cosa vuol dire sentirsi a casa?
(Banana Yoshimoto Andromeda Heights)

6 agosto 2014

Banana Yoshimoto Andromeda Heights (Feltrinelli, 2014, traduzione di Gala Maria Follaco, € 11, pp. 112). È un libro che finisce troppo in fretta, ma lascia una suggestione che dura a lungo (e poiché si tratta del primo di una trilogia, promette un ritorno). La Yoshimoto racconta qui una piccola storia di appartenenza. Lasciata la vita in montagna con la nonna esperta di erbe e guaritrice, Shizukuishi va a vivere in città Continua a leggere »

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una madre, una figlia e una rinascita
(Banana Yoshimoto Moshi moshi)

9 luglio 2012

Banana Yoshimoto Moshi moshi (Feltrinelli, 2012, € 13,00, pp. 206). Che bella la scrittura della Yoshimoto! Asciutta e insieme poetica, con dialoghi così diversi da quelli occidentali. Adoro la scrittrice giapponese e questo ultimo romanzo, il cui titolo è l’espressione che si usa per dire “pronto” al telefono, è una perla. È la storia di una madre e una figlia che perdono il marito e padre, trovato morto in un doppio suicidio, con un’altra donna. Lo shock è terribile, anche perché alla morte si accompagna la scoperta che l’uomo aveva un’altra donna.

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se la curiosità si impigrisce
(Banana Yoshimoto Un viaggio chiamato vita)

15 febbraio 2011
Tempo di lettura: 30 secondi

Banana Yoshimoto, Un viaggio chiamato vita (Feltrinelli, 2010, € 13,00). «Qualsiasi cosa venga fuori dal contatto con forme di vita diverse da sé, aggiunge un buon sapore all’esistenza» (pag. 132). La scrittrice giapponese racconta echi e sensazioni dei suoi viaggi, molti sono in Italia, che per lei è un po’ come andare su Marte. Sentirci descrivere dai suoi occhi diversi, Continua a leggere »

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la perfezione dell’altrove
(Banana Yoshimoto Un viaggio chiamato vita)

12 gennaio 2011

In Giappone ho ammirato la gentilezza delle persone , in particolare di chi esercitava un ruolo (commessi, impiegati delle ferrovie, camerieri, bigliettai). Ho ammirato l’accoglienza predisposta per chi ha dei bambini (in tutti i bagni trovi dei seggiolini appesi al muro su cui sedere i bimbi piccoli, e c’è sempre un fasciatoio per cambiarli) e le facilities per disabili (nelle stazioni gli ascensori,  numerosi e capienti, hanno un doppio pulsante, uno ad altezza di chi sta in sedia a rotelle). Ho ammirato l’ordine, la pulizia, il rispetto: anche in mezzo a una folla non vieni calpestato, c’è sempre una bolla d’aria attorno a te, una distanza rispettata. Ho ammirato l’allegria delle miriadi di chioschi che per la strada vendono cibi di ogni tipo. Poi ho letto Un viaggio chiamato vita di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2010, traduzione di Gala Maria Follaco, € 13,00). La scrittrice giapponese racconta sensazioni e ricordi dei suoi viaggi, di cui molti in Italia: Continua a leggere »

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stupore
(Banana Yoshimoto Delfini)

12 agosto 2010
Tempo di lettura: 30 secondi

Banana Yoshimoto, Delfini (Feltrinelli, 2010, € 10,00). «Ogni volta che mi svegliavo, vedevo il soffitto di una stanza a me poco familiare e una bambina piccolissima, e mi stupivo regolarmente» (pag. 158). Kumiko, la protagonista del romanzo, è appena diventata mamma, e la scrittrice giapponese dal tocco leggero riesce a dire in due parole cosa si prova alla nascita di un figlio. Uno stupore che chiede tempo per abituarcisi. Lo stesso stupore felice che, in piccolo, ci prende di fronte a ogni cosa che facciamo nascere. Continua a leggere »

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