Storia di una dislessia – cap. 5
SIAMO TUTTI DISLESSICI?

6 maggio 2016
di Francesca Magni

Dire a qualcuno che tuo figlio è dislessico produce un doppio svelamento. Ti riveli tu, ma lo fa anche il tuo interlocutore, la sua reazione dirà a quale categoria appartiene. Ce ne sono due: quella di chi sa di cosa stai parlando, e quella di chi non ne sa niente, non se ne è mai interessato ma ne ha sentito parlare, e pensa con sarcasmo “Possibile che siano tutti dislessici?!”. Glielo leggi nello sguardo, quali che siano le sue parole; è scettico perché ignorante (non sa), è malfidente (infastidito, dietrologo, armato di pregiudizio), non è curioso (il problema non lo riguarda) e a volte è tutte e tre le cose insieme. La mia analisi è circostanziata: sono stata anch’io quell’interlocutore. Finché una psicologa dallo sguardo azzurro ha detto a me e a mio marito che nostro figlio di 12 anni, piombato in crisi con lo studio del tedesco, poteva essere dislessico. Continua a leggere »

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Storia di una dislessia – cap. 4
LA MALEDIZIONE DEI NOMI PROPRI

6 maggio 2016
di Francesca Magni


«Oggi volevo parlare a Zoe di un poeta e non mi veniva il nome…», ci racconta una sera Filippo, «e le ho detto il poeta Tigri… Lei ha risposto “Tigri? Non lo conosco”… e io ho detto “ma sì, quello del buio oltre la siepe…”, allora lei ha capito: “ah, Leopardi!”»… Il poeta Tigri viene dallo stesso paese di Goffredo, che era di Bosone, di Badone, di Bogliolo ma mai di Buglione e della sua contemporanea Matilde di Canossa, che in prima media, in una celebre verifica di storia, si era trasformata, senza parvenze di assonanza, in Marta di Trieste.

Abbiamo riso (e pianto), poi abbiamo letto Diario di scuola di Daniel Pennac, dislessico grave con un passato da somaro impenitente. Continua a leggere »

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Storia di una dislessia – cap. 3
È QUALCOSA

6 maggio 2016
di Francesca Magni

Nell’aula siamo in 40, genitori della stessa scuola, ma non conosco nessuno. Loro si salutano, come state? E voi?, chiacchierano dei rispettivi figli con cognizione. Poi i relatori iniziano a parlare. Attiveranno un laboratorio a scuola, due volte a settimana, insegneranno ai ragazzi dislessici a usare gli strumenti compensativi. La calcolatrice? Chiedo. Sì anche, mi rispondono senza cogliere il mio sarcasmo. Gli altri 39 annuiscono, solo io non capisco. In cosa consiste esattamente il laboratorio? Me lo spiegano di nuovo. Ha capito ora? No, dico. Altro giro di domande, ci riprovo. Ma davvero ha senso spendere tre ore a settimana per imparare a usare gli strumenti compensativi?… No perché forse il mio è un caso un po’ diverso, mio figlio è in terza media, abbiamo scoperto l’anno scorso che è dislessico e per tanti anni ce l’ha fatta da solo… Non usate software per lo studio?, mi chiedono. Sono io il suo software, dico. Ridono. Appunto, dicono, e il sarcasmo stavolta è loro. Continua a leggere »

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Storia di una dislessia – cap. 2
CREDEVO DI ESSERE SCEMO

6 maggio 2016
di Francesca Magni

“Quadro si scrive con la c o con la q?” mi chiede con lo sguardo basso mentre usciamo di casa. Stiamo andando dalla logopedista, lo ha convinto a fare un primo test ridotto, giusto per capire, poi decideremo se fare quelli veri, deve essere lui a volerlo. Lui non vuole. “Immagina come mi prenderebbe in giro Federico” dice. Federico è tuo amico, capirà; ma Filippo scrolla la testa, sa di averlo fatto anche lui, prendere in giro i compagni dislessici, conosce il proprio pregiudizio quanto basta per temere quello degli altri. Continua a leggere »

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Storia di una dislessia – cap. 1
EPIFANIA

6 maggio 2016
di Francesca Magni

Storia di una dislessia

 

Dobbiamo uscire e come al solito siamo in ritardo, lui non è pronto, vaga senza meta mentre io mi preparo frenetica, sei vestito?, gli urlo dall’altra stanza, “Mmmh ci sarebbero domande più interessanti – mormora lui – per esempio, la materia oscura sarà il carburante del futuro?”.

Benvenuti nella testa di Filippo, 14 anni, un QI da paura, solo dieci alle elementari, dieci quadrimestri, dieci materie, tutti 10, in cinque anni ne ha presi 100, per dir solo delle pagelle, ma poi scarsino in prima media, sei pigro, non studi!, e giù rimproveri, il suo sguardo triste, i diari ridotti a brandelli, incisi con la punta del compasso, i compiti scritti a sprazzi su pagine a caso, scatti di rabbia, matite spezzate, penne ridotte ai loro irriconoscibili componenti, l’odio viscerale per la scuola, per il tedesco, Continua a leggere »

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