mal di cemento e le foto di Bas Princen
Non so se sia una malattia diffusa. Ho il mal di cemento. Non sopporto veder costruire a sproposito. Per quanto mi riguarda è più spesso a sproposito che a proposito. A Milano tirano su palazzi dentro ai cortili di altri palazzi, d’epoca e bellissimi. Ovviamente non li fanno simili ai vecchi, li fanno moderni, di pessima fattura, pessimo gusto e pessimi materiali. Ti raccontano che sono super tecnologici, cablati, ecologicamente conformi e altre balle. Sono scatolotti orrendi senza vista e senza speranza. Spesso nemmeno quella di essere abitati. A Milano 80.000 appartamenti sono sfitti. Moltissimi fra quelli costruiti a nuovo. Vedo una gru, una ruspa, un muratore e ho i crampi allo stomaco. Peggio in campagna: lì non li vedi all’opera ma ne vedi l’operato. Le belle colline dell’Oltrepò hanno una sola cosa da invidiare alla Toscana: là il paesaggio è stato salvato. Lungo la via Emilia, fra gloriosi vigneti a festone, enormi parcheggi asfaltati circondano desolati capanni disegnati da pessimi geometri; per anni fanno i porta cartelli: vendesi, locasi, fittasi spazio commerciale. Poi iniziano a riempirsi, con lentezza: Al Moda, RistoPizza, Sushi Bar, Tutto Giardinaggio. E immagini che la gente di qui si senta più metropolitana se le sere d’estate le passa su un piazzale di cemento mangiando pizza alla mozzarella di plastica anziché fra i vigneti a bere bonarda. Siamo così, desideriamo ciò che non abbiamo, a prescindere. In Europa siamo il Paese che consuma più cemento e il secondo a produrlo, dopo la Spagna.
–
A Roma la Casa dell’Architettura dedica una mostra al fotografo olandese Bas Princen, classe 1975, vicitore del Leone d’Argento alla scorsa Biennale di Architettura di Venezia. Con i suoi scatti riesce a trasfigurare gli orrori urbani rendendoli quasi cosa astratta. Così fanno meno male. La mostra è aperta dal 23 settembre all’8 ottobre.
–
Dubai, impianto di condizionamento
–
Istanbul
–
Il Cairo
–
Amman
–
Il Cairo, Okkatam Ridge, la città del riciclo
Post letto 394 volte
Tags: Bas Princen, Casa dell'Architettura di Roma, cemento, fotografia, mostra, paesaggio
Cantava Celentano “là dove c’era l’erba ora c’è una città” era tanto tempo fa …. ma la musica non è cambiata … anzi !
Quante cose non vanno Francesca … troppe a tal punto che si rischia di farci l’abitudine … E questo è terribile, ancor peggio della rassegnazione. Però sarà che penso positivo, per partito preso … però mi pare che finalmente la gente inizi a indignarsi . Davvero. E questo mi fa ben sperare …
Mi ero persa questo bel post, cara Francesca. Non sai quanto sia d’accordo con te. Sono ANNI che discuto con la gente del paesino della Valtellina dove sono cresciuta perchè innorridita dalla colata di cemento che sta ricoprendo i bellissimi meleti e le famose vigne in pendenza. Eppure, invece che ristrutturare una delle belle case antiche del centro storico, tutti preferiscono costruirsi una villetta nuova con giardinetto, tutte uguali, tutte linde e precise. Oppure guadagnare con la trasformazione del terreno agricolo che i loro nonni lavoravano con tanta cura, in terreno edificabile. Vorrei dire veramente basta basta basta: ciò che abbiamo di bello è la natura, non distruggiamola in questo modo. Eppure sono sempre una voce fuori dal coro.
Aggiungo che la mia famiglia sarebbe una di quelle che avrebbe da guadagnare nella trasformazione da agricolo ad edificabile. Ma i miei figli, i miei nipoti QUANTO avrebbero da perdere?