Olanda in bicicletta, giorno 8:
illusioni ottiche

27 agosto 2013

Il museo Escher di Den Haag è splendido e i bambini non protestano. Anzi. L’artista olandese famoso per i suoi studi grafici, per l’esplorazione del concetto di infinito, per le figure metamorfiche e la presenza dell’impossibile anche in opere all’apparenza esplicite (“un dettaglio di mistero” diceva lui), li conquista.

La collezione permamente è nell’ex palazzo d’inverno della regina Emma, l’unico edificio reale visitabile in Olanda. Il contesto sontuoso resta impresso soprattutto grazie a un dettaglio: in ogni sala sono stati inseriti lampadari di scaglie di vetro che compongono forme bizzarre, ragno, mosca, scheletro, pipa… All’ultimo piano una serie di illusioni ottiche interattive fa divertire tutti. Una stanza con pavimento inclinato e due finestre di dimensioni diverse dà la possibilità di vedersi molto grandi (da un lato) o molto piccoli (dall’altro).
Il secondo museo in programma è chiuso per restauri e la Ragazza con l’orecchino di perla è in giro per il mondo, ma gli altri dipinti sono al Gemeente museum che contiene un paio di Vermeer – magico il modo in cui usava i colori: c’è una celebre veduta di Delft tutta giocata sui toni caldi del mattone e i freddi dei tetti e delle ombre e una Diana con le ninfe con abiti gialli, arancio e magenta che sembrano dipinti di fresco. Nella zona moderna, un ritratto fatto da Schiele alla moglie in abito a righe verticali variopinte. E un’installazione con uno specchio deformante che strappa risate a crepapelle – ci fa alti e oblunghi con denti da zebra – e qualche occhiataccia dai guardiani della sala. È il giorno delle illusioni ottiche: possiamo credere ai nostri occhi? Possiamo escludere ciò che gli occhi non vedono?
Pedaliamo 40 chilometri convinti che siano la metà e quando la sera, ad Amsterdam, vaghiamo affamati, a ogni angolo vediamo ristoranti, ma sono solo gli abitanti della città che mangiano fuori dalla porta di casa, su tavolini pieghevoli o su lunghe tavole con panche posate in mezzo alla strada. È stupefacente la libertà con cui mescolano il dentro e il fuori. Quando scende la sera e il buio inghiotte quell’aria un po’ sordida che di giorno offusca la bellezza di Amsterdam, quando le volte dei ponti sui canali si illuminano di lucine da presepe, le finestre a riquadri o a volta, protagoniste delle facciate dei palazzi, si trasformano in vedute. Trapelano quadri familiari, salotti, librerie, luci soffuse, cucine. Qualcuno legge, qualcuno riordina, qualcuno siede a fumare. Un museo di case di bambola a cielo aperto. E vorresti dire “accendete, accendete tutte le luci!”, sembra di essere lì con voi, nella vostra storia e nella vostra casa. Illusioni ottiche.

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