il mestiere del pescatore

18 agosto 2011
Joaquín Sorolla (1894)

Scritto da: Anna

Anna Scigliuzzo, La pergamena dalle lettere d’oro – cronache da Gallipoli (Albatros, 2011, pagg. 13, € 12,90). «Quella notte a Gallipoli pioveva a dirotto, i pescatori non avevano gettato le reti, il maestrale gliele avrebbe fatte a pezzi, Dio solo sa ogni volta che succede quanta fatica per ricucirle, quando è possibile farlo seduti sul molo per terra ore ed ore, con la testa calata, la schiena spezzata  sulle reti e l’imprecazione sulla punta della lingua, come a voler accusare l’Onnipotente di ogni disgrazia che la vita gli regala, quando invece sono troppo malandate, gli occhi al cielo diventano più severi perchè bisogna ricomprarle e i soldi sono finiti.
Quella sera solo una piccola imbarcazione era uscita in mare, una barca carica di incoscenti che si erano avventurati nonostante le onde arrivassero a lavare i marciapiedi del lungomare Galilei, come se avessero già dimenticato che fine avessero fatto i loro amici qualche anno prima, nonostante il mare fosse piatto come olio, sul loro peschereccio alla ricerca di gamberi in un giorno sfortunato di dicembre.
Li attendevano ad un matrimonio, pensavano che il loro ritardo fosse dovuto a una copiosa pesca, ma niente, non tornarono mai. Per loro fu accesa la fiaccola di veglia sul sagrato della chiesa, per loro pianse e pregò l’intera città…».

Ho voluto trascrivere questo pezzo perché è un tributo a tutti i pescatori e alle loro famiglie per la vita difficile e pericolosa che ogni giorno affrontano.
Quanti di noi quando a tavola si ritrova nel piatto un frutto del mare, pensa che per prenderlo qualcun’altro ha rischiato la vita solcando le onde nell’oscurità della notte, con la paura di non rivedere più mogli e figli che a casa tremano al pensiero di essere lasciati soli?

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