da Jane Austen alle donne
di “Se non ora quando?”
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Una delle ragioni per cui ho sempre amato Jane Austen è che soddisfa due esigenze antitetiche, le concilia in un particolare e quasi paradossale gioco di ribaltamenti. Mi spiego. Leggendo i suoi romanzi (purtroppo troppo pochi) si appaga il gusto – confessiamolo – molto femminile per le storie romantiche e la conversazione arguta e seduttiva, e contemporaneamente si è indotti a sentire (non semplicemente capire: proprio sentire) che la miglior femminilità è quella che sa immergersi in questi romanticismi conservando una riserva mentale salvifica, una indipendenza di pensiero e di critica. Questo avviene, per fare solo un esempio e il più noto, grazie a donne magnifiche come Elizabeth Bennet di Orgoglio e pregiudizio: integrata nelle logiche del tempo di matrimonio/patrimonio, eppure capace di conservare i propri desideri e di sposare Mr Darcy per amore, vero amore, non per interesse.
Ora arriva la notizia che va all’asta da Sotheby’s a Londra, il 14 luglio, un manoscritto originale e incompiuto di Jane Austen, The Watsons, che ha per protagonista un’altra Emma, come l’altra dell’omonimo splendido romanzo, ma meno vanitosa e più tosta, un’altra Lizzie, per intenderci. I Watsons sono una famiglia con padre vedovo e invalido e quattro figlie femmine, una delle quali è stata cresciuta in città da una zia che, dopo essersi risposata, ha rimandato a casa la nipote, Emma appunto. Più acculturata e meno provinciale grazie all’educazione ricevuta, Emma disprezza il matrimonio a cui invece le sorelle affidano tutte le loro speranze, e pare che nel finale, che purtroppo la Austen non scrisse mai ma raccontò alla sorella Cassandra, avrebbe rifiutato l’offerta di nozze di un aristocratico che non lo amava. Ogni tanto Emma si rifugia accanto al letto del padre malato: «Nella sua stanza, Emma riparava dalle tremende mortificazioni di una società ineguale», «nella sua stanza poteva leggere e pensare».
Così una scrittrice dell’Ottocento riesce a fornirci una attualissima chiave di lettura della femminilità, la stessa che in questi giorni il movimento “Se non ora quando?” ha riportato in piazza a Siena, dopo la manifestazione spontanea del 13 febbraio (ricordate? un milione di italiane in 200 città, a chiedere dignità e diritti). Jane Austen ci incolla alla pagina ancora oggi perché solletica tutte le sfumature della femminilità ricordando, fra le crinoline delle sue protagoniste, che essere donna non può prescindere da cultura, autonomia critica, indipendenza mentale e materiale: in un punto del manoscritto The Watsons, Emma spiega a Lord Osborne, suo aristocratico spasimante, che esiste una “female economy” che a differenza di quella maschile non può trasformare redditi esigui in grandi patrimoni. Così invita anche noi a ragionare sulla necessità di un’indipendenza economica (in Italia solo un quarto delle donne ha un lavoro). E a me fa pensare che a mia figlia di 5 anni che chiedeva “quando potrò avere un bambino?” risposi: quando avrai un lavoro.
Mia sorella mi rimproverò l’assenza di messaggi affettivi – avrei dovuto almeno aggiungere la presenza di un uomo amato. Eppure, se mia figlia lo chiedesse di nuovo, darei la stessa risposta.
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Nella foto: Jane Austen ritratta dalla sorella Cassandra © National Portrait Gallery
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Scritto da: Francesca Magni
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Tags: donne, Elizabeth Bennet, Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, Se non ora quando?, The Watsons
Jane Austen non è mai stata così tanto famosa come oggi, eppure allo stesso modo così poco conosciuta!
Spesso, viene accostata al romanzo rosa e le sue protagoniste tutte accomunate dalla fissazione del matrimonio – il che dimostra ai miei occhi che chi sostiene ciò non ha mai letto neppure una riga dei suoi strepitosi romanzi. Per questo mi ha fatto molto piacere leggere questo post.
Non mi meraviglio che le donne del Se non ora, quando abbiano messo Zia Jane in cima alla lista!
Lizzy, questa donna magnifica (come giustamente la definisci), rifiuta ben due proposte di matrimonio (di cui una praticamente irrinunciabile per chiunque altra, persino ai nostri tempi) e finisce per accettare Darcy, la seconda volta, solo ed esclusivamente alle proprie condizioni.
Non è un caso che la più grande ammiratrice di Jane sia la madre del femminismo moderno, la splendida Virginia Woolf!
Grazie!
(lo scorso 3 luglio, sul Sole 24 Ore, inserto Domenica, c’era un bell’articolo dal titolo eloquentissimo: Jane Austen rosa sovversivo!)
bellissimo post; personalmente adoro – ed ho sempre adorato – Jane Austen, ho divorato letteralmente i suoi romanzi quand’ero un’adolescente romantica e sognatrice e non mi pento di averlo fatto. Anzi, più passa il tempo e più, confrontandomi anche sul web con altre amanti della zia Jane, mi rendo conto di quanto questa scrittrice venga ingiustamente sottovalutata e relegata perlopiù al rango di “scrittrice di romanzetti rosa, buoni per intrattenere le ragazzine un tantinello timide e vintage”. Le pagine di Jane hanno molto, moltissimo da dire ancora oggi; e la sua capacità di essere ironica trovo sia altrettanto moderna, sebbene vestita di crinoline.
Proprio in questi giorni, mentre giriamo estasiati tra le coste e i borghi del Salento, ho dato ai miei figli il mio iPod su cui avevo messo una versione di Orgoglio e pregiudizio letta (magistralmente) da Paola Cortellesi e mia figlia di 7 anni, innamorata delle storie lette ad ad alta voce, l’ha scoperta. Non credevo potesse restarne affascinata, invece.
Stamattina dopo un giro di snorkeling in acque da lei stessa definite “piscinali” l’ho trovata ad ascoltare Jane Austen e poi a fare domande tipo Perché le ragazze dovevano proprio sposarsi? Abbiamo fatto insieme una lunga nuotata di chiacchiere sulla societá della Austen e sulla nostra. E nel pomeriggio anche suo fratello ha ribato l’iPod per capire cosa ci appassionasse tanto. E invece di lamentarsi perché è roba da donne e non muore mai nessuno, ha aacoltato di filato fino al capitolo 5…
Tua figlia è veramente grandissima…
Adoro Jane Austen e non mi stanco mai di consigliare, prestare e regalare i suoi libri.
Quanto alla “scrittrice di romanzetti rosa” e posso dirlo da vera intenditrice perchè di Harmony ne ho letti a vaganate nella mia prima adolescenza- non c’è niente di più lontano. Le sue protagoniste sono sempre donne colte e grandi lettrici, con una grande dignità ed un’enorme gusto della conversazione interessante. Niente di più lontano di un’eroina alla Harmony…
p.s A proposito, ho letto un’intervista a Micaela Murgia, della quale ho adorato Accabbadora, nella quale confessava di essere stata lettrice di Harmony nell’adolescenza…. ora sì mi sento meno sola!
anche io ho letto qualche Harmony nell’adolescenza quindi come vedi non sei affatto sola! Jane Austen non si è mai sposata così come la sorella Cassandra e la trama di Orgoglio e pregiudizio è vagamente autobiografica. La Austen era stata considerata inadeguata per sposare un rampollo della società del tempo. La sua storia d’amore non ha avuto un lieto fine come quella della protagonista Miss Bennet. Jane Austen non si sposerà e dovrà anche affrontare difficoltà economiche dopo la morte del padre per mantenere i fratelli. Una donna che ha conosciuto bene cosa significhi non essere ritenute socialmente adeguate per contrarre un buon matrimonio nonostante l’amore. Le sue eroine sulla carta almeno hanno un riscatto finale come Liz che riesce a sposare Mr Darcy nonostante il niet della terribile zia di Darcy Lady Catherine che lo vorrebbe accasato con la sua figliola. Lieto fine dunque e riscatto per le donne che non si piegano alle convenzioni sociali