autobiografia di tutti noi
(Annie Ernaux Gli anni)

27 aprile 2019
Annie-Ernaux
Scritto da: Francesca Magni

Annie Ernaux, Gli anni (L’Orma Editore 2015)
Se inizi a leggere Annie Ernaux non ti fermi finché non hai finito tutti i suoi libri. Consiglio di lasciare per ultimo Gli anni, un testo ‘definitivo’, autobiografia di tutti noi. Storia del tempo vissuto da una donna – l’autrice – nata nel 1940 e di chi ha percorso lo stesso tratto di strada o solo una parte. Annie Ernaux è francese, ma il suo ritratto dei costumi, della politica, delle donne, del sesso, dei desideri, della famiglia, dei consumi, dei modi di dire, delle classi sociali, del (ben)pensare, tutto ciò che racconta è in buona parte anche nostro.

Ho rivissuto, nel  racconto scritto in un tempo imperfetto indefinito e al tempo stesso assoluto, la storia dei miei genitori e dei miei nonni, i ricordi d’infanzia e poi la mia adolescenza e il mio presente in quest’era digitale e di internet che ha operato “la straordinaria trasformazione del mondo in discorso” come scrive Annie Ernaux. La sua prosa ha una forma di dolcezza perentoria, con le parole trafigge tutto cià che siamo, che proviamo.

Ma non voglio dire altro: perché Gli anni è davvero un libro ‘definitivo’, parla da sé, tanto che nelle ultime pagine sembra includere persino la propria recensione…


Ha perso il senso del futuro […]
Lo sostituisce un sentimento d’urgenza, struggente. Ha paura che, invecchiando, la memoria torni a essere nebulosa e muta come nei primi anni dell’infanzia – anni di cui non si ricorderà più. […]
Ciò che conta per lei è afferrare la durata che costituisce il suo passaggio sulla terra in una determinata epoca, il tempo che l’ha attraversata, il mondo che ha registrato in sé semplicemente vivendo. […]
Si guarderà dentro solo per ritrovarci il mondo, la memoria e l’immaginario dei suoi giorni passati, per cogliere i cambiamenti di idee, credenze e sensibilità, la trasformazione delle persone e del soggetto, ciò che lei ha conosciuto, ciò che forse non rappresenterà nulla per quanti conosceranno sua nipote, per tutti i viventi del 2070. […]
In quella che vede come una sorta di autobiografia impersonale non ci sarà nessun “io”, ma un “si” e un “noi”, come se anche lei, a sua volta, svolgesse il racconto dei tempi andati.

E a chi chiedesse, ad Annie Ernaux, la ragione di questo suo libro, la risposta è nell’ultima riga:
Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più.

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