Michela Murgia Accabadora
Scritto da: Elisa Grego
Michela Murgia, Accabadora (Einaudi, 2010, € ). Una bambina forse “scomoda”, una donna sola: un incontro che durerà una vita, “fin che morte non vi separi”. La “femina agabbadora” era colei che, in Gallura, chiamata direttamente dai familiari del moribondo, poneva fine alle sue pene, praticando quella che oggi è conosciuta come eutanasia. Maria, ancora piccola, viene affidata all’accabadora del paese, che le terrà nascosto il suo segreto fino a quando la ragazza lo scoprirà da sola e deciderà di abbandonare la donna, ferita da un tradimento durato troppi anni. Solo quando Maria stessa si troverà di fronte alla scelta di dover compiere o meno lo stesso gesto compiuto dalla “madre” di nascosto per un’intera vita, arriverà la comprensione e, con essa, il perdono.
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E’ una lettura veloce, stimolante, leggera, ma si spezza quando la morale viene sfidata da una scelta inquietante.
La linea invisibile tra “ciò che si può e ciò che non si può” viene spezzata all’improvviso, inaspettatamente, anche se mi ero accorta che la linea di confine non era mai stata demarcata…… e mi sale la rabbia, la stizza…. mi chiedo:perchè finire di leggere un libro così?, eppure lo finisco perchè anch’io ho fatto alcune scelte nonostante sapessi bene “ciò che si può e ciò che non si può”.
L’eutanasia è un tema doloroso che riguarda tutti noi, io mi sono riconosciuta nell’Accabadora, non ho mai compuito il suo gesto, ma l’ho desiderato: Non dire mai “di quest’acqua io non ne bevo” .
Del racconto non ho apprezzato il rapporto tra Maria e Piergiorgio