amare è volere o essere voluti?
Durante un viaggio di lavoro, un famoso scrittore con un matrimonio stanco e una figlia di otto anni incontra una hostess e si innamora. Inizia a frequentarla di nascosto, finché la moglie non li scopre. Pazza di gelosia, la moglie si dibatte fra il tentativo di riprendersi il marito e il desiderio di assecondare l’orgoglio ferito: prevale il secondo, e alla fine lei lo caccia di casa. Lo scrittore mollato va dall’amante la quale, con invidiabile lucidità, capisce che lui non ha propriamente scelto lei ma è stato piantato, e capisce pure che ora, persa la sicurezza del matrimonio, lui la vede con occhi meno incantati; e a sua volta lo lascia. Seduto al solito tavolo del ristorante di cui è un habitué, lo scrittore telefona alla moglie: ha fretta di parlarle, di ricucire con lei. Risponde la babysitter: la signora è uscita; prova a cercarla sulle scale, dice lui, ma sulle scale la moglie non c’è; guarda dalla finestra se riesci a chiamarla, dice lui, ma la moglie è già in auto e ha svoltato l’angolo. Poco dopo la moglie arriva al ristorante dove sa di trovare il marito, tira fuori un fucile dall’impermeabile e gli spara.
Ho visto questo film in tv (Una calda amante, di François Truffaut) un mese fa e da allora continuo a pensarci. Come è possibile che Truffaut sia stato per l’intera pellicola perfetto rabdomante delle emozioni minime di entrambe le protagoniste, e che poi chiuda in quel modo? Vi sembra realistico un finale del genere? A me no.
Per quanto possa odiarlo, una donna non ucciderebbe mai l’uomo che l’ha tradita (e infatti non capita): perché lui continua a essere ciò che lei vuole. A parti invertite, invece, la cosa cambia; un uomo tradito può uccidere la moglie (e infatti capita): perché lei non lo ha voluto. La passione, nei due sessi, prende la forma attiva o passiva dello stesso verbo: le donne vogliono, gli uomini vogliono essere voluti.
È una rivelazione che mi colpisce come lo sparo improbabile nel finale del film, e la teoria, che qui distillo e massimizzo come è necessario per varare ogni teoria, supera tutte le verifiche.
Comprese le peggiori: ci sono crimini maschili che qui trovano una molla imprescindibile. Gli uomini stuprano perché rifiutano persino l’ipotesi di confrontarsi con il non essere voluti; gli uomini di potere stuprano o comprano l’essere voluti dalle donne come doveroso suggello della loro riconosciuta posizione di forza. Mentre gli uomini più fragili e vigliacchi seducono con astuzia chi è troppo piccolo per cogliere l’inganno, ottenendo con la pedofilia la loro perversa dose di essere voluti. E poi c’è il narcisismo, tipica nevrosi maschile, apoteosi patologica del voler essere voluti. E ancora. Un uomo conteso fra due donne sceglie sempre quella che lo vuole di più o che ha motivi più forti per volerlo, i figli, un patrimonio in comune, un’attività condivisa, quella che è in grado, per suo attivo volere o semplicemente per posizione, di farlo sentire più indispensabile. Per anni nella posta del cuore del giornale in cui lavoro ho letto di amanti abbandonate e incredule che continuano a dirsi “ma lui ama me, non la moglie!”: pensavo si illudessero, e invece probabilmente è la verità, però non basta. Il volere, per gli uomini, non discende se non parzialmente dal sentire, e il sentire non è spinta sufficiente per l’agire; sentirsi per loro è più importante.
O no?
Scritto da: Francesca Magni
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Tags: film, François Truffaut, uomini e donne
C’è una frase di Herman Hesse che amo molto e dice:
“Felice è chi sa amare. Amare è ogni moto della nostra anima in cui
essa senta e percepisca la propria vita.
Felice è quindi chi è capace di amare molto.
Ma amare e desiderare non è la stessa cosa.
Amare è desiderio fattosi saggio
L’amore non vuole avere, vuole soltanto amare.”
Credo che il nocciolo della questione stia nella frase “amare e desiderare non è la stessa cosa”
Ho sempre pensato che amare qualcuno significhi permettergli di diventare ciò che deve diventare (Leo Buscaglia insegna…)
e non ciò che noi vorremmo diventasse. Questo significa anche lasciarlo/a andare se il suo posto non è più accanto a noi
La linea di demarcazione tra amare una persona e desiderarla a volte è molto sottile.
Così come il sinonimo di amare qualcuno non è possedere qualcuno.
Non è facile accettare che un uomo al quale magari si sono dedicati gli anni migliori della nostra gioventù, con il quale si son condivisi momenti belli e meno belli, con cui si è costruito qualcosa di importante, una famiglia o per il quale si ha rinunciato a sogni, a scampoli di felicità, angoli di libertà e spesso anche a realizzazione personale per accudire figli, casa, famiglia, non è facile accettare che preferisca a noi un’altra donna, magari più giovane, carina, disincantata che nel migliore dei casi ha la parte più piacevole di lui. La parte che non lascia i panni sporchi per casa, quella parte che non deve combattere con le mille difficoltà e gli affanni, che non deve combattere con la routine.
Ma tant’è…un uomo difficilmente mollerà tutto per un’altra. Non mollerà per comodità. Triste ma vero. E’ tremendamente comodo avere una moglie amorevole a casa ed una amante sollecita fuori casa. Un punto ri riferimento, un porto a cui approdare tra le mura domestiche e batticuori e farfalle allo stomaco fuori casa. Grazie ad un’altra, che gratificherà la tua autostima ma che non custodisce dentro di sè i ricordi di una vita, tutte le tessere di un mosaico costruito giorno dopo giorno, anche faticosamente insieme.
Difficilmente un uomo lascerà il suo nido, abbandonerà il suo porto sicuro, perchè un uomo senza un porto sicuro a cui approdare, è un uomo perso. Un uomo ha bisogno di essere supportato, contenuto.
Al contrario di noi donne che siamo invece abilissime a raccogliere i pezzi e a ricostruirci un presente, un futuro e talvolta anche un passato.
Un passato si, perchè lo guardiamo con gli occhi dell’amore, quell’immenso, ineasuribile amore che dispensiamo a larghe mani a tutti: marito, figli, amici
Dalle mie parti esiste un modo di dire, una specie di proverbio che recita “una donna se vuole può fare e disfare una famiglia”.
Certo, verissimo. Perchè una donna la trova la forza di mollare tutto e ricominciare da capo. Perchè c’è qualcosa dentro di lei che non le permette di scendere a compromessi ed è il rispetto per sè stessa. Chiaramente, non si può fare di tutta l’erba un fascio. E di uomini capaci di lasciare tutto, come pure di donne capaci di mollare tutto per un amante magari più giovane ed aitante, ne è pieno il mondo
Ecco perchè una donna non punterebbe mai un fucile contro un uomo, semplicemente se ne andrebbe, raccoglierebbe i suoi cocci e cercherebbe un posto dove rimetterli insieme, o buttarli e costruire qualcosa di nuovo.
Ed ecco perchè l’uomo non accetta di essere lasciato e si impone con violenza: perchè un uomo senza un porto a cui approdare è un uomo perso.
E’ solo il mio punto di vista, con buona pace di tutti quegli uomini che invece hanno voltato pagina, di quelli che hanno tradito e sono tornati, di quelli che tradiscono e continuano a tornare e di tutte le donne che hanno deciso di restare per proteggere la loro familgia, che accettano, o che hanno raccolto i cocci e si sono chiuse la porta alle spalle, senza girarsi indietro.