mal di cemento e le foto di Bas Princen

17 settembre 2011

Non so se sia una malattia diffusa. Ho il mal di cemento. Non sopporto veder costruire a sproposito. Per quanto mi riguarda è più spesso a sproposito che a proposito. A Milano tirano su palazzi dentro ai cortili di altri palazzi, d’epoca e bellissimi. Ovviamente non li fanno simili ai vecchi, li fanno moderni, di pessima fattura, pessimo gusto e pessimi materiali. Ti raccontano che sono super tecnologici, cablati, ecologicamente conformi e altre balle. Sono scatolotti orrendi senza vista e senza speranza. Spesso nemmeno quella di essere abitati. A Milano 80.000 appartamenti sono sfitti. Moltissimi fra quelli costruiti a nuovo. Vedo una gru, una ruspa, un muratore e ho i crampi allo stomaco. Peggio in campagna: lì non li vedi all’opera ma ne vedi l’operato. Le belle colline dell’Oltrepò hanno una sola cosa da invidiare alla Toscana: là il paesaggio è stato salvato. Lungo la via Emilia, fra gloriosi vigneti a festone, enormi parcheggi asfaltati circondano desolati capanni disegnati da pessimi geometri; per anni fanno i porta cartelli: vendesi, locasi, fittasi spazio commerciale. Poi iniziano a riempirsi, con lentezza: Al Moda, RistoPizza, Sushi Bar, Tutto Giardinaggio. E immagini che la gente di qui si senta più metropolitana se le sere d’estate le passa su un piazzale di cemento mangiando pizza alla mozzarella di plastica anziché fra i vigneti a bere bonarda.  Siamo così, desideriamo ciò che non abbiamo, a prescindere. In Europa siamo il Paese che consuma più cemento e il secondo a produrlo, dopo la Spagna.

A Roma la Casa dell’Architettura dedica una mostra al fotografo olandese Bas Princen, classe 1975, vicitore del Leone d’Argento alla scorsa Biennale di Architettura di Venezia. Con i suoi scatti riesce a trasfigurare gli orrori urbani rendendoli quasi cosa astratta. Così fanno meno male. La mostra è aperta dal 23 settembre all’8 ottobre.

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