a letto con… il Reader
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Ho ricevuto in regalo un Reader della Sony e dopo un pomeriggio ad aprire account su librerie on line e a scaricare ebook (qualcuno gratis, qualcuno a pagamento), me lo sono portato a letto. È lì che amo leggere. Piego in due il cuscino e mi stendo, la posizione è collaudata. Il Reader è grande come un tascabile, anche se l’area leggibile è un po’ più piccola; però puoi settarla delle dimensioni che preferisci e quella giusta per te la trovi senz’altro. La prima cosa che noto è che lui è un po’ freddo; metto un lembo di coperta tra il suo bordo metallico e la mia mano, ma immagino che in estate mi piacerà così. La lampada sul comodino deve essere accesa, il Reader non ha illuminazione, se c’è luce lo leggi, se è buio no, come un libro, e penso che questo risparmierà i miei occhi provati da troppe ore al computer. Ho scaricato gratis da feedbooks.com Wuthering Heigths, ovvero Cime tempestose di Emily Bronte, uno dei miei romanzi preferiti, sono secoli che vorrei rileggerlo in inglese. E qui scopro il primo vero grandioso vantaggio di un reader: bastano due colpetti sulla parola che non conosci perché compaia a piè pagina la traduzione tratta dal dizionario che, tra i 12 contenuti nel Reader, hai scelto di installare. I colpi puoi darli col dito o se preferisci con una specie di bacchetta magica che sguscia fuori dallo spigolo del Reader e che serve anche per evidenziare o per sottolineare a mano, proprio come una matita – quella che dal mio comodino sparisce sempre. Quando hai finito di leggere, con un paio di tocchi semplicissimi metti un segnalibro, quando riaprirai l’ebook ti ritroverai al punto in cui eri arrivato.
Con il Reader si può anche ascoltare musica e si possono scrivere o disegnare delle piccole note. Non naviga, però, non è un iPad né uno smartphone: è una scatoletta che contiene tutti i libri che vuoi, migliaia, in formato digitale. Certo, non puoi sfogliarli, niente copertina (vado sempre a vedere di chi è l’immagine, e qualche volta cerco di indovinare), niente quarta di copertina né note sull’autore, non hanno pagine che frusciano, non li vedi sgocciolare sotto le mani misurando a occhio se hai superato il giro di boa di metà libro – anche se in basso è scritto a che pagina sei, per esempio 37/280: però quanto è grosso o quanto pesa un libro di 280 pagine non lo sai più, qui è tutto 217 grammi, il peso del Reader. Se penso ai quintali che peseranno le librerie di casa mia, be’, è una rivoluzione. Penso anche al futuro, alla casa dei miei pronipoti senza i libri sugli scaffali che sono così colorati, così vivi, così (anche) oggetto d’arredo. Non le vedrò, quelle case, e di certo avranno una nuova bellezza. Alcuni dubitano che accadrà mai, ma io credo che sì, un giorno i libri di oggi saranno l’equivalente dei manoscritti medievali o degli incunaboli cinquecenteschi, ne avremo di altre forme, altri materiali, altre dimensioni e anche altre funzioni. Nel frattempo viviamo in una terra di mezzo, come quei due anni dall’arrivo dell’euro in cui ho continuato a eseguire faticose conversioni di prezzi finché un giorno mi sono accorta di avere smesso di farlo; come quando per scrivere la tesi di laurea mi regalarono il primo pc (un 386, ve lo ricordate?) e la prof mi disse scrivi direttamente con la tastiera, mi raccomando, ma io un po’ scrivevo a mano e un po’ copiavo finché un giorno la tastiera mi è entrata nei polpastrelli, ora riesco a battere con dieci dita a occhi chiusi, il pensiero si è regolato sull’andamento dei tasti e non sa più scorrere dal cervello alla penna, che oltretutto la mia mano ha disimparato a usare. Non sono nostalgica per natura, ho sempre l’impressione che quello che ho oggi sia meglio di quello che avevo ieri. Un giorno dirò lo stesso del reader, immagino, e per un po’ passerò da lui ai libri di carta e viceversa – sto per partire per un lungo viaggio in aereo, e il Reader è senz’altro un ottimo alleato. Però ieri sera, dopo aver letto un po’ di Educazione siberiana di Nicolai Lilin (Einaudi, 2010, ebook € 9,99), non sono riuscita a spegnere la luce senza aver scorso qualche riga di un altro libro. Di carta.
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Ho anch’io un reader da Natale e mi sono trovata in tutto quello che hai scritto…ho la casa invasa dai libri e ho desiderato (e rischiato) più di una volta di prosciugare il conto in banca in una libreria. Tutti mi dicono: “Sì, bello, ma vuoi mettere il fascino di sfogliare un libro di carta?”. D’accordissimo, ma di questo passo tra qualche anno dovrei probabilmente comprare una seconda casa per i libri ; )
Trovo che il reader sia un’ottima soluzione per ovviare a problemi di spazio e, perchè no, di soldi (anche se, ahimè, non costano pochissimo nemmeno gli e-books). E vogliamo mettere la comodità di portarti un tomo da 800 pagine in borsa e tirarlo fuori tutte le volte che hai un momento libero? Se poi un libro ti piace e desideri che se ne stia lì, in modo non virtuale, sulla tua libreria, sei sempre libero di comprare la versione cartacea.
Ora ho anche un iPad e voglio raccontare la differenza di un libro letto con questo tablet rispetto al Reader. Condivido pienamente quello che dici e sono convinta che la carta non morirà (come non è morta la radio all’arrivo della tv); dovrà solo riposizionarsi, trovare un suo nuovo spazio nel mondo, che si fa sempre più affollato, variegato, fantasioso, confuso ed esigente.
Anch’io ho un reader da un bel po’, non ricordo di preciso da quando, 6 mesi o un anno.
Rapporto ambivalente. Mi ritrovo in molto di quello che scrivi.
Mi piace l’immediatezza di ottenere ciò che voglio leggere con pochi click (anche se, vuoi mettere la goduria di aprire un pacco Amazon?) e il dizionario incorporato è una cosa fantastica.
Soffro però per la mancanza di tridimensionalità e per la memoria. In un’indagine scientifica fatta per conto del nuovo giornale online di Murdoch ho letto che la lettura a video produce un 20% circa di memorizzazione in meno rispetto alla lettura di un identico testo su carta.
Forse i nostri pronipoti impareranno a memorizzare a video, io faccio un po’ fatica.
Interessantissima questa indagine sulla memorizzazione! Effettivamente in questi 15 anni in cui ho lavorato sui testi di un giornale, ho sempre percorso istintivamente un doppio binario: lettura a video per correggere e controllare, lettura su carta per capire e memorizzare. Credi ci sia una base scientifica di questo fenomeno o che l’adattamento e l'”evoluzione” delle prossime generazioni colmeranno questo svantaggio o addirittura riusciranno a costruire un nuovo vantaggio nella lettura a video? Vorrei rintracciare quella ricerca, hai un link?