Alice Corsi La memoria degli alberi

7 gennaio 2014
Scritto da: Michela Caccavo

Alice Corsi, La memoria degli alberi (Rai Eri, 2013, € 11,00, pp. 114) è un libro sulla luce, così abbagliante che mentre chiudi gli occhi per riuscire a leggere sembra di entrare in una caverna e quando riesci a riaprirli vengono inondati da calde lacrime. Il sentimento che più pervade chi legge è di angoscia calma, di ansia celata sotto uno stile veloce, diretto, ermetico quasi. È un libro pieno di speranza, un libro sulla rinascita non della protagonista, ma del lettore. A colpirmi è stata una frase del fratello maggiore di Marion, Ivan, il quale nonostante sia stato un personaggio di sfondo del racconto, alla fine appare come la chiave di volta dell’intera storia.

Ad un certo punto, di fronte all’insicurezza di Marion nei confronti dei fratelli e del loro essere “brave persone” agli occhi dei genitori, risponde con una semplicità disarmante: “E’ normale vivere. E’ normale sbagliare. Ora però sta a te rialzarti ” . E’ in questo preciso momento che ci si rende conto che la vera storia non è quella di Marion, ma quella di un personaggio che ognuno di noi ha già incontrato o sta per incontrare. Egli pare fare da sfondo al dolore più cupo, ma rappresenta in realtà il fulcro di tutta l’esistenza della ragazza: da lui rinascerà e con lui ritornerà alla luce, per lui Marion sarà di nuovo Marion e la storia potrà avere il suo prosieguo.

È così che ad un certo punto del racconto, ho pensato che l’autrice doveva essere molto più brava a parlare d’amore che di dolore, nonostante stesse raccontando le profonde cicatrici della protagonista. Marion è una ragazza normale, cresciuta in un paese di provincia che ad un certo punto, a seguito della dolorosa perdita del padre, pilastro della sua giovinezza, si trasforma in un essere fluido, influenzabile da tutto ciò che la circonda. Amicizie strane, un amore malato che la trasporterà sull’orlo dell’abisso e la completa perdita di punti di riferimento, faranno credere al lettore che la protagonista è senza speranza, ammaccata da una vita lacerata.

Niente di più sbagliato. Marion si trasferisce nella splendida T. – e per chi a T. ci è nato la respira in ogni parola, la ama nonostante l’odore di umido che impregna le pagine del racconto – e da T. è abbagliata e ingurgitata in una spirale di conoscenza reciproca e autodistruzione. Il suo contorno, la famiglia, i nuovi amici, i fratelli che ritroverà solo alla fine del racconto quando la sua rinascita sarà totale, faranno da sfondo alla sua vita e solo alla fine capiremo, noi lettori prevenuti, che il cammino di Marion è il nostro.

Non importa quante cicatrici e quanto dolore sopportiamo, importa quando ce ne accorgiamo e come facciamo a rialzarci. La memoria degli alberi è un libro sulla rinascita. È un libro che sa indicarti come alla fine il cerchio si chiuda, e ognuno di noi si accorga di quanto piccolo sia rispetto al Tutto.

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