Raffaella Romagnolo La masnà
Scritto da: Sara
Raffaella Romagnolo La masnà (Piemme, € 16,50, pp.336). Che cosa significa la parola “masnà”? In dialetto piemontese le “masnà” sono i bambini, i figli. È così che Raffaella Romagnolo, autrice nata a Casale Monferrato, intitola il suo secondo romanzo: La masnà.Questa storia si riavvicina al passato familiare di tutti, soprattutto di coloro i cui parenti, magari di qualche generazione addietro, fanno parte del mondo agricolo italiano, delle campagne, delle vigne, dei pascoli.
Attraverso le vite di Emma, Luciana e Anna – rispettivamente madre, figlia e nipote – viene raccontata un pezzo di storia che và dagli Anni Trenta alla metà degli Anni Novanta.
Nell’aprile del 1935 Emma Bonelli si sposa con Genio dei Francesi, un calzolaio zoppo che vive con i parenti più stretti in un cascinale in collina: il matrimonio è combinato dai genitori, con l’ausilio di un sensale. Non c’è nulla di romantico. I due non si conoscono nemmeno e nell’arco di una giornata Emma si ritrova in una casa diversa dalla sua, lontana dalla famiglia, con uno sconosciuto nemmeno tanto bello che vuole dividere il letto con lei e una suocera che le fa subito pesare la sua presenza in casa.
La vita di Emma è difficile: sola si occupa delle vigne, degli animali e della casa. Presto arriva l’Mario, l’amato primogenito, che occuperà sempre un posto speciale nel suo cuore. Durante la guerra alla casa dei Francesi vivono molti sfollati, ospiti paganti che popolano le tante piccole stanzette del cascinale, e il cibo scarseggia ovunque. Grazie al lavoro del suocero, ferroviere molto conosciuto in paese soprattutto per la sua fama di dongiovanni, Emma raccoglie ogni giorno un po’ di zucchero o della farina e li nasconde in una dispensa segreta di cui solo lei e il suocero hanno le chiavi. Così riesce a sfamare la famiglia. Dopo parecchi anni dalla nascita di Mario, quasi inaspettatamente, arriva Luciana, piccola creatura dai capelli rossi: Emma avrebbe preferito avere un altro figlio maschio, perché le tribolazioni per una donna non finiscono mai. Luciana sarà sempre, per tutti, “la masnà”, anche quando, poco più che adolescente, lavora nel laboratorio
di sartoria dei Fratelli Bondiglio e la sua mansione è stirare le camicie; anche quando, appena promossa alla Sala Finizioni, deve rinunciare alla tanto ambita posizione lavorativa per sposare Franco Cermelli, il suo fidanzato, che la vuole a lavorare nella trattoria dove lui cucina alle dipendenze di uno zio.
Franco sogna di aprire un ristorante suo e così Luciana mette da parte tutta la sua vita e lo segue in questa impresa, anima e corpo. Trattata come una sciocca, come una donna con il cervello di una masnà, adatterà la sua esistenza a quella del marito e per anni non si domanderà nemmeno cosa sia meglio per lei, non desidererà nulla fuorché il consenso del suo sposo. Emma, nel frattempo rimasta vedova, abbandona la cascina dei Francesi e si trasferisce in città con la coppia, per badare alla casa e alla nipote Anna, una bambina molto intelligente, studiosa, ma un po’ troppo timida e taciturna, masnà figlia di una masnà. Gli anni passano e improvvisamente Franco viene a mancare per un malore: solo in quel momento Luciana, di fronte alle disastrate condizioni finanziarie del ristorante, di cui non era a conoscenza, si riprende la sua vita, anzi comincia a vivere. Con forza e determinazione affronta ogni difficoltà e ne esce sempre in piedi, davanti a una figlia sconv
olta dalla morte del padre e che non vuole accettare una madre improvvisamente più viva che mai e indipendente. Anna soffre molto: questo triste evento scardina la sua vita dalle basi e la costringe e trovare un nuovo punto di osservazione per affrontare le vicissitudine quotidiane. Tanto più Emma invecchierà e si ammalerà, tanto più Luciana troverà un nuovo equilibrio e la desiderata serenità, quanto più Anna si scoprirà affezionata e legata a queste due donne e alle loro storie.
Tutto il romanzo è impregnato di tradizioni, dialetto e luoghi piemontesi, ma allo stesso tempo è un racconto universale, una narrazione di vite di donne che potrebbe essere adattata a qualsiasi luogo d’Italia. I segreti e i pezzetti di vita talvolta inconfessabili delle tre protagoniste trascinano il lettore pagina dopo pagina nell’evolversi della storia e rendono la prosecuzione della lettura irrinunciabile e impossibile da abbandonare per troppo tempo!
Post letto 973 volte
Tags: La masnà, Piemme, Raffaella Romagnolo
Un altro esempio della proverbiale “forza delle donne” che riescono a sacrificare spesso anche loro stesse per il bene dei figli principalmente…
Se pensiamo a quanto l’universo femminile ha sofferto e quanto sta soffrendo in altre zone del mondo dove la loro voce è inascoltata, i loro desideri non esistono e non vengono minimamente presi in considerazione… (penso ad esempio ad un libro che ho faticato molto a leggere per l’indignazione che ogni pagina mi procurava, parlo di Mille splendidi soli…), ma anche da noi, quando erano costrette a vivere in casa con una suocera a volte prepotente ed autoritaria… non stiamo parlando di secoli fa… Cose che a volte hanno subito anche le nostre mamme… Succubi in alcuni casi di mariti autoritari e violenti… convinti che le donne siano buone solo per allevare i figlie e fare la calza…
La forza delle donne che riescono comunque a sopportare, a cadere e rialzarsi e ricominciare da capo…
Lo devo leggere! Grazie Sara
Sì, vale anche per me Susy: le storie che raccontano il coraggio delle donne di andare contro corrente e la loro resistenza davanti alle ingiustizie, non smettono mai di indignarmi, emozionarmi, commuovermi o farmi sentire una grande tristezza per tutte le brutture della vita che inevitabilmente si riversano loro addosso. Alcuni passaggi di “Mille splendidi soli” sono stati davvero difficili da “mandare giù”! Il personaggio di Rashid, ad esempio, è così puramente cattivo, che quando lessi della sua morte, devo ammettere che tirai un piccolo sospiro di sollievo per Mariam e Laila, sebbene la sua scomparsa significhi anche l’inizio del cammino verso la pena di morte per Mariam…… In questi giorni, invece, sto leggendo “Grande sia il nostro potere” di Leymah Gbowee, Premio Nobel per la Pace: esemplare racconto di quanto possa essere davvero forte il potere delle donne, se queste si rendono conto di poter collaborare insieme. Davvero una lettura meritevole!
[…] levarsi dalle pagine autorevoli di Fenoglio e Pavese, ma anche dalla Romanello del recentissimo La Masnà (grazie, Sara, per averlo segnalato!) che risuonano chiare, in un parlato intriso spesso di termini […]