Buongiorno, sì grazie!

31 marzo 2011
Scritto da: Adele

Nelle strade acciottolate del mio piccolo paese di montagna salutare chi incontravi per strada era un atto dovuto. Mia mamma mi raccomandava sin da piccola di non dimenticarmi di salutare e di salutare per prima, come segno di rispetto. Non stiamo parlando di secoli fa, solo della fine degli anni ’70. Ed io, ora montanara di città, continuo con questa mia abitudine veramente contadina.

Nella metropoli milanese nella quale abito continuo a salutare chiunque incontri sui pianerottoli, i miei vicini di casa, i miei dirimpettai, il barista dell’angolo ed il tappezziere, il portinaio filippino che ha la figlia alla stessa scuola materna di mio figlio, l’anziana signora dello stabile accanto al mio.

Così facendo mi pare di rendere più vivibile il mio quartiere, di ridurlo a dimensioni umane.
Per questo motivo ho letto con un amaro sorriso sulle labbra l’articolo di Ilvo Diamanti su Repubblica, Buongiorno, no grazie.

Ecco, vorrei insegnare ai miei figli  a salutare chi incontri perchè, come dice Diamanti, “La persona che saluti diventa qualcuno che “ri-conosci” anche se non lo conosci. Qualcuno che, a sua volta, ti ri-conosce, per reciprocità. Un “quasi” prossimo. Un “non estraneo”, Un cenno di saluto serve, dunque, a tracciare un perimetro dentro il quale ti senti maggiormente a tuo agio. Meno estraneo. Come avviene dovunque tu conosca o almeno riconosca qualcuno.

Altrimenti, per quel che mi riguarda, mi sento spaesato. Fuori con-testo. Non dispongo, cioè, di un testo condiviso, di un linguaggio comune ad altri, anche se espresso senza parlare.

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