buono lo spunto, banale la realizzazione
(Karen Thompson Walker L’età dei miracoli)
Karen Thompson Walker L’età dei miracoli (Mondadori, 2012, traduzione di Silvia Stramenga, € 18,50, pp. 272). Le prime pagine danno la stessa sensazione di quando si è su un aereo mentre parte la rincorsa per il decollo.
Tutto comincia con l’annuncio che la Terra ha preso a girare più lentamente. Il rallentamento, lo chiamano. I giorni e le notti si allungano sempre di più, gli scienziati non sanno spiegare il fenomeno, né fermarlo. Potrebbe essere l’inizio della fine del mondo. È un evento assurdo, ma in fondo non impossibile. Per questo si inizia a leggere ipnotizzati. Però.
A raccontare la storia è Julia, dodicenne californiana, figlia unica, senza amici e con due genitori in crisi. Il costante dilatarsi del giorno e della notte accompagna le sue giornate di adolescente, la scuola, le difficoltà con i compagni. Il mondo si avvia a una catastrofe lenta ma inesorabile.
Si continua a leggere correndo, ansiosi di scoprire gli effetti del rallentamento, cosa ne dicono gli scienziati, cosa succede nel mondo. Ma succede molto poco. La gente si divide fra chi – una minoranza – sceglie di adeguarsi al nuovo ritmo circadiano, e la maggior parte che invece decide di seguire le 24 ore dell’orologio, a prescindere dalla luce e dal buio. La terra si spegne, gli uccelli si disorientano, le balene si spiaggiano, le piante muoiono. Ma lo si intuisce o poco più. L’angoscia cosmica si riduce alle quotidiane inquietudini della pubertà di Julia.
L’aereo continua a rullare sulla pista, e il lettore inizia a chiedersi quando decollerà.
Del resto, se la storia è raccontata in prima persona da una ragazzina, cosa volete che spieghi? A metà libro sopraggiunge un po’ di noia per la ripetitività e parecchia frustrazione. Il rallentamento della Terra produce solo microeffetti nel privato di una manciata di protagonisti.
No, l’aereo non decolla. Si arriva in fondo dopo una corsa a terra su un mezzo che era fatto per volare.
Vuoi che l’autrice è un’esordiente (una ex editor originaria di San Diego). Vuoi che, per vendere, il tema basta e avanza. Vuoi che la narrativa di intrattenimento oggi si accontenta di poco, tanto c’è il marketing a fare grancassa. Però preparatevi: ne parleranno tutti. Grideranno al caso editoriale, sciorineranno trionfalistiche rassegne stampa straniere. Aspetto con curiosità i recensori nostrani. Qualcuno confesserà di aver solo passato qualche ora in preda a un po’ di facile suspence? In preda a una domanda che valeva la pena di declinare un po’ meglio: come sarebbe vivere la fine del mondo?
–
Scritto da: Francesca Magni
–
Post letto 456 volte
Tags: fine del mondo, Karen Thompson Walker, L’età dei miracoli, Mondadori
Anch’io l’ho letto e mi è piaciuto molto. Per usare la tua metafora Francesca l’aereo è decollato e mi sono trovata fra le nuvole. Secondo me sono proprio i turbamenti della protagonista, il suo rapporto con il ragazzo di cui è innamorata, la scoperta della crisi matrimoniale dei suoi genitori, insomma tutto il suo mondo di adolescente alla scoperta della realtà, che non è più quella rassicurante dell’infanzia, a dare un grandissimo contenuto emotivo a questo romanzo.E se poi il marketing farà grancassa, se tutti ne parleranno sarà fatto finalmente per un gran bel libro. Io sto già facendo il mio tam tam.
Ciao Annamaria, grazie per il confronto. Personalmente penso che i turbamenti di una ragazzina non richiedessero, per essere raccontati, una cornice apocalittica, tanto più che i due temi si intrecciano in modo occasionale ma non funzionale. E penso che uno spunto forte e suggestivo come il rallentamento della Terra spalanchi scenari scientifici, umani e filosofici che è un peccato disperdere tenendoli, come fa la Thompson Walker, come sfondo inesplorato.
Ho immaginato un tema del genere nella mani di uno scrittore come Ian McEwan, e ho avuto desiderio di profondità. Desiderio di entrare meglio nel cuore dell’uomo messo di fronte al dissolversi del mondo che conosceva e di fronte a una concreta prospettiva apocalittica. Di piccole storie adolescenziali se ne leggono dappertutto. Di grandi storie invece abbiamo sempre bisogno.
“Ne parleranno tutti. Grideranno al caso editoriale, sciorineranno trionfalistiche rassegne stampa straniere.” Meno male che ci hai avvertiti. Mi ispira poco il tema apocalittico, ora mi ispira ancora meno 😉
Sono d’accordo con te sul fatto che si poteva approfondire molto di più il tema, ci si aspetta sempre qualche notizia sul come le cose vadano avanti e quando arriva quella parte di ogni capitolo in cui si raccontano eventi legati al rallentamento ci si sente sempre un po’ a casa… perché è quello il motivo per cui ci siamo interessati tanto alla storia.
Cosa succederebbe, in termini pratici, se la rotazione della terra rallentasse?
Ma è un tema davvero grosso… e sicuramente la storia che racconta L’età dei miracoli è da ritenere semplicemente come un Diario di Anna Frank dell’epoca del rallentamento: niente testimonianze scientifiche, solo gli occhi spauriti, distratti e ingenui di una ragazzina davanti ad un evento molto più grande…
Il tema apocalittico sostanzialmente è sprecato, a mio parere. Anche se con piacere ospito commenti di segno diverso. E aspetto confronti…
“gli scienziati non sanno spiegare il fenomeno”? Be’, veramente lo sanno spiegare perfettamente: è l’effetto gravitazionale della Luna (che ovviamente non si può fermare). Non è indispensabile essere scienziati, basta guardare un qualsiasi canale TV di documentari astronomici. Inoltre, l’effetto è perfettamente misurabile (e misurato): a Parigi c’è un istituto che misura specificamente gli effetti sul tempo terrestre.
Infine, gli effetti si sentiranno tra qualche miliardo di anni (non c’è urgenza) e non saranno “un lento declino”. Maree colossali spazzeranno via tutto e buonanotte all’intimismo.
Della serie: non sapevamo più che cosa inventarci per sfruttare l’effetto “catastrofe 2012″.
Nel romanzo, gli scienziati non sanno spiegare il fenomeno. E questo mi è sembrato un po’ “povero”.