arriva un genere nuovo: la ‘mafiàba’
(Flavio Pagano I tre giorni della famiglia Cardillo)

22 agosto 2014

Flavio Pagano I tre giorni della famiglia Cardillo ( Piemme, 2014, € 15,50). Dopo aver amato perdutamente Perdutamente di Flavio Pagano – passatemi il gioco di parole – ed essere stata conquistata dal suo modo di affrontare con ironia un tema difficile come l’Alzheimer, ho aperto piena di curiosità I tre giorni della famiglia Cardillo (in libreria dal 26 agosto). Già il titolo e la copertina suggeriscono chiaramente che trattasi della storia semiseria di una famiglia mafiosa: i Cardillo, che vivono a Detroit in una villa con giardino recintato e backyard minato, sono in grande fermento per ‘o sposalizio della figlia di don Pinuccio ‘o Cavaliere, evento che li riporterà in Italia non appena Mary avrà trovato l’abito giusto in cui infilare la silhouette che nemmeno lo specchio della camera da letto riesce a contenere.
A suo marito Tony, però, Mary piace così, con le curve, e gli piacciono anche i due adorati figli, Ginny, 14enne snella e leggiadra, e Charlie, il minore, paffuto a immagine della madre. Il tono è subito da commedia grottesca e si ride senza dubbio quando i Cardillo, nei momenti di sconforto, fanno ‘a pet terapy, ovvero una sessione di abbracci a quattro per risollevarsi da ogni istante di collettivo o individuale sconforto.
È dopo un paio di capitolo di questo tenore che i Cardillo arrivano in Italia e con auto a noleggio attraversano i boschi del Cilento diretti allo sposalizio, quando un impellente bisogno coglie Tony che incautamente si infratta tra gli alberi lasciando soli moglie e figli, i quali vengono rapiti da Carminuccio, un serial killer psicopatico che dà una brusca svolta alla vicenda.
Da questo momento in poi la commedia si fa nera, nettamente nera, senza che il lettore ne sia avvisato: accadono cose efferate che ho trovato distoniche rispetto all’atmosfera creatasi fin lì. Cosa che mi ha lasciata perplessa per buona parte della lettura di questo libro.
Arrivata in fondo, però, si è di nuovo prodotta una alchimia in cui Flavio Pagano è maestro, come ha dimostrato con il precedente romanzo: a pagine chiuse, la storia si posa e sprigiona un retrogusto, come un buon vino: miscelando a forza ingredienti ossimorici – una famiglia affettuosa legata da  tenerezze e sentimentalismi al limite del melenso, ma affiliata alla camorra e perfettamente calata nel contesto spietato di questa come di ogni mafia – Flavio Pagano mette a nudo una verità. La scarnifica e riduce alla sua essenza più folle. Ne fa risaltare il grottesco e l’assurdo.
Il romanzo è bizzarro, l’autore lo definisce “una mafiàba”. C’è della farsa, c’è del noir, è divertente e dice qualcosa di profondo che alla fine ti resta in bocca.

Scritto da: Francesca Magni

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