Esopo… e oltre

14 febbraio 2011
Scritto da: Carla Susini

C’era una volta una Volpe, narra Esopo, che passò in un bel sentierino. Vide una pianta di vite e sulla pianta di vite un bellissimo grappolo d’uva. Gli piacque così tanto, che, nonostante fosse molto alto, cominciò a saltare e saltare, pregustandone il dolce sapore. Dopo salti e salti, tentativi e tentativi, la Volpe, sfinita, guardò il grappolo, troppo alto per lei, e disse, “l’uva è acerba”, e se ne andò.
Abbiamo sempre riso della Volpe, ignara dei propri limiti, ambiziosa e presuntuosa. Ma il dolore della Volpe l’abbiamo mai considerato? Lo scorno di chi prova e riprova a raggiungere un risultato, una persona, l’idea di una vita dolce e succosa e poi, per sfinimento, per stanchezza, ad un certo punto si rende conto che l’oggetto del suo desiderio, non solo è troppo altrove ma anche che i suoi sforzi non hanno senso. I suoi mezzi sono limitati.
E dice, indispettita, è acerba, non mi piace più.
Dal momento che questa storia mi tocca molto, ed anch’io tanto spesso mi sento la Volpe, voglio raccontare di nuovo questa storia a modo mio.
C’era una volta una Volpe, che passò in un bel sentierino. Vide una pianta di vite e sulla pianta di vite un bellissimo grappolo d’uva. Le piacque così tanto, che, nonostante fosse molto alto, cominciò a saltare e saltare, pregustandone il dolce sapore. Dopo salti e salti, tentativi e tentativi, la Volpe, sfinita, guardò il grappolo, troppo alto per lei, e disse, “l’uva è acerba”, e se ne andò. Era il tempo in cui l’uva matura e, girato l’angolo, trovò un’altra pianta di vite, più bella della prima, che nasceva proprio sul sentierino e con dei grappoli belli e succosi a portata delle sue corte zampette. La Volpe, invece che distogliere lo sguardo perché troppo provata dal grappolo precedente, si rese conto che l’uva le piaceva ancora tantissimo ed era perfettamente matura, che il suo errore era stato quello di pensare che l’uva per cui si era sforzata tanto, fosse l’unica uva sulla faccia della terra. Rise di se stessa, del suo orgoglio e della sua miopia, si avvicinò alla pianta, la ringraziò, colse l’uva, e, con molto piacere, la mangiò.
DEDICATO A TUTTI QUELLI CHE HANNO DIFFICOLTA’ A RICONOSCERE I PROPRI LIMITI E CHE HANNO POCA FIDUCIA NELL’ESISTENZA

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