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(Jodi Picoult La custode di mia sorella)

15 gennaio 2011
Scritto da: Laura

Jodi Picoult, La custode di mia sorella (Tea, 2007, € 8,90). «Se i vostri genitori vi hanno messo al mondo per una ragione, è meglio che quella ragione continui ad esistere, perché se mai se ne andasse, voi fareste la stessa fine.» (pag. 14). Kate ha la LAP, un sottotipo molto raro di leucemia mielode. Anna no. Anna ha tre anni meno di Kate, sua sorella. Anna ha qualcosa di così prezioso che sua madre ha un sogno grandissimo per lei: ha una combinazione di sei proteine che le permetteranno di essere la salvatrice di sua sorella. Lei è stata geneticamente programmata per questo. Donazioni di cellule staminali, linfociti, midollo osseo. Poi quel rifiuto. «Anna doneresti un rene?». E la scelta tra quello che è eticamente giusto e quello che lo è moralmente. Tra l’accanimento per la vita e la sopportazione della stessa. Tra il futuro di una sorella o dell’altra. Quella scelta che un avvocato, un tutore, un giudice, un genitore, un ragazzo non riescono a prendere. Che ha mille risposte, tutte sbagliate e tutte giuste. Di LAP si muore, si salva il 20-30% dei pazienti in cui la terapia viene iniziata immediatamente. E se Kate fosse uno di questi?
Un libro toccante, che attraverso la malattia e gli sguardi di tutti i personaggi che gli girano attorno entra dentro di noi, scorre nel nostro sangue e sviluppa nel nostro cervello domande sui progressi della scienza. Per poi arrivare ad un’unica, valida, risposta: la vita non smetterà mai di stupirci.

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