quel posto vuoto accanto a noi

4 agosto 2010
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«Stasera è il mio turno per stare sopra, ma te lo cedo volentieri» dice Orson a sua moglie Bree, chiudendo trionfante un braccio di ferro in cui ha avuto la meglio. Non occorre seguire Desperate Housewives, né somigliare a Bree e Orson, per sapere che il letto è campo di battaglie, spartizioni, trionfi, rivincite. Nel sesso, dove maschio e femmina si incontrano a nudo delle loro impalcature intellettuali, le contese sono rivelatrici di quello che accade anche fuori: il rapporto tra uomini e donne è sempre nel segno del “chi sta sopra, chi sta sotto”.  Dal lavoro alla politica, dallo spettacolo alla vita domestica, esistono due posizioni. Lui leader di partito, lei apprendista; lui conduttore, lei soubrette; lui manager, lei solo in carriera; lui capofamiglia, lei niente (anche se fa tutto). L’unica alternativa sembra il viceversa. Ma provateci, a mettervi “sopra”: vi diranno che le donne al potere sono più str… degli uomini, che siete femministe fuori tempo, il che suona come colpa doppia; oppure, non trovando attacchi specifici, useranno insulti generici tipo sciocca impreparata, come ha detto un direttore di giornale maschio a un direttore femmina in un recente scontro in tv. In questo scenario, se una donna ha il sacrosanto desiderio di raggiungere ruoli di prestigio che esprimano le sue qualità, si comporta come un uomo (unico modello dato finora), o come Angela Merkel: si priva di tutto ciò che possa renderla desiderabile a occhi maschili. Se non sei sexy, non sei preda, non accendi l’istinto di dominio, ed è più facile farti ascoltare. Ti diranno che sei racchia, ma non si può volere tutto. Il guaio è che da quando qualche donna è riuscita a mettersi “sopra”, tutti i maschi hanno iniziato a temere di finire sotto. Benedetti ragazzi, non avete proprio capito! Noi non vogliamo ridurvi a eterni secondi, come avete fatto con noi per secoli. Non vi vogliamo nel ruolo di aiutanti remissivi a cui dire cosa fare (la spesa, c’è da sparecchiare, passa a prendere i bambini a scuola). Non vogliamo che facciate i mammi. Né vogliamo sentirci dire, come va di moda oggi fra certi intellettuali furbetti, che noi donne salveremo il mondo: e chi ce l’ha il tempo? Troppo comodo, poi. Quello che sogniamo non è prendere il potere al posto vostro: è condividerlo. Esercitarlo fianco a fianco, dove si può. O alternandoci. Alla pari. Il Nobel per la medicina l’hanno vinto due donne e un uomo: insieme. Quello per la chimica due uomini e una donna: insieme. Per l’economia un uomo e una donna: insieme. Vinceremmo il Nobel della famiglia se sceglieste voi il 50 per cento dei regali di Natale. Se aveste una proposta per affrontare la crisi scolastica di nostra figlia. Se trovaste voi la zappa per il giardiniere invece di rispondere «Scusa, cara, ho una riunione»: la riunione ce l’ha anche lei, caro, ma la zappa alla fine è riuscita a farsela prestare telefonando dall’ufficio a una vicina. La guerra dei sessi è diventata il più trito dei giochini umoristici. Però è fuorviante. Perché la verità, signori uomini, è che noi vi vogliamo. Ci piacete, e ci piace piacervi. Non vorremmo che spariste, non vorremmo essere voi (la Merkel è simpatica, ma i suoi tailleur pantalone…). Semmai vorremmo che ci foste di più, più presenti, più complici, più “amici”. Quando vi cerchiamo, non è né sotto né sopra che desideriamo trovarvi. Ma in quel posto vuoto accanto a noi.

Pubblicato su Donna Moderna n. 45, 2009

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