Il bambino che disegnava parole è in ristampa!
Grazie di 💛 a ognuno di voi
A 75 giorni dall’uscita, IL BAMBINO CHE DISEGNAVA PAROLE è in RISTAMPA!!! Le prime 5.200 copie, dunque, sono praticamente andate e altre 1.100 sono in arrivo (e con questo vi ho rivelato quanto stampa/vende un libro, ovvero uno dei segreti meglio custoditi dell’editoria italiana! ).
Voglio dire G R A Z I E a ognuno di voi singolarmente,
a chi l’ha comprato, regalato, consigliato e soprattutto amato.
A chi ci si è ritrovato e a chi ci ha trovati,
a chi non è dislessico e si è incuriosito,
a chi ha amato il romanzo familiare
e a chi si è divertito per i temi di Teo,
a chi ha pianto e a chi ha sorriso,
a chi mi ha scritto che serviva un’avvertenza: “Tenere fazzoletti a portata di mano”.
A chi è venuto alle presentazioni e a chi mi chiama per organizzarne altre,
a tutti gli attori (ben 5) che in diverse serate l’hanno letto mettendomi i brividi,
a chi mi scrive qui, su Instagram, sul blog, su whatsapp,
a ognuno di voi sconosciuti che ricambiando la mia storia con la vostra mi fate apparire il mondo un luogo più FRATERNO.
Grazie anche a tutti quelli che lavorano dietro le quinte del libro, la casa editrice, l’ufficio stampa, e un grazie speciale alla editor che sopporta la mia smania di portare “il bambino” dappertutto…
Che dite, facciamo fuori anche le 1.100 nuove copie e glielo facciamo ristampare ancora e ancora e ancora?! Non è ambizione né speranza di guadagno, giuro (vi svelo un altro segreto: il giorno che dovessi arrivare a prendere i diritti d’autore, cosa per cui non basterà questa ristampa, saranno meno di un caffè a copia). No, non è per soldi, né per fama. Sogno ristampe perché sogno con Filippo: «Mamma, dobbiamo vendere il libro a TUTTI perché TUTTI capiscano».
Abbiamo anche un altro sogno, Filippo e io: che #ilbambinochedisegnavaparole diventi un audiolibro. Tra l’altro, lui aspetta ancora di leggerlo. Pardon, di ascoltarlo…
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P.S. La foto è di Gucki
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Tags: dislessia, Giunti, Il bambino che disegnava parole
Ciao Francesca, rileggo alcune pagine del tuo libro molto spesso, a volte con un sorriso e a volte con lacrime! Anche io mamma di un ragazzo dislessico di 13 anni che dalla seconda elementare convive con la parola dislessia. Ora al cambio di scuola dalle medie al liceo sto vivendo un momento di rabbia e delusione verso quella che ci sembrava poter essere la scuola per Matteo. Seguiamo le procedure di iscrizione nel pieno rispetto dei tempi e dei contenuti. Matteo però non viene accettato perché in ognuna delle due classi di future prime ci sono già 5 studenti DSA. Ora immagini come possa sentirmi … ma esiste un numero massimo di studenti DSA che una scuola può accettare? Mi sembra una vera e propria discriminazione. Vorrei fare qualcosa per Matteo e tutti i ragazzi come lui che ancora devono accettare tutto questo!
Cosa ne pensi?
A presto Nadia
Cara Nadia, perdona il ritardo con cui ti rispondo. No, non c’è nessun limite di ragazzi dislessici in una classe! Non so dove abiti, ma il mio consiglio è di andare sul sito dell’AID e cercare il referente per la tua zona geografica e chiedere una consulenza. Fammi sapere! Se questa via non funziona, scrivimi alla mail francescamagni11@gmail.con e cerchiamo un’altra strada. Credo ti sarebbe utile qualcuno che insieme a te parli con la scuola… Ti abbraccio forte, non mollare e a presto.
Ciao Francesca, ti darò del tu perché dopo aver letto il tuo libro ti sento vicina come ti conoscessi da sempre. Prima di tutto vorrei ringraziarti per aver raccontato la tua storia in modo così naturale che divorare il tuo libro in pochi giorni è stato un gioco da ragazzi. Anche io ho un figlio dislessico di 10 anni, come te ho dovuto lottare per i suoi diritti e soprattutto contro l’ignoranza delle persone che non capivano. Mentre leggevo, per la prima volta dopo tanti anni non mi sentivo più sola, sapevo che altre mamme “purtroppo” avevano passato i miei stessi momenti di paura, sconfitta e dolore. Ho pianto tanto e a volte avrei voluto averti accanto per stringerti forte e per essere stretta! Nel mio piccolo ho sempre cercato di lottare per mio figlio ma TE mi hai dato la forza e il coraggio di fare di più, per far conoscere a più persone possibili questa problematica con cui conviviamo. Non ti ringrazierò mai abbastanza. Silvia
Cara Silvia, grazie per queste tue parole! Dobbiamo continuare a far conoscere la dislessia, lottare contro l’ignoranza. Non siamo soli, siamo in TANTI, prima o poi tutti capiranno e sapranno! Ti abbraccio forte
Ciao Nadia, non so se è scelta giusta sperare di entrare in una scuola che mette tutti questi paletti, forse gli insegnanti non saranno in grado di affrontare una lezione da vero insegnante ovvero informato e in ricerca di un metodo per insegnare ad apprendere a tutti; forse se tornassi indietro scapperei immediatamente dopo il primo colloquio di prima superiore di mio figlio (ora in seconda) dove dopo ripetute richieste dopo più di 1 mese e mezzo di scuola mi sono trovata di fronte uno dopo l’altro professori che con sguardo compassionevole, gentile e sereno mi dicevano ingenuamente e candidamente ma la disgrafia e la disortografia non competono nella mia materia (ognuno faceva solo verifiche scritte e nessun orale e le segnavano in registro elettronico nell’orale con un trimestre che finisce il 6 di dicembre! e 30 ragazzi in classe); forse avrei dovuto seguire l’istinto e non ragionare e cercare di dare fiducia, spiegare, sperare che qualcun almeno si informasse su internet di cosa stavo parlando e non cercare di riuscire passo passo a parlare con i responsabili sempre più su ma lasciando trascorrere inesorabilmente troppo tempo per cui si è passati (ripiombati) con mio figlio (DSA dalla 2 elementare, tanto lavoro alle spalle, autonomo alle medie, ottima autostima) in tutte le classiche fasi di disagio: “sono stupido” (la prof di scienze dava compiti in classe di chimica con 8 esercizi di 10 righe ciascuno in corsivo su fogli a quadretti fotocopiati!!!! neanch’io capivo se era cloruro di tungsteno o cosa!), studio da matti, caos, aiuto su tutti i fronti, panico, chiusura di testa, sfinimento, rallentamento, nessuna materia più interessante anzi, nessuna richiesta ai compagni, poche uscite con uno o due, fase divano “tanto cosa serve”, studio minimo indispensabile gli ultimi minuti del giorno e bassissima sopravvivenza; il tutto partendo da un ragazzo entusiasta curioso e capace (non a detta mia). Ora continua la fase vivacchio in mezzo ad una crescita adolescenziale di più di 25 cm e nessuna voglia di interagire con alcun aiuto esterno, amorfo negli interessi e si è costruito un personaggio da “sdraiato” alla Michele Serra non come i ragazzi della Comencini…, ma speriamo di non perdere la pazienza.
C’è di mezzo l’adolescenza ma gli insegnanti e chi sta sopra di loro sono essenziali (proprio perchè ‘è il periodo dell’adolescenza dovrebbero trovare fuori dalla famiglia i riferimenti-giusti- da seguire), ma dovrebbero essere capaci, informati, motivare e stimare non il contrario farli sentire diversi, guardarti con occhi sgranati quando speri che le loro non siano solo lezioni di letto-scrittura… So per certo che molti insegnanti e molte scuole non sono così, ma nei licei spesso ci si trova davanti a chi non ha mai affrontato tutto ciò e non ci prova e forse è meglio pensare di scappare subito dove c’è già dal metodo di selezione un’idea di accoglienza empatica. Coraggio, siamo in tanti e bisogna che se ne parli
Buon pomeriggio Francesca,
ho letto il tuo libro il bambino che disegnava parole un paio di mesi fa. E’ un tema che per certi versi può essere considerato controverso anche nella letteratura scientifica. Con la legge 170 si sono introdotti strumenti compensativi e si parla sempre più anche di strument dispensativi. Condivido l’idea che si deve divulgare informazioni riguardati tale questione e far conoscere insegnare l’utilizzo adeguato degli strumenti compensativi e dispensativi. A mio parere non ci si deve dimenticare, che il bambin*, ragazz* può essere aiutato da esperti (logopedisti, psicologi, optometristii…) attraverso un percorso riabilitativo/abilitativo sviluppando, potenziando i diversi canali di apprendimento. Tale percorso però deve essere anche sostenuto dai genitori stessi a casa. Questi percorsi sono ancora più efficaci portati all’attenzione del genitore in età pre scolare (scuola materna).
Io ho delle difficoltà di apprendimento, e tutt’ora sto lavorando su me stessa per essere più efficace nello studio e sul lavoro. Purtroppo tale diffcoltà non viene trattata adeguatamento nel mondo della scuola. Si utilizza sempre la parola INCLUSIONE, quando in realtà non viene messa in pratica.
Salve Francesca,
sono venuta a conoscenza della tua storia e del tuo libro al Congresso che ha organizzato Aid a Milano lo scorso 14 e 15 dicembre.
Ti ringrazio per il tuo intervento, da docente mi ha toccato molto…leggerò presto il tuo libro.
Sono certa che non è questo il luogo dove chiederti questa cosa, ma non sono riuscita a prenderne nota durante il tuo intervento.
Mi piacerebbe rileggere la poesia che la tua maestra aveva donato ai voi alunni in prima “elementare”. Mi diresti il titolo e il nome dell’autrice?