appuntamento in Plaza de Lavapiés

14 maggio 2011

xxx

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Abito temporaneamente in calle de la Espada 10, una delle molte stradine che partono da Plaza Tirso de Molina e si incrociano pressoché perpendicolari lungo due “barrios” leggermente in pendenza: La Latina e Lavapiés, zona sud del centro di Madrid. Una sera il padrone di casa mi ha proposto di “ir de tapas”, appuntamento in Plaza Lavapiés, in fondo alla calle che porta lo stesso nome e corre parallela a quella in cui abito. Domenica sera, il sole ancora altissimo su questo parallelo, lo stesso fra Napoli e Roma, ma tanto più a ovest che la luce sembra non morire mai. A Madrid servono gli occhiali da sole, l’aria è più chiara e le sere più lunghe. Vado all’appuntamento lungo la via in discesa, ho l’impressione che qui abitino le spagnole – mi pare di riconoscere solo le donne – e il resto del mondo: maghrebini, africani nerissimi, arabi di ogni sfumatura, e poi gente dell’estremo oriente che identifico soprattutto dalle insegne dei loro negozi. Si beve già, alle sette, si beve nei bar e per strada. Alla fermata del metrò di Lavapiés diverse ragazze aspettano qualcuno, con le braccia conserte o allacciate ala borsetta, che non si sa mai dove metterle; si vede che il ritardo è maschio. Anch’io arrivo per prima e nell’attesa ho l’impressione che questo vorticare di mondo attorno a me mi sia davvero nuovo: mai mi ero trovata in mezzo a tanta varietà etnica senza percepire disagio, dentro di me o attorno a me. Qui sembra che nessuno sia infastidito da tanta mescolanza di razze né che la si pensi come un’invasione. Fatico a distinguere dagli altri i maschi spagnoli.

Poi Miguel, il mio insegnante più giovane, mi ha raccontato. Quando hanno iniziato ad arrivare massicciamente, gli immigrati extracomunitari hanno eletto Lavapiés a loro zona di riferimento. Gli spagnoli progressisti hanno considerato che fosse una ghiotta occasione per mettersi “in pratica” e hanno preso a frequentare Lavapiés, chi con progetti di integrazione sociale (qui intorno è pieno di posti con nomi tipo Centro di integrazione sociale, Libreria dei popoli), chi semplicemente per conoscere questa gente straniera: ir de tapas a Lavapiés, bere una birra al bar e attaccar bottone con gli immigrati diventò cool. Purtroppo la legge del mercato ha prodotto i suoi paradossali effetti e poiché sempre più spagnoli si interessavano a Lavapiés i prezzi delle case hanno iniziato a lievitare e molti immigrati hanno dovuto sposatarsi in zone più economiche. Tuttavia questo barrio – che chiaramente non manca di situazioni difficili – conserva un equilibrio pressoché magico fra gente capace oltre che di tollerarsi di trovarsi simpatica. Mi ha dato una perceziome di non-insicurezza. E soprattutto un senso di libertà che non ho mai provato così concreto.

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