buono lo spunto, banale la realizzazione
(Karen Thompson Walker L’età dei miracoli)

29 agosto 2012

Karen Thompson Walker L’età dei miracoli (Mondadori, 2012, traduzione di Silvia Stramenga, € 18,50, pp. 272). Le prime pagine danno la stessa sensazione di quando si è su un aereo mentre parte la rincorsa per il decollo.
Tutto comincia con l’annuncio che la Terra ha preso a girare più lentamente. Il rallentamento, lo chiamano. I giorni e le notti si allungano sempre di più, gli scienziati non sanno spiegare il fenomeno, né fermarlo. Potrebbe essere l’inizio della fine del mondo. È un evento assurdo, ma in fondo non impossibile. Per questo si inizia a leggere ipnotizzati. Però.
A raccontare la storia è Julia, dodicenne californiana, figlia unica, senza amici e con due genitori in crisi. Il costante dilatarsi del giorno e della notte accompagna le sue giornate di adolescente, la scuola, le difficoltà con i compagni. Il mondo si avvia a una catastrofe lenta ma inesorabile.
Si continua a leggere correndo, ansiosi di scoprire gli effetti del rallentamento, cosa ne dicono gli scienziati, cosa succede nel mondo. Ma succede molto poco. La gente si divide fra chi – una minoranza – sceglie di adeguarsi al nuovo ritmo circadiano, e la maggior parte che invece decide di seguire le 24 ore dell’orologio, a prescindere dalla luce e dal buio. La terra si spegne, gli uccelli si disorientano, le balene si spiaggiano, le piante muoiono. Ma lo si intuisce o poco più. L’angoscia cosmica si riduce alle quotidiane inquietudini della pubertà di Julia.
L’aereo continua a rullare sulla pista, e il lettore inizia a chiedersi quando decollerà.
Del resto, se la storia è raccontata in prima persona da una ragazzina, cosa volete che spieghi? A metà libro sopraggiunge un po’ di noia per la ripetitività e parecchia frustrazione. Il rallentamento della Terra produce solo microeffetti nel privato di una manciata di protagonisti.
No, l’aereo non decolla. Si arriva in fondo dopo una corsa a terra su un mezzo che era fatto per volare.
Vuoi che l’autrice è un’esordiente (una ex editor originaria di San Diego). Vuoi che, per vendere, il tema basta e avanza. Vuoi che la narrativa di intrattenimento oggi si accontenta di poco, tanto c’è il marketing a fare grancassa. Però preparatevi: ne parleranno tutti. Grideranno al caso editoriale, sciorineranno trionfalistiche rassegne stampa straniere. Aspetto con curiosità i recensori nostrani. Qualcuno confesserà di aver solo passato qualche ora in preda a un po’ di facile suspence? In preda a una domanda che valeva la pena di declinare un po’ meglio: come sarebbe vivere la fine del mondo?

Scritto da: Francesca Magni

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(Karen Thompson Walker L’età dei miracoli)”


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