di eroismo, disservizi italici e italico fervore.

x

La vicina di casa, Sciura del Nord (d’ora in poi la chiameremo SN), si sta agitando nel suo accento lombardo, Ma guarda quel pirla, ma cosa fa, ma è matto? Se lo facesse da noi, in galera lo metterebbero! Ma roba da matti cosa non fanno ’sti terroni, e si sporge dal muretto della sua casa di vacanza verso la pendice della collina a sterpaglia e cespugli. La SN cerca di attirare l’attenzione del marito, imperterrito a leggere l’ultimo libro di Bruno Vespa. Ma va che roba!, alza la voce con la cantilena bresciana, la stessa con cui ieri parlava di Roby Formigoni che sa tante lingue e va a fare affari all’estero per noi.

x

x

Il Cognato torna dalla corsa pomeridiana, vede un uomo che brucia le ristoppie, come le chiamano al Sud, vede fuoco fuori controllo e si attacca al telefono, 115, ma i pompieri sono tutti occupati, 113, ma la linea non prende. Cerca di tranquillizzare la Fidanzata Americana (la chiameremo FA) che non può credere di trovarsi in mezzo a un incendio in lista d’attesa. La Suocera sfodera senso pratico: butta in una valigia le cose di valore e ci chiama, È meglio se tornate, c’è il fuoco vicino a casa, qualcuno bruciava sterpaglie .

x

Raccogliamo i bambini che stanno nuotando e ci mettiamo in coda sulla litoranea intasata di vacanzieri lenti e spensierati. Chiamo anch’io il 115 (Lo sappiamo, ma le squadre sono tutte impegnate con altri incendi), chiamo la padrona di casa. Dall’alto la costa è una bellezza, insenature a strapiombo, macchia mediterranea, ulivi, paesini bianchi e un filo di fumo. Si sente già l’odore, il Figlio Maggiore, in costume da bagno, ha gli occhi accesi e una vena di eccitazione, la Figlia Minore ripete a cantilena Ho paura, vorrei essere un’altra persona in questo momento. Il Marito minimizza, per tranquillizzare la figlia, e per natura.

x

Passa una buona mezz’ora, imbocchiamo la discesa per Funnuvojere, il fuoco corre a Nord Ovest, dal basso in alto. Accostiamo, il Marito si precipita verso la casa nascosta nel fumo, la Figlia Minore si precipita fra le braccia dello zio e piange, il Figlio Maggiore studia il ciglio della strada in fiamme e la collina ardente, il calore gli asciugherà il costume da bagno. Spalanco la porta dell’auto urlando al primo che mi si para davanti, Chi è quel cretino che ha dato fuoco alle sterpaglie con questo vento? Ma no, signo’, ma quali sterpaglie, non è mica stato quello!, dice un vecchio corpulento in canottiera blu. Come no?, l’hanno visto, quel cretino, lo so bene, l’hanno visto! Il Vecchio Incendiario (d’ora in poi VI) blatera, la Moglie dell’Incendiario (MI) è troppo gentile: Mettete la macchina dentro il nostro cancello, signo’, non volete entrare, qualcosa per i bambini?

x

Corro verso casa, voglio prendere i libri, sono quelli da recensire per il giornale, so che la casa non prenderà fuoco ma penso comunque che sarebbe un casino perderli, curiose le priorità in questi frangenti; i libri dei compiti delle vacanze invece li lascio lì, i miei figli li odiano e sai che fortuna avere un incendio come scusa.

x

Siete voi che state nella casa di Marisa, signo’?, mi chiede la gente sulla strada; sì, siamo noi, ma è tutta di pietra, mica brucerà. Le fiamme sono alte ma vanno verso la cima della collina, entro a raccogliere qualcosa, c’è cenere ovunque, davanti al cancelletto un gruppo di Corsanesi brizzolati con la pancia, uno è in costume da bagno, l’ho visto pescare cozze e ricci, sono gli stessi salentini di mezz’età che trovi seduti mattina e sera fuori dai bar, solo uomini e un mazzo di carte; i Vigili del Fuoco non sono ancora arrivati, Complimenti per la rapidità dei soccorsi: non è colpa vostra, lo so, ma che disastro! Che vuoi, signo’, è colpa di quelli là – e tutto il Coro dei Corsanesi (CC) ad annuire con l’eco; quello più massiccio ha l’aria da leader, sfodera la tesi arguta: Ma sapete cosa vi dico?, ancor più che loro è colpa nostra – e si punta addosso entrambi gli indici – siamo noi che ce li mettiamo, là. E appena hanno la poltrona si fanno gli affari loro. I pompieri non arrivano, mi concedo il lusso di una domanda, E che giunta avete a Corsano? Adesso Pdl, prima c’era la sinistra, ma non erano mica meglio. No, il qualunquismo che infanga senza distinguere no, non è mai tutto uguale, c’è sempre una differenza, qualcuno migliore c’è, un meno peggio esiste, e va scovato, riconosciuto, e va scelto. Lascio il CC al suo ritornello stupido e inconsapevole di quanto sia, anche, tragico.

x

Vedo arrivare la prima auto dei Vigili del Fuoco e il Marito che nel frattempo si è arrampicato dietro casa a pochi metri dalle fiamme: mi sbraccio inferocita, che scemenza è questa? Conosco una signora che è rimasta vedova così, un’estate in Sardegna, lui voleva vedere a quanto stavano le fiamme da casa sua, il fumo l’ha fatto svenire, il fuoco se l’è preso, tre figli orfani. Mi agito forsennata e il Marito mi fa un cenno di saluto come stesse guardando un bel panorama e volesse mandarmi un bacio. Intuisco lo sguardo eccitato, il brivido dell’emergenza. Il maschio moderno è come un cane da caccia costretto a vivere in appartamento, vede un piccione e gli si risveglia l’istinto, anche se non sa da che parte pigliarlo.

x

Torno dai miei figli che la MI ha preso sotto l’ala melliflua, li indottrina insieme al capannello di curiosi raccolti attorno a lei. Mi accoglie con sguardo drammatico da Madonna del Sud, Signo’, i vostri figli sono qui al sicuro, pensi che i miei nipoti sono là vicino al fuoco. Alzo gli occhi sui due mocciosi nipoti dell’Incendiario che hanno scorazzato finora fra le sterpaglie, perfettamente incolumi. Signo’, sono dovuti scappare, i nipoti miei, hanno sentito un botto, una bottiglia è esplosa. Tutti la ascoltano, è quella che sa cos’è successo, il palcoscenico è suo. Esplodo anch’io, Non diciamo scemenze, non c’è nessuna bottiglia incendiaria, c’è solo un imbecille che bruciava le sterpaglie con questo vento, se vogliamo difenderlo difendiamolo pure, ma non raccontiamo balle. Signo’, la vuole un po’ d’acqua per i bambini? Un dolce? Le tolgo da sotto le braccia la Figlia Minore, che ha gli occhi rossi e interrogativi, e il Figlio Maggiore in costume da bagno, è mai possibile che solo lui non sia riuscito a rivestirsi? Saliamo sulla litoranea mentre scende finalmente il camion dei pompieri.

x

Il Cognato cerca di dirigere le operazioni, vuole spedire donne e bambini nella casa dove alloggiano lui e la FA, in paese, lontano dal fuoco. Ma la FA ha il viso in fiamme, e non è un gioco di parole, sbraitano sul ciglio della strada, A San Diego si muore negli incendi, chi non sa spegnerli deve tenersi a distanza, ci sono persone esperte per farlo! Ma lui ha lo sguardo febbrile del cane da caccia, la tuta da supereroe che è sempre pronta e non aspetta altro, chi non sente il brivido di un po’ di tragedia? Il Cognato insiste, Andate a casa. Non ho con me la patente, dovrebbe guidare la Suocera, ma il suo senso pratico non si spinge fino al sangue freddo; la FA vorrebbe incenerire il Cognato, e non le do torto: millenni di evoluzione non sono passati invano, è dalla moglie di Abele che l’antifona è quella, a lui una morte più o meno eroica, a lei la pensione di reversibilità e i figli da crescere. Alzo la voce anch’io: Scordatevi di spedirci in paese per star qui a giocare ai pompieri; piuttosto andiamo tutti al parcheggio del bar sulla curva e aspettiamo di capire come si mettono le cose.

x

I Vigili del Fuoco sono pochi, hanno troppo lavoro, ne abbiamo visti ogni giorno di incendi come questo, il motore che aziona uno degli idranti sputacchia e si spegne di continuo, loro però sono espertissimi, prima le fiamme vicino alla strada e poi i cespugli ancora intatti sulla traiettoria del fuoco. Spegnere sarà l’ultimo lavoro, il primo è accerchiare, fermare. Si fa buio e continuano a spruzzare la collina sotto i fari dei camion, fotoelettriche neanche a parlarne, e l’auto della Protezione Civile giunta in soccorso extra è ferma in panne sulla litoranea.  Però l’emergenza è finita, i cani da caccia tornano al divano fingendo di non aver mai sognato altro, la Figlia Minore si consola, la FA per niente, un’ora per l’arrivo dei soccorsi è qualcosa che trascende ogni sua possibile indulgenza, il Figlio Maggiore, gli occhi ancora accesi, è in costume da bagno e inizia a fare un po’ fresco.

x

Scendo in casa a prendere le cose che serviranno per la sera, trovo fumo e cenere, il fuoco è arrivato al masso da cui il Marito mi aveva sventolato la mano, mi viene in mente il draghetto Grisù che gridava Farò il pompiere! – ma era una cosa da bambini. Per tornare alla litoranea chiedo un passaggio a un’auto che sale: Che disastro oggi, signo’!, dice mentre chiudo lo sportello, C’era qualcuno con delle bottiglie incendiarie.

x

È buio, adesso. È l’ora dei racconti e delle domande.

Il Marito pensa che saremmo dovuti andare in paese, noi donne e bambini, come diceva il Cognato, nelle emergenze non si discute, è come in barca, uno solo prende le decisioni.

Giusto, serve un comandante, ma perché per forza un uomo? E perché voi uomini qui e noi via, senza sapere, senza vedere, ignare e preoccupate?

È così da che mondo e mondo, noi uomini siamo più forti.

Ma se non sapete come si spegne un incendio, non servite a niente lo stesso.

Firenze è stata salvata dall’alluvione dalla gente.

Sì, uomini e donne.

Mi guarda e sorride, sa che non mi arrenderò mai a questi schemi e so che è anche per questo che mi ha sposata.

E quella donna, a mettere in giro menzogne che prendono il vento e divampano proprio come il fuoco?

Tu al suo posto non mi avresti difeso?

Non in quel modo. Resto pur sempre una donna del Nord.

Ora non dirmi che al Nord è tutto perfetto.

No, ma i Vigili del Fuoco sarebbero arrivati subito.

Forse.

Di certo! Come a San Diego.

x

Mentre spazziamo la cenere per tornare in casa a dormire e la collina respira fumo da morta, restano le ultime domande.

La SN (Sciura del Nord) andrà dai Carabinieri a denunciare l’uomo che ha innescato il fuoco?

La FA (Fidanzata Americana) avrà sufficiente amore per costruire un ponte dalla  California a questo Sud del mondo, un ponte andata e ritorno, che a mescolarsi si migliora tutti?

Il CC (Coro dei Corsanesi) smetterà di cantare il ritornello meschino?

Il VI (Vecchio Incendiario) brucerebbe ancora sterpaglie in una giorno di vento, se fosse costretto a risarcire l’intervento dei pompieri?

I Vigili del Fuoco, a cui il Cognato ha lasciato il proprio recapito, chiameranno per sapere come è andata?

La MI (Moglie dell’Incendiario), nel segreto della casa, riempirà di legnate quel deficiente del marito?

Una risposta la so: il Figlio Maggiore è di nuovo in costume da bagno.

x

Scritto da: Francesca Magni

c

Post letto 335 volte
Tags: ,

7 commenti a “cronaca di un incendio di mezza estate”


Scrivi un commento



*




Segui questo link per ricevere nuovi post dal blog!