Scritto da: Susy

Paola Mastrocola, L’esercito delle cose inutili (Einaudi, 2015, € 17,50, pp. 212). Esiste un luogo chiamato Variponti nel quale vivono strani personaggi: piantatori di primule, costruttori di aquiloni, avvitatori di lampadine, allevatori di girini, scollatori di francobolli, raccoglitori di conchiglie, funamboli, giocolieri, ballerine sul carillon. In questo strano luogo finisce un giorno anche Raymond. Con suo vivo disappunto, in realtà, perché Variponti è il luogo in cui vanno a finire tutte le cose inutili.
Raymond  però  non si sente inutile: dopo aver lavorato tutta la sua vita nell’edilizia, spostando  grossi pesi, sentirsi definire “inutile” proprio non gli va giù.
E nonostante i suoi nuovi amici, arrivati a Variponti prima di lui, non facciano che ripetere quanto è piacevole e spensierata la vita in questo luogo, lui proprio non riesce a sentirsi felice. Non si rassegna alla definizione “inutile”.
Un giorno però, quando ormai Raymond  pare rassegnarsi alla sua condizione, riceve una lettera alla quale ne seguiranno molte altre che cambieranno completamente il suo stato d’animo provocando in lui una forte reazione. Qualcosa che lo farà sentire ancora vivo e necessario.
Ora io non voglio svelarvi chi è Raymond, dovrete scoprirlo da soli  leggendo questa favola. Non vi rivelerò neppure da chi riceve le lettere che cambieranno, in un certo senso, la sua vita.
L’esercito delle cose inutili è una favola che ci invita a riflettere proprio sul concetto di “utilità”. Quale che sia l’attività che ognuno di noi si appresta a fare, sia pure raccogliere conchiglie, osservare la luna, leggere un libro… cosa dà valore al nostro tempo ?
Il libro di Paola Mastracola restituisce dignità alle cose inutili perché “tutto quanto sta ai margini, è eccentrico, antico, desueto… può avere una scintilla di vita, uno scatto inaspettato” e perché il sentirsi utili, o inutili è soprattutto un sentimento, uno stato d’animo.