il bello di non assomigliare a nessuno
(Borìs Pasternàk Il Dottor Zivago)

4 novembre 2010
Tempo di lettura: 30 secondi

Borìs Pasternàk, Il Dottor Zivago (Feltrinelli, 2007, € 9,00). «Appartenere a un tipo significa la fine dell’uomo, la sua condanna. Se non si sa invece come catalogarlo, allora possiede già la metà dei requisiti desiderabili, è libero da se stesso, con un granello in sé di assoluto» (pag. 242). Questa di Zivago, mentre parla con Lara, è una frase-aforisma che ci raggiunge da un tempo lontano. Una verità molto poco di moda, oggi, mentre tutti sembrano voler essere uguali, possibilmente tipi da tivù. Ma a leggerla e rileggerla torna la voglia (e il coraggio) di essere solo se stessi.  Continua a leggere »

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contro i mostri
(Giovanni Nucci Ulisse, il mare color del vino)

29 agosto 2010
Tempo di lettura: 30 secondi

Giovanni Nucci, Ulisse. Il mare color del vino (Bruno Mondadori, 2009, € 8,80 – oppure edizioni E/O). L’autore racconta ai ragazzi l’Iliade e l’Odissea, ovvero la più grande enciclopedia di tipi umani mai scritta. Intento a offrirne il senso ai piccoli lettori, riesce a risvegliare l’attenzione dei grandi. Leggete questo passo a proposito di Polifemo. «[…] ci sono due modi per affrontare un mostro, o almeno tutti pensano che ci siano solo due modi. Il primo è andargli addosso, a tutta forza, con la spada in pugno […]. Il secondo modo è scappare. Be’, Ulisse aveva capito che c’era un’altra possibilità. Il terzo modo di affrontare un mostro è non farsi vedere per niente, o almeno cercare di non farsi vedere. In un certo senso non essere più te stesso. Il mostro, qualunque mostro sia, se tu non sei nessuno, non potrà uccidere nessuno» (pag. 85). Siamo sempre alle prese con un “mostro”. Il terzo modo potrebbe aiutare.

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sentimento malevolo
(Honoré de Balzac Papà Goriot)

3 agosto 2010
Tempo di lettura: 30 secondi

Honoré de Balzac, Papà Goriot (Oscar Mondadori, 2000, € 8,40). «Se il cuore umano ha degli attimi di riposo nel salire le punte dell’affetto, raramente si arresta sulla china veloce dei sentimenti malevoli» (pag. 25). Un aforisma, lasciato cadere tra le righe del romanzo. Impossibile non sentirsi colpiti da un’accusa così generica, eppure così specifica. Non c’è da pensare a lungo per ricordare l’ultima volta che si è scivolati lungo la china veloce di un sentimento malevolo. Touché, Monsieur Balzac!

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