bulli e tutor
Dopo quattro anni di suppliche per tirarlo giù dal letto, ora me lo ritrovo in camera prima che suoni la sveglia: «Muovetevi, che devo arrivare in anticipo!». Filippo è in quinta elementare. Nella sua scuola ogni ragazzino dell’ultimo anno diventa “tutor” di un piccolino di prima. Lo aspetta davanti al portone, lo accompagna in classe, lo fa giocare nell’intervallo in cortile. È una di quelle trovate semplici che innescano circoli virtuosi grandi, come un colpetto alla prima tessera di un domino che le fa cadere tutte.
Qui, a cadere, sono gli istinti peggiori, quello a fare i bulli, a esercitare il potere nella sua forma più insulsa. L’ho visto in questi giorni: Filippo e i suoi compagni, anche i più scatenati, si sono trasformati in babysitter premurosi. E, cosa più sorprendente, vanno pazzi per questo incarico che li fa sentire forti per elezione, anziché per prepotenza; che li costringe a prendersi cura di un piccolo e, attraverso di lui, della parte fragile di se stessi. Così la debolezza che si portano dentro con vergogna non ha più bisogno di travestirsi da forza: può essere accolta e “sciolta” nell’accudimento del bimbo più piccolo. È uno psico-incantesimo semplice e potentissimo.
I bambini di prima ripagano i loro tutor con sguardi adoranti, tentano emulazioni, si intimidiscono facendo sentire i grandi ancora più grandi. Ecco fatto. Un minuscolo patto tra generazioni. Un microlaboratorio di ciò che potrebbe accadere in molti ambiti della vita sociale, nella scuola, nel lavoro e in tutte le situazioni che prevedano una gerarchia: i vecchi accolgono, trasmettono conoscenza e poi vengono ricambiati dai giovani, grati di avere imparato con una guida sapiente e rispettosa.
Ricordo la prima volta che sono entrata nella redazione di un giornale: «Segna i crediti e manda via il colore» mi ha detto il caporedattore con il piacere stupido di chi si crede superiore perché sa qualcosa che l’altro non può sapere; un redattore gentile mi ha soccorsa, dovevo prendere nota degli autori delle foto e inviare le immagini in tipografia.
Ricordo anche quando ero in quinta elementare. Con la mia amica del cuore avevamo preso di mira un bambino di prima, lo aspettavamo fuori dalla scuola per prenderlo in giro e impaurirlo. Me ne vergogno ancora oggi. Eppure so bene il brivido che provavamo a vedere i suoi occhi spaventati, la sua voglia di fuggire, di chiamare la mamma. Sfogavamo con la prepotenza un naturale bisogno di dominio. Nessuno ci aveva offerto un modo più intelligente di farlo. Erano le prime rozze prove di un gioco di potere nel quale in famiglia ci trovavamo, per età, dal lato debole: volevamo sperimentare il lato forte.
«È come nella catena alimentare», dice Filippo, accanito amante del regno animale: «si lotta per stare sopra, ma non è garantito di starci per sempre». Un giorno, tornando dalla lezione di scherma, mi ha spiegato che ogni tanto duellano fra ragazzi di età diverse: «Io sono piccolo e molti grandi mi sfidano perché sanno di vincere. Ma siccome sto a metà della catena alimentare della scherma, mi nutro di quelli meno bravi di me».
Ha degli istruttori intelligenti, sanno far girare la catena, sanno che questo è il segreto della pacifica convivenza fra grandi e piccoli, vecchi e giovani. Lo sanno anche gli straordinari maestri della sua scuola: se vuoi sbriciolare un bullo, rendilo tutor.
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Scritto da: Francesca Magni
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[Pubblicato su DM n. 42/2012]
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Ma quanto è bello questo pezzetto? Bello da morire, dal titolo alla chiusa. Bello e vero. Brava Francesca!
Mi piace che Filippo abbia già capito come funziona la catena alimentare (o la lotta per la sopravvivenza). Per fortuna non va fino in fondo: tute e fioretti potrebbero essere indigesti…
Concordo con Lisa, bellissimo post.
Mio nipote ha iniziato la scorsa settimana la scuola materna e anche nella sua scuola hanno addottato lo stesso sistema, i bimbi più grandi si occupano di quelli più piccoli. Risultato: nessun trauma, anzi un bimbo felice che quando è ora di tornare a casa saluta tutti con un “Ciao amici!”.
Le idee semplici possono avere effetti grandiosi. Vorrei che questa “contagiasse” più persone possibile
Sempre Filippo Fan club tessera N. 1. Comunque Lorenzo non vede l’ora che tocchi a lui!
Anche Costanza aspetta con ansia quel momento. E già questa è una riprova
Anche il mio Lorenzo quest’anno ha quello che lui chiama “il mio bambino”
meravigliosi!
Commovente! I grandi che si prendono cura dei piccoli! Io sono stata Scout per molti anni e nel mio gruppo vigeva la stessa regola: i nuovi arrivati venivano accolti e condotti per mano verso il nuovo ambiente. Non si primeggiava, si collaborava! Ha ragione Filippo! Spesso il più forte vince ed il più debole soccombe, ma è anche vero che l’unione fa la forza e lo insegna sempre la natura!
[…] giorno mi è capitato di leggere una paginetta su Donna Moderna scritta da Francesca Magni, […]
Come ti ho twittato non potevo non parlare di questa piccola idea geniale, grazie di averla condivisa
Concordo: è una iniziativa ottima e, per quanto direttamente sperimentato con i miei tre figli, efficace. Proseguendo nei cicli successivi (ora siamo al liceo) ho visto dei comportamenti da bulli (e bulle) veramente pesanti (soprattutto alle medie); secondo voi, ci sono piccoli grandi accorgimenti validi per questa età, che si possono mettere in atto ? Avete esperienze in tal senso ? ciao