lunga vita al punto e virgola
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Ho sempre amato il punto e virgola. Detesto la “d” eufonica quando la e precede una parola con vocale – preferisco Abelardo e Eloisa a Abelardo ed Eloisa. Però amo il punto e virgola. Ci sono vecchi arnesi della grammatica che l’italiano dei tempi moderni ha pensionato, e perché no? Ma il punto e virgola no! È una pausa sottile nel respiro di una frase non finita: se usi il punto frammenti il pensiero; se usi la virgola sforzi il fiato. Che bello trovarlo difeso pubblicamente da Silvia Avallone, sul Corriere della sera di oggi. Il suo articolo inizia così: «Dostoevskij racconta così l’attimo seguente a quello in cui Raskolnikov cala l’accetta sulla nuca della vecchia strozzina: “Egli si scorsò, la lasciò cadere e subito si chinò verso il suo viso; era già morta”. Ora, come riusciremmo a verificare la morte in tutta la sua raggelante pausa, come potremmo trattenere il respiro calandoci anche noi sul volto impietrito dell’assassinata, senza quel geniale, assordante, punto e virgola». E concordo con la chiusa: «se è vero che la punteggiaturta serve a suggerire i silenzi, allora la sua scomparsa significa che vince chi grida più forte, chi la spara più grossa, e si perde il significato delle cose. Il punto è che le cose, nella realtà, sono sfumate e complesse. Non è possibile dire una cosa intelligente ogni due minuti, non è possibile neppure capirla in due minuti. Ci vuole una pausa. Ci vuole il punto e virgola».
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molto interessante. Ho sempre vissuto il punto e virgola come un segno misterioso che mette in rilievo le mie incertezze di scrittura. Ho cercato nel tempo di affrontare il problema e di sfruttare le sue potenzialità espressive…ma le perplessità persistono.
Ho segnalato il bel post su https://twitter.com/DBMnews
Grazie per averlo segnalato. Più che le incertezze della scrittura per me il punto e virgola sottolinea le sottigliezze, gli snodi, i punti di svolta del pensiero. Sfumature in corso di elaborazione. Lo uso ostinatamente anche su Donna Moderna, nonostante il senso pratico del linguaggio giornalistico lo abbia gettato via tra la roba vecchia…
“Ed” era un must della mia (traumatica) prof di matematica al liceo, la Mariani, altresì detta la donna dal polpaccio di marmo per i suoi trascorsi da ciclista. Lo usava anche parlando e te lo correggeva sia nelle interrogazioni alla lavagna che nei compiti scritti di fisica, con un bel segno di penna rossa. Una donna completamente inacidita, per sua fortuna rinata dopo la pensione e il primo nipote.
Per quanto riguarda il punto e virgola, piace tanto anche a me: nel suo essere a metà aiuta i periodi complessi.
Un altro segno di punteggiatura che amo e di cui abuso (come tu sai bene) è il punto esclamativo. Mi piace, mi piace tanto! Una volta mi sembra di aver letto una citazione, credo di Mark Twain, che diceva “Mettere un punto esclamativo è come ridere di una propria battuta”, ma a me mi garba lo stesso, mi da un senso di entusiasmo e di… simpatia. Va bene, un po’ ridondante a volte, ma da qualche tempo non riesco proprio a farne a meno!!