Antonio Pascale La manutenzione degli affetti

1 giugno 2012
Scritto da: Peppe Stamegna

Antonio Pascale La manutenzione degli affetti (Einaudi Tascabili, 2010, € 6,99). I personaggi di questo libro di racconti camminano accanto a noi. Amano come noi. Tutto questo senza stringerci a loro, senza soffocarci nei loro sentimenti. In questi racconti si narra il presente e tutte le sue parole vivono tra di noi, ma non ci schiacciano né impauriscono. Ci accompagnano attraverso l’inquietudine, che percorre come serpe l’intero libro. Lo stupore per i fatti quotidiani, anche se mostrati con raffinate lenti d’ingrandimento, sono carichi di elettricità e d’improvvisi turbamenti; cadute che nei giorni normali e quieti irrompono e deformano la realtà, costringendo ai personaggi ripensamenti e frenate davanti agli usci dei giorni.
La manutenzione degli affetti appare nel suo insieme come una sorta di manifesto del pensiero contemporaneo che, sorretto da uno stile diretto e acuto, aiuta a semplificare il groviglio incandescente dei sentimenti sottocutanei dei nostri giorni. Così, leggendo più volte alcuni dei racconti qui presenti, mi sono specchiato nei tanti specchi esposti: i sentimenti che si aprivano e dilatavano nelle descrizioni dei personaggi m’invitavano a pensare ai miei guai sentimentali così come alla loro bellezza, senza inciampare nelle buche del sentimentalismo, e neppure mortificandomi del mio essere solo lettore di passaggio. Ecco, questo libro di Antonio Pascale contiene un rispetto commovente per i lettori, ai quali presenta solo delle interessanti storie.
Una caparbia volontà di illustrare impressioni e vissuti attraverso gesti minimi, quotidiani, che fanno emergere uno stile asciutto e lineare, a cui l’autore si affida e confida per raccontare un mondo altrimenti abbandonato e, forse, mai più visitato da altri. Quel mondo dove le persone dialogando con l’ambiente attraverso lampadine, ascensori, quadri, mettono in atto tic e modalità esistenziali, e così facendo mostrano tutte le conseguenze e le deflagrazioni che certe paure, certe ansie, certi affetti, irrompono nelle vite senza pietà. E poi sarà nel pensiero successivo, che non abita nel libro, la volontà di aggiustare o abbandonare certe storie, la manutenzione appunto, quella che ci permette di aggiustare il tiro e di continuare a vivere con dignità le cose della vita.
Fare i conti col passato, escludendo ogni salvezza possibile, ma elaborando vissuti incerti e fragili, caratterizzano e legano i racconti. Alcuni di loro sono proprio imparentati e scorrono paralleli, pur senza creare un’unica storia.  L’autore lascia  intendere che, le vicende di Rosaria e Alessandro, avevano bisogno di due racconti separati e quindi non chiude in cerchio le due storie; questo forse anche per rendere chiara una cosa: alcune storie possono essere raccontate solo attraverso gli occhi dei protagonisti, a cui lo scrittore si sottrae con maestria, lasciando emergere piano piano un vissuto doloroso che si avvicina ma non invade, né noi e né i due racconti “parenti”. Questa cosa è bella e fa della Manutenzione degli affetti una guida sentimentale a cui attingere di tanto in tanto, nei pomeriggi piovosi o nelle notti insonni, e perché no, anche al mare col sole che illumina ogni parola; insomma, leggerlo anche per non sprofondare comicamente nelle secche del presente. Almeno per me, che da qualche anno ne faccio un uso di dosi minime ma costanti nel tempo.

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