il confine tra noi e la nostra fame di gratificazioni
(Todd Buchholz Rush)

29 giugno 2011

Negli Stati Uniti Todd Buchholz, economista ed ex consigliere della Casa Bianca, ha appena pubblicato un libro che teorizza il superlavoro: i molti impegni, le tensioni sarebbero un’ottima cura alla moderna ansia di vita. Rush: Why you need and love the rat race. Io ho cominciato un paio d’anni fa. Prima il Pilates due mattine a settimana; per recuperare il lavoro salto la pausa pranzo, ma il beneficio di un’ora trascorsa a scoprire muscoli che mai avevo sospettato di avere vale il sacrificio. Poi è stata la volta del corso di spagnolo, l’azienda ne propone uno ed è dal liceo che vorrei rileggere Cent’anni di solitudine in lingua originale. Leggere è una mania che ho da sempre, e così è arrivata anche l’idea di questo blog sui libri che ho amato di più; quando mi scrivete per discutere di un romanzo di cui ho parlato e la pagina web si trasforma in un salotto fra amici, sono felice delle ore di sonno sacrificate. Ero arrivata a un punto morto, di quelli in cui ti sembra di fare solo quello che devi e mai quello che vuoi, uno di quei punti in cui l’insoddisfazione manda in negativo la bilancia; allora ho pensato che se non potevo togliere gli impegni frustranti, potevo aggiungerne di piacevoli. Ho iniziato a correre di più, a dormire di meno, a usare meglio l’agenda, a non sprecare i ritagli di tempo. È stato come passare al livello due di un videogioco: più impegnativo, più elettrizzante, più divertente. La stanchezza è peggiorata e lo stress di conseguenza, ma era come se avesse un colore diverso, meno cupo. Uno stress allegro. Ogni giorno raccoglievo punti soddisfazione sufficienti a bilanciare i punti necessità-dovere-noia.
Ovviamente in America la teoria di Buchholz ha suscitato discussioni. Poiché una prolungata esposizione allo stress produce malattie (ne sono convinta, ma vale allo stesso modo in caso di “stress felice”?), si è posto un problema: quando è necessario mettere un limite? Il videogioco al livello due prende la mano, inizi a pensare che le ore del giorno siano infinite come i punti di una retta e che tra due attività possa sempre entrarne una terza. Si innesca un pericoloso senso di onnipotenza, il motore si surriscalda e le priorità iniziano a confondersi: continui a fare troppe cose. Non sai più dove fermarti.
La risposta mi è arrivata il pomeriggio in cui era fissata la riunione per un nuovo incarico di lavoro, in contemporanea al torneo di scherma di mio figlio. La riunione è stata interessante, ho presentato un progetto a cui avevo lavorato con gusto, una aggiunta di stress positivo. Però è andata per le lunghe e io ho lasciato che accadesse. Bruciando i semafori sono entrata in palestra mentre mio figlio scendeva dalla pedana. «Sono arrivato secondo e tu non c’eri», ha detto con un soffio che ha tirato giù il castello di carte costruito in due anni, il nuovo incarico, il blog, il corso di spagnolo, il Pilates, ogni piacere strappato nell’aria compressa dei ritagli di tempo. Non era semplice senso di colpa materno, quello che provavo, non era solamente la delusione di un bimbo di nove anni lasciato solo durante una gara. Non era lui: ero io, un dolore totalmente mio. Come quando strappi un legamento del ginocchio o sloghi una spalla. Qualcosa si era disarticolato dentro di me.
Il limite, come in tutte le cose della vita, è quello oltre il quale sentiamo di perdere noi stessi. Ce l’abbiamo tutti, una linea invalicabile, un luogo sacro che vale per noi e che nessuno può sindacare perché non è soggetto a scale di valore assolute; per me sono i miei figli e le cose da fare con loro. Ma potrebbe essere una passione, gli amici, una madre anziana, uno sport, un momento spirituale, un luogo di relax, un animale, un’abitudine. C’è uno spazio intoccabile, dentro di noi, che ci permette di essere noi. Un confine oltre il quale è giusto non ammettere niente e nessuno, nemmeno la nostra stessa fame di soddisfazioni.
Adesso sto risettando il videogioco.

x

Scritto da: Francesca Magni

Post letto 411 volte
Tags: , ,

6 commenti a “il confine tra noi e la nostra fame di gratificazioni
(Todd Buchholz Rush)”


Scrivi un commento



*




Segui questo link per ricevere nuovi post dal blog!