autopsia di un matrimonio
(Claudia Piñeiro Tua)

20 gennaio 2011

Tempo di lettura: 2 minuti

Non ho mai avuto troppa passione per i gialli, i thriller, i noir e qualunque storia di delitti e crudeltà. Come diceva Flannery O’Connor, per il male basta la realtà, non c’è bisogno della letteratura. Tuttavia ammetto che i gialli, come i videogiochi, hanno il salutare potere di distrarti proprio dalla realtà, quando essa lo richiede. Quando ne leggo, è per necessità di far vagare la mente in luoghi non sospetti, ove abbia certezza di non trovare specchi rivelatori né pungoli sapienti. Eppure qualche volta questo può succedere anche con un giallo. È il caso di Tua (Feltrinelli, 2010, traduzione di Michela Finassi Parolo, € 10,00), della scrittrice argentina Claudia Piñeiro, classe 1960, drammaturga e romanziera affermata in Sudamerica. Tua non è un giallo classico perché come è morta Alicia Soria lo vediamo con i nostri occhi nel primo capitolo, o meglio, con gli occhi di Inés che ci racconta quasi l’intera storia. Eppure è un giallo, senz’altro uno psico-giallo e si resta col fiato sospeso fino alla fine. Ma partiamo dall’inizio, perché è dall’inizio che questo libro ti inchioda – si rischia di leggerlo camminando –  perché è scritto con ironia salace dalla prima all’ultima riga.

Inés, casalinga puntigliosa e moglie devota, sospetta che Ernesto la tradisca; ne ha la conferma quando trova dei messaggi scritti col rossetto e firmati “Tua”. Una sera lo segue in un parco dove l’amante, preda della disperazione, l’ha supplicato di raggiungerla. Sotto una pioggia torrenziale Inés vede il marito e Tua, ovvero Alicia Soria, ovvero la di lui segretaria, litigare con furia e Ernesto spintonarla facendola fatalmente battere su un sasso. Inés comincia a tramare per salvare il marito, fedifrago è vero, ma pur sempre suo e forse un po’ imbranato come tanti uomini. Inés gli procura un alibi e con astuzia se lo lega stretto stretto, ora sono uniti in una verità che nessuno dei due può raccontare. Ma indagando sulla morta, Inés scopre l’esistenza di Charo, nipote di Alicia, e quello che sembrava un triangolo diventa un quadrilatero e quello che sembrava un marito poco appassionato ma remissivo si rivela un uomo  scaltro e determinato e quella che sembrava una donna innamorata del marito si rivela una moglie pronta a uccidere pur di restare moglie. Questo psico-thriller pieno di sagacia e dal finale inatteso riesce a intrufolarsi nella camera da letto di molte famiglie normali (sullo sfondo, la solitudine della figlia adolescente Lali e un dramma che non vi rivelo) e a fotografare una verità di molte coppie che trascende l’amore, l’onore e ogni altro dignitoso sentimento: «Dopo vent’anni, il matrimonio smette di essere quello che è per diventare quello che uno crede che sia». Nel caso di Inés, la sua stessa identità.

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