Giappone

Dicembre 2010 / gennaio 2011: sono stata in Giappone, un viaggio che “chiamava” da tempo  è diventato possibile grazie a degli amici che ogni anno ci trascorrono un periodo per lavoro. Ne sono innamorati, in Giappone da stranieri si vive benissimo, dicono. Abitano a Tokyo, la città senza un centro, dove vivono 20 milioni di persone e pochissime macchine, dove se un’auto urta un motorino i conducenti si consumano in mezz’ora di inchini, dove non c’è un cestino della carta ma non c’è una carta per terra, dove il sushi non è quello che crediamo sushi, dove in metrò all’ora di punta sollevi piedi e la folla ti trasporta, ma un disabile in carrozzina esce dalla stazione più in fretta di te, dove usano tre alfabeti e hanno un nome per quelli che per bere il tè aspettano che si raffreddi: neko-jita, lingua di gatto. Come me. I loro racconti di Tokyo si mescolano al mio immaginario infantile, Goldrake, Candy Candy, alla passione dei miei bambini per le kokeshi e per Lupin («Perché i giapponesi che hanno gli occhi piccoli disegnano fumetti con occhi così grandi?» mi ha chiesto mia figlia), alla poesia di Miyazaki… Immaginato, letto nei libri, percorso nei reportage, sbirciato al cinema, e ora assaggiato al vero, il “mio” Giappone potete leggerlo qui: cliccate su Giappone per il diario del viaggio. Per finire, anzi per iniziare: grazie Ilia, grazie Stefano!