racconti da leggere di domenica
(Goffredo Parise Sillabari)
Scritto da: Peppe Stamegna
Goffredo Parise, Sillabari (Adelphi, 2011). Ci sono certe domeniche che ogni cosa si appoggia sull’altra: la polvere sul mobile, così come i corpi sui divani, o anche gli occhi su dei libri. Così sono arrivato a leggere ancora una volta i racconti de Sillabari, di Goffredo Parise. Ogni tanto me ne leggo due o tre dei suoi cinquanta e passa racconti, e poi sto meglio senza più quella pesantezza a cui non sai o non vuoi dare un nome. Come fa lo scrittore veneto, nel racconto Malinconia, facendo vivere a una bambina tutta la dolce anticamera della parola giusta per definire una condizione: un susseguirsi di azioni che raccontano uno stato d’animo. Senza mai nominarlo, semmai dichiararlo al momento opportuno, e col giusto ritmo.
Invece, nel racconto Sesso, osserviamo una signora in compagnia della sua noia che si trasforma in una parentesi di desiderio. Noi con lei a sentire gli odori. L’attesa assonnata di una chiamata, di un incubo che riempie la notte.
A me questo libro serve in certe domeniche, e in certi tiepidi pomeriggi estivi. Quando sono spaventato dal cielo grigio, o dalle parole a salve che certe cattiverie degli amici esplodono in dei sabati sera inutili. E per duellare contro l’insostenibile morte lenta che ci toglie il fiato.
Avrei dovuto leggere qualche pagina di questo libro a M., prima dello schianto, poco prima della disperazione, al posto dell’ultimo caffè. Sarebbe servito? Non credo, ma mi viene da pensare al benessere improvviso, ma antico, poiché già mille volte provato, che trasmette incautamente questo libro di racconti brevi. Aggiusta i quadri alle pareti, rendendo più saturi i colori.
Di solito uso la stessa movenza nel prenderlo nella libreria accanto al caminetto: disegno un arco leggero col braccio, nella mano già alcuni colori. Poi la stessa posa raccolta e ipnotica durante la lettura. Immersione totale. Il volume intorno si abbassa, la luce fionda sulla pagina. Dietro di me soffici pensieri, davanti l’odore di Silvia, i muscoli di Giovanni e le strade in bianco e nero sullo sfondo.
Le pagine si dilatano per entrare quasi tutto al suo interno viscerale e sensibile: amore, sesso, malinconia, potere, morte. Una pioggia sottile che neanche si posa, questa la sensazione che le parole dei racconti donano al ricordo; quando, a distanza di mesi che non l’hai riletto, e allora aspetti di farlo nella domenica giusta o nel pomeriggio perfetto, per dichiarare guerra alla noia e recuperare l’aria nuova che spesso scordiamo di respirare.
Il tempo di questo libro è al presente. Gli uomini e donne sono lì dentro per sempre. I bambini o i cani, le macchine e le nuvole, ogni cosa rimane là dentro nitido e fresco, e la copertina rosa antico invita a stare leggeri dentro al tondo mondo dei suoi racconti.
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Tags: Adelphi, Goffredo Parise, Sillabari
Non conosco questo autore, nè i suoi racconti, ma per mia grandissima fortuna conosco autori e racconti che “aggiustano i quadri alle pareti, rendendo più saturi i colori”. Grazie, questa recensione è bellissima. E’ bellissima perchè è vera al 100%, perchè quando c’è qualcosa che gira storto nelle tue giornate, qualcosa che vorresti fosse diverso, oppure qualcosa di cui senti la mancanza, allora è in quel momento che, aggrappandoti alle parole, alle pagine dei libri riconosci veramente che si tratta di un magnifico “benessere improvviso, ma antico, poiché già mille volte provato”, e ti sembra che sia l’unica cosa importante e fondamentale in quell’istante, l’unica che ti garantisca un equilibrio e un po’ di terra sotto ai piedi.
Grazie Sara, mi ha fatto piacere che ti sia piaciuta. Ora dovresti leggerteli i bei racconti di Parise…anche di lunedì, magari.
ciao
Sei riuscito a spingermi fuori casa con questa calura per andarmeli a comprare…
Bella questa recensione! La letteratura alle volte è un invito a guardarsi attorno con più attenzione, per potersi meravigliare delle cose che crediamo conosciute, come i colori dei quadri, appunto. Sono vicentina, i libri di Parise sono il richiamo che la mia città sussurra a chi è pronto ad incuriosirsi. E a Vicenza c’è anche chi ha aguzzato le orecchie! Se siete interessati vi consiglio di visitare un altro blog: itinerariletterari.wordpress.com.
Grazie! Quest’estate sono passato dal Veneto con l’idea di catturare qualcosa di Parise nell’aria…niente, sfuggiva come sempre. Restano i suoi scritti, come sempre.
peppe